17/02/15

i Bonacolsi

I Bonacolsi (o Bonacossi), il cui nome potrebbe derivare da buona causa, furono i primi signori di Mantova, precedendo e creando le basi alla ben più famosa dinastia Gonzaga.

Storia

Originari del modenese o di Ferrara, il loro blasone era a fasce oro e rosse. La prima testimonianza della loro presenza nella città di Virgilio risale al 1168: un documento citava Ottobuono de Bonacosa dimorante, con il figlio Gandolfo, nel quartiere San Martino, in contrada Sant'Egidio.

Gandolfo ebbe a sua volta un erede, Martino, che fu poi il padre di Pinamonte. Proprio quest'ultimo è considerato il capostipite della dinastia bonacolsiana: nel periodo della lotte tra Ghibellini e Guelfi, il governo comunale entrò in crisi ed egli seppe approfittarne, portando nel 1273 il suo casato al potere. In una situazione politica intricata, grazie ad alleanze mirate, una su tutte quella con i Casaloldi, riuscì in maniera praticamente indolore a trasportare la città dall'ordinamento comunale alla Signoria.

Nel 1272 venne nominato Rettore per poi raggiungere la carica di Capitano del popolo, grazie ad alcuni omicidi mirati. Nel 1291, poco prima della morte, divenne Capitano Generale. Dante traccia un quadro degli eventi, nel canto XX dell'Inferno: "Già fuor le genti sue dentro più spesse, / prima che la mattia da Casalodi / da Pinamonte inganno ricevesse" (vv. 95-96). In sostanza, il Bonacolsi sfruttò l'alleato per i suoi fini per poi eliminarlo senza grossi problemi.

I Bonacolsi ebbero il controllo di Mantova per poco tempo, circa mezzo secolo, ma del loro operato restano numerose testimonianze. Nella Piazza San Pietro (ora Piazza Sordello), centro assoluto del loro potere, sorsero, infatti, Palazzo Bonacolsi, la Magna Domus e il Palazzo del Capitano. Quest'ultimo sarebbe nel tempo diventato il Palazzo Ducale, cioè la residenza per quattro secoli dei Gonzaga. Il segno del potere della famiglia si concretizzò con l'acquisizione da parte di Pinamonte della Torre degli Zuccaro (acquistata nel 1273) e della Torre della Gabbia (acquistata nel 1281).

Per un breve periodo, da 1312 al 1327, con Rinaldo "Passerino" Bonacolsi, la famiglia fu anche padrona di Modena. Passerino in alleanza con le più potenti famiglie ghibelline (Visconti, Scaligeri ed Estensi, in quel momento in rotta col papa), ottenne nel novembre 1325 l'importante vittoria di Zappolino contro i guelfi di Malatestino Malatesta. Il trionfo che permise ai ghibellini di giungere quasi sotto le mura di Bologna, è all'origine anche del trofeo, La Secchia Rapita, che tuttora è conservato nel Palazzo Comunale di Modena. In seguito la coalizione ghibellina diede segni di logorio e nel gennaio 1326 Passerino dovette firmare una pace separata con Bologna, sotto la pressione di un esercito che scendeva da Piacenza. La pace fu sgradita ai suoi sudditi modenesi, che ambivano a diversi castelli sul confine, che lo cacciarono dalla città nel 1327.

Il 16 agosto 1328 i Corradi-Gonzaga, forti del sostegno di Cangrande della Scala, Signore di Verona, presero il controllo della città. Luigi Gonzaga eliminò Rinaldo Bonacolsi detto il Passerino con i famigliari e alcuni sostenitori, dando inizio alla dominazione gonzaghesca, come peraltro immortalato nel dipinto Cacciata dei Bonacolsi di Domenico Morone.

Una lapide posta sopra l'ingresso del Castello di Castel d'Ario, nei pressi di Mantova, riferisce che il figlio di Passerino, Francesco e i suoi nipoti vennero incatenati e lasciati morire di fame nella torre, che prese il nome di "Torre della fame".
In questo quadro storico s'inserisce anche un elemento al tempo stesso leggendario e macabro: Passerino, infatti, stando ad un racconto di un viaggiatore e naturalista tedesco vissuto due secoli dopo, Joseph Fürttenbach, sarebbe stato mummificato ed esposto come talismano - assieme ad un armadillo, un unicorno, un vitello, a coccodrilli scorticati, alla testa imbalsamata di un uomo e ad un drago a sette teste - nelle sale del Palazzo Ducale. La leggenda vuole che a disfarsi della mummia di Passerino fu l'ultima duchessa di Mantova, Susanna Enrichetta di Lorena la quale, stanca dell'inquietante spoglia, fece gettare il corpo nelle acque del lago. Si avverò così la profezia di una maga che previde la perdita del potere a chi si sarebbe sbarazzato della mummia: i Gonzaga caddero alcuni anni dopo, nel 1708.

La famiglia Bonacolsi si estinse nel 1349, con la morte dell'ultima discendente, Ziliola Bonacolsi, figlia di Bonaventura detto Butirone, la quale, in seguito all'uccisione e alla cacciata dei famigliari da parte dei Gonzaga, si era rifugiata a Cremona.

Un esponente minore della famiglia fu Pier Jacopo Alari Bonacolsi (1460-1528) detto l'Antico, famoso orafo e scultore.

Genealogia essenziale

Ottobono (?-1168)

Gandolfo (?-1233) (procuratore del comune di Mantova nel 1200)

Martino (?-1265) (rettore di Mantova nel 1233)

Pinamonte (1206-1293) - 1° signore di Mantova

Corrado

Bardellone (?-1300) - 2° signore di Mantova

Filippo (vescovo)

Tagino

Selvatico

Fabrizio

Guido

Giovanni (detto Gambagrossa)

Guido (detto Botticella (?-1309) - 3° signore di Mantova

Bonaventura (detto Butirone)

Ziliola, unica superstite ed erede della nobile casata

Berardo I

Rinaldo (detto Passerino (1278-1328) - 4° signore di Mantova

Francesco (figlio naturale)

Giovanni II (figlio naturale)

Berardo II (figlio naturale)

Signori di Mantova della famiglia Bonacolsi

Nome  Nato-morto Dal Al

Pinamonte Bonacolsi  1206-1293 1274  1291

Bardellone Bonacolsi ?-1300 1291  1299

Guido Bonacolsi ?-1309 1299  1309

Rinaldo Bonacolsi 1278-1328   1309  1328

Statuti Bonacolsiani

Gli Statuti Bonacolsiani (Statuta dominorum Raynaldi et Botironi fratrum de Bonacolsis), datati tra il 1303 e il 1313 e redatti in scrittura gotica, sono un codice legislativo, una raccolta giuridica voluta dai Bonacolsi ed acquisita successivamente dai Gonzaga che rimase alla base della vita mantovana fino al 1400 con Francesco I Gonzaga. Costui redasse nuove regole, che continuarono però a chiamarsi Liber statutorum Comunis Mantue.

fonte: Wikipedia

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