23/02/19

pedofilia finanziata dallo Stato

ECCO IL VIDEO-TRAILER SCANDALOSO

C’è qualcosa di terribilmente marcio in questa società. E stavolta il marcio è davvero quel marcio stomacoso e disgustoso ai limiti dell’accettabile: in Francia, come scrive Tommaso Scandroglio per “La Nuova Bussola”, la pedofilia è “finanziata dallo Stato”.
Premi un pedale ed un pene diventerà eretto. Premilo ancora ed eiaculerà. Non si tratta di un gadget di un pornoshop bensì di uno “strumento interattivo educativo” per bambini, uno dei tanti presenti alla mostra “Zizi sexuel” che si tiene presso i padiglioni del Museo della Scienza e dell’Industria di Parigi. La parola francese “zizi” potrebbe essere da noi tradotta come “pisellino”. La mostra è rivolta ai bambini tra i 9 e 14 anni e vuole introdurre queste anime candide alla scoperta del sesso. Come se questi bambini una volta diventati ragazzini non diventeranno dei veri e propri sommozzatori nel mare magnum del sesso.
Dunque, oltre al manichino che si eccita se il bimbo pigia un pedale – e così gli imberbi penseranno che schiacciarsi un piede sia la cosa più eccitante che esista – vi sono altre curiosità pedopornografiche. C’è una campana con moltissimi profilattici colorati e ben gonfiati, una sagoma di una donna nuda senza testa dove le bambine possono metterci la loro di testa per provare l’”ebbrezza” di mostrarsi nude davanti a tutti, un letto dove i bambini guardano scene di sesso. In una stanza poi c’è la possibilità di ascoltare la descrizione di cosa sia la masturbazione o l’omosessualità. In questa stanza è vietato l’ingresso degli adulti, perché l’innocente non sa difendersi, ma papà e mamma invece monterebbero su tutte le furie se sapessero cosa passa in quelle cuffie e dunque è bene tenerli a distanza.
Vi è poi un libretto fornito a tutti i piccoli visitatori in cui accanto a scene di sesso esplicito ci sono anche scene violente. Per gli insegnanti più puritani esiste invece un vademecum sulla mostra e al fine di preservarli dallo scandalo vi sono contenute affermazioni rassicuranti come «la pornografia non recherà disturbo in merito alle condotte della futura vita sessuale dei bambini».
Il ministero dell’Educazione ha patrocinato l’iniziativa finanziandola e si è premurato di invitare migliaia di classi a questa mostra, o “mostro”, spesso all’insaputa dei genitori. All’ombra della Torre Eiffel la pedofilia è affare di Stato. Naturalmente chi ha organizzato l’evento non trova nulla da ridire sui messaggi espliciti e pornografici a cui sono esposte le verdissime coscienze del giovane pubblico. «La mostra cerca di veicolare i valori essenziali e universali: l’amore, l’amicizia, il consenso e l’uguaglianza tra l’uomo e la donna. Cerca di rispondere alle domande tipiche dei più piccoli, come nascono i bambini, che cosa è l’amore», ha spiegato la curatrice della mostra, Maud Gouy. «Penso che sia importante», ha continuato la Gouy, «che l’esposizione parli di omosessualità e che spieghi che gli insulti sessisti sono un reato. É una parte importante dell’educazione civica e alla sessualità. Chi viene alla mostra non troverà nulla di scioccante». E a proposito di reati, l’associazione Sos Education ha lanciato una petizione contro questa esposizione, anzi: esibizione. Petizione che ha raccolto sin ora 35mila firme.
Stessa aria di violenza psico-sessuale a danno dei minori la respiriamo a Trondheim, in Norvegia. Presso l’istituto Breidablkk, ai bambini di prima elementare è stato chiesto di scrivere sotto l’immagine di un elefante quale animale vedessero. Peccato che – e ci scuseranno i lettori per tanta crudezza di descrizione – l’elefante con la propria proboscide stia aspirando sperma dal pene eretto di un uomo nudo appoggiato a un albero di mele. Il compito era da fare a casa e a casa non pochi genitori sono saltati sulla loro sedia Ikea (che è svedese ma poco importa). Norvegesi liberal e disinibiti sì, ma fino ad un certo punto. Henri Merge, l’autrice del disegno, ovviamente ha detto che non ne sapeva nulla, che questo bozzetto come tanti altri è in rete e dunque a disposizione di tutti. Proprio tutti, tanto che il ministro della Cultura realizzò tempo fa anche una mostra con questi disegni.
Morale della favola. I mostri esistono e stanno presso i ministeri dell’Educazione e nelle scuole. Pare banale sottolinearlo, ma queste due vicende a tinte foschissime stanno a dimostrare che una lobby pedofila esiste, eccome, ed opera ormai alla luce del sole ed ad altissimi livelli. Dietro al pretesto di fare educazione sessuale ai bambini – intento già da censurare per mille motivi – si cela il vero intento: corrompere i bambini, abituarli alla sessualità precoce, renderli disinibiti e quindi ridurli a prede sessuali per gli adulti. A furia di maneggiare peni finti, vedere scene di sesso anche omosessuale, toccare ed essere toccati, guardare ed essere guardati, maschietti e femminucce saranno stati cucinati a dovere, pronti per essere divorati dai pedofili di Stato.

Fonte tratta dal sito .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.com/

10/02/19

il sesso al tempo degli Etruschi


La città di Tarquinia, attualmente in provincia di Viterbo, fu uno dei più antichi ed importanti insediamenti della dodecapoli etrusca, ovvero quell'insieme di dodici città-Stato etrusche che, secondo la tradizione, costituirono in Etruria una potente alleanza di carattere economico, religioso e militare: la Lega etrusca. Tarquinia fu in rapporto con Roma sin da epoca molto antica e diede alla città la dinastia dei re Etruschi (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo).
Chi erano e da dove venivano gli Etruschi?
Gli Etruschi furono un popolo dell'Italia antica insediamenti in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria occidentale ed al Lazio settentrionale e centrale. Gli Etruschi si spinsero sino alla zona padana, al Veneto ed alla Campania. Sull'origine e sulla provenienza degli Etruschi è fiorita una notevole letteratura, non solo storico-archeologica. Le notizie provenienti da fonti storiche sono piuttosto discordanti. Nell'antichità furono elaborate principalmente tre diverse tesi: la prima, avanzata da due storici greci vissuti nel V secolo a.C., Erodoto ed Ellanico di Lesbo, sostenne la provenienza orientale dal Mar Egeo. La seconda tesi fu elaborata dal greco Dionigi di Alicarnasso, vissuto nel I secolo a.C., e sostenne l'autoctonia del popolo etrusco. La terza sostenne la provenienza settentrionale e fu avanzata sulla base di un passo di Tito Livio.
In tempi più recenti alcuni studiosi hanno ipotizzato una quarta tesi, ovvero la coesistenza di tutte e tre le teorie classiche. Recenti studi genetici su campioni etruschi vissuti tra il secolo VIII ed il III a.C. Danno ragione alla versione di Dionigi di Alicarnasso.
Dissipati, forse, i dubbi sulla provenienza avanziamo nel tempo. La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa. Questo processo di assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei romani.


Prima che tutto ciò accadesse, la libertà dei costumi e l'emancipazione della donna furono causa di una sistematica diffamazione della civiltà etrusca da parte dei Greci. Aristotele, IV secolo a.C., affermò che “gli Etruschi banchettano con le loro mogli, sdraiati sotto la stessa coperta”. L'iconografia etrusca dimostra che le donne dell'aristocrazia partecipavano ai banchetti, sdraiate accanto agli uomini o sedute su un trono a fianco del letto. In Grecia le uniche donne ammesse ai banchetti erano le etere, ovvero le prostitute. La partecipazione delle donne ai banchetti con gli uomini fu oggetto di censura da parte degli autori greci, soprattutto Teopompo che verso la metà del IV secolo a.C. sostenne che l'incomprensione tra i popoli derivava al diverso ruolo sociale attribuito alla donna. Un altro scrittore del IV secolo a.C., vicino a Filippo il Macedone, scrisse degli Etruschi riferendosi alla vergognosa promiscuità in cui vivevano: paternità indistinte, mogli bevitrici che sedevano vicino a chiunque durante i banchetti, amori di gruppo, nudità e rapporti sessuali in pubblico erano tra le accuse mosse dagli autori greci alla civiltà etrusca.
Il termine etrusco, per i greci, finì per identificate le prostitute.
In Etruria, come in buona parte del mondo antico, esisteva la prostituzione sacra: le sacerdotesse offrivano se stesse ai viaggiatori per sostenere le spese del tempio. Secondo gli autori classici la prostituzione non si concludeva tra le mura del tempio: il commediografo latino Plauto, vissuto tra il III ed il II secolo a.C., attraverso le parole di uno schiavo raccontò l'uso diffuso tra le donne etrusche di prostituirsi per procurarsi la dote. Una base archeologica per confermare tali visioni si può rinvenire nel santuario del porto di Pyrgi, l'odierna Santa Severa: il luogo sacro era costituito da due templi, uno greco ed uno etrusco, racchiusi da un recinto sacro che lungo un lato presentavano tante piccole cellette che, forse, servivano per la prostituzione sacra.
Una seconda base, molto più solida, possiamo trovarla a Tarquinia, all'interno della tomba dei Tori, una tomba etrusca che risale, circa, al 530 a.C. e situata all'estremità orientale della necropoli dei Monterozzi.
Le pareti della tomba sono state ricoperte di uno strato di creta chiara e le partizioni sono state tracciate tramite una cordicella impressa sulla calce fresca. L'arte etrusca fu molto influenzata da quella greca, riportando in Etruria i modelli decorativi e le raffigurazioni. I pigmenti utilizzati furono l'ocra rossa, il nero vegetale, il blu egiziano e la malachite, talvolta mischiati tra loro e con il bianco.
Nello spazio compreso tra le porte d'ingresso alle stanze vi è la rappresentazione di un episodio della mitologia greca: l'agguato di Achille al principe di Troia, Troilo.


Le rappresentazioni che smuovono l'interesse sono alcune scene riportate sopra le porte delle camere sepolcrali. Nella prima scena è rappresentato un uomo in piedi che penetra una donna supina posta di fronte a lui. La donna è sdraiata sulla schiena di un secondo uomo, a carponi. A chiudere la scena un toro, non interessato alle vicende sessuali.


La seconda scena si compone di due uomini impegnati in un rapporto omosessuale. Di fronte alla coppia di uomini un toro itifallico, con significato di fallo in erezione, che pare intento a travolgere i personaggi della scena erotica.


Un'altra importanza testimonianza si trova sempre a Tarquinia, ed è la Tomba delle fustigazione. Questo luogo, datato al V secolo a.C., fu scoperto nel 1960. La tomba è composta da una sola camera e deve il suo nome ad una scena in essa rappresentata, dipinta sulla parete di destra: all'interno della raffigurazione vi sono due uomini in piedi che colpiscono con una verga una donna intenta ad una fellatio su uno dei due, mentre il secondo la sodomizza. La scena potrebbe avere caratteristiche rituali legate al ciclo delle stagioni, in questo caso al ritorno della primavera dopo l'inverno. La verga potrebbe rappresentare l'albero senza foglie, le stesse che compaiono sulla testa di uno dei due uomini. L'atto della fustigazione potrebbe avere il significato di ridare vitalità al corpo, una specie di risveglio primaverile dopo la morte invernale. Sempre all'interno della tomba della fustigazione appare un secondo, degradato e compromesso, ciclo erotico: in questo caso i due uomini posseggono la donna da ambo i lati.


In questo articolo vi ho presentato diverse raffigurazioni erotiche dell'arte etrusca, ma ne esistono molte altre. Vorrei concludere ricordando il ruolo della donna all'interno della società etrusca: diversamente dalla donna greca, e parzialmente da quella romana, non si occupava solo delle attività domestiche. La donna etrusca aveva una rilevanza sociale, che trova conferme, significative, nella documentazione archeologica e nelle storiografie latine e greche.
L'ultima domanda attiene al luogo ove furono dipinte le scene di sesso. Perché rappresentare l'erotismo sulle pareti di una tomba?
Probabilmente il significato va ricercato nell'apprezzamento del sesso da parte del defunto e nel tentativo di portare oltre la morte una parte delle emozioni provate in vita.

Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia 

Finestre sull'Arte, Gli etruschi e il sesso: come facevano l'amore i nostri antenati, 30 giugno 2018 

Stilearte, Come facevamo l'amore al tempo degli Etruschi, accusati di eccessive libertà sessuali, 22 febbraio 2018 

Dominique Briquel, Le origini degli Etruschi: una questione dibattuta fin dall'antichità, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000 

Roberto Bosi, Il libro degli Etruschi, Bompiani, Milano 1983 

La storia dell'arte - Le prime civiltà, Mondadori Electa, Milano, 2006


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.