26/04/20

covid19: il Dr. Rashid Buttar svela chi e cosa c'è dietro alla finta pandemia!




Fauci accusato di essere responsabile della Pandemia in USA. Le dichiarazioni scottanti del Dr.Buttar

Il dott Rashid Buttar non le manda a dire. E’ molto arrabbiato con Anthony Fauci ( eminente personalità del mondo sanitario mondiale, e “tecnico” del Presidente Trump ) al quale rivolge pesantissime accuse. Spiega innanzitutto come da medico si apprestava ad affrontare questo Coronavirus, con le sue conoscenze mediche e scientifiche.
Ma quando il Covid-19 è giunto negli USA, si è trovato di fronte a una malattia molto più aggressiva di quel che si pensava, e questo ha portato moltissimi medici come lui ad essere impreparati a livello tecnico e farmacologico per poter salvare più pazienti possibili, almeno inizialmente.
Ma andiamo al dunque. Nel video che vedrete, il Dr.Buttar spiega come ci fossero già dei protocolli sulla modifica chimerica del Coronavirus sin dal 2014; e in USA si sapeva bene della possibile pericolosità di questo tipo di ricerca, e che addirittura fu pubblicata su Nature nel 2015.
Secondo il Dr.Buttar gli studi furono effettuati all’Università del North Carolina, ma poi una moratoria del governo USA ne impedì il proseguimento, proprio per la potenziale pericolosità devastante ( così come su tutte le ricerche chimeriche – vedi: i limiti delle ricerche chimeriche ).
Cos’è una versione chimerica di un virus
Molto semplicemente, è una versione di un virus naturale sulla quale si interviene geneticamente, facendolo mutare e tentando di modificarne la configurazione morfologica, incrementando le sue potenzialità funzionali.
Tradotto: si prende qualcosa di già potenzialmente dannoso e si eleva a potenza: più dannoso, più virulento, più resistente. E’ questo che il medico si è trovato davanti, ci dice:
Hanno preso una stringa SHC014 del Coronavirus, il componente antigeno di superficie, lo hanno inserito nella struttura del Coronavirus SARS e li hanno fusi insieme: inoltre hanno aggiunto il virus dell ‘HIV e altri ortologhi, per creare un virus più letale e più devastante.

Le accuse dirette a Fauci

La cosa che più fa arrabbiare Buttar, è il fatto che Fauci, finanziando gli studi interdetti dalla moratoria negli USA, e delocalizzandoli in Cinaha espressamente violato la legge. I virologi e gli esperti dissero che non c’era nessuna giustificazione al proseguimento di questi esperimenti perché troppo pericolosi.
Ma il budget di 3,7 milioni di dollari, partì lo stesso dalla National Institute of Health ( di cui Fauci è il Direttore ) destinazione Cina, per portare avanti lo sviluppo di questa bomba ad orologeria che chiamiamo oggi Covid-19; questo nonostante la moratoria, e per giunta finanziato con i soldi dei contribuenti.
Insomma: Fauci viene chiamato “l’uomo al quale deve essere attribuita la responsabilità del blocco totale del mondo intero a causa di questo virus..” che avrebbe addirittura affermato nel 2017 alla Georgetown University che il Presidente Trump avrebbe dovuto confrontarsi con una pandemia: ebbene, come faceva a saperlo?
anthony fauci
La difesa di Fauci espressa dai media italiani: virus non creato in laboratorio, ma senza vaccino, non sparirà, perché troppo efficace. Una correlazione mica male.
La domanda ficcante del giornalista arriva: “ quindi, è Fauci il responsabile diretto, non solo della Pandemia di Covid-19, ma anche di più di 20 milioni di persone rimaste senza lavoro?”
La risposta viene da sè rispetto a quanto affermato precedentemente dal Dr.Buttar: dovrebbe essere considerato un tradimento, aver aggirato la legge USA, e aver trasferito un ingente somma di denaro pubblico per continuare la ricerca chimerica in Cina. Senza contare i danni creati a tutto il mondo.
Ma aggiunge anche: ” Fauci iniziò nel 1981, chiamando l’HIV la Malattia dei Gay, e finanziando la ricerca di un farmaco, tre anni prima che venisse effettivamente stabilito che si trattasse di un virus, che fu identificato nel 1984. Lui nell 1981 già stava premendo per la realizzazione e la distribuzione di un farmaco, che poi però produsse danni enormi, come test di profilassi per prevenire l’HIV.”

La logica granitica di Buttar

E’ davvero lampante, sotto gli occhi di tutti, o almeno dovrebbe essere così, il grande conflitto di interessi che “sporca” ogni tipo di sicurezza sulla gestione di questa pandemia. Trump, dopo mesi di tentennamenti, pare ormai aver tratto il dado e ha più volte dichiarato che l’idrossiclorichina, un farmaco economico sul mercato da moltissimi anni, combinato ad un altro farmaco, lo Zitromax, un macrolide, anche questo di uso comune, sia una cura efficace.
Il Dr. Buttar commenta: ” E’ ormai evidente dall’uso su centinaia di pazienti che questa combinazione di farmaci è efficace nel 99% dei casi.” Parliamo di operatività sul campo quindi. ” Sono farmaci testati, farmaci sicuri, e hanno mostrato grande affidabilità, ma Fauci dice che se ci non sono degli studi non puoi utilizzarlo; mentre LUI, che sta promuovendo un vaccino, del quale non sappiamo quali diavolo saranno gli effetti, secondo lui quello si può usare tranquillamente? Se questo non evidenzia un conflitto di interessi, non so cosa possa farlo!” La gente deve svegliarsi e capire che sotto tutto questo c’è una grave componente criminaleDobbiamo aprire gli occhi, e cercare le verità senza nessun pregiudizio o preconcetto.”

Rashid Buttar Dr Rashid Buttar featured in this weeks cancer docuseries

La disinformazione del sistema USA

In sintesi, quello che Buttar considera come una azione mistificatoria e una speculazione economica, porta anche ad alcune notizie che vengono mostrate alla gente e che lui considera assolutamente non vere.
Ci dice: ” Non esiste nessun virus che salti a due, a quattro, a cinque metri, questa è completa disinformazione, contraria ad ogni logica e ad ogni conoscenza medica e scientifica! “
C’è un’accusa diretta ai media: ABS, Fox, New York Post, non avrebbero minimamente considerato la notizia delle dichiarazioni del Ministro della Salute che avrebbe sconfessato il modello di Bill Gates, di Fauci, dell’OMS: perché? Magari per spaventare la gente e affermare che dovranno aspettare ancora anni perché tutto torni come prima?
Invita gli altri medici a parlare e ad esporsi come ha fatto lui, e sa che molti non hanno detto nulla per paura di rivendicazioni o oltracismo sociale: ma questa è una situazione che cambierà le libertà su questo pianeta, quindi, cosa stiamo ancora aspettando!?

Una scienza che non rispetta la fisiologia

Nella ricerca medica di oggi contro il Coronavirus, sarebbero stati ignorati molti postulati della fisiologia, degli aspetti fondamentali dell’organismo umano, ogni aspetto della virologia e delle malattie infettive, così come i postulati di Koch.
Altri problemi messi in evidenza da Buttar, riguardano i falsi positivi dei test e il fatto che questi test (RT-PCR ) non sarebbero idonei alle diagnosi, perchè si possono usare solamente con qualcosa che abbia una sequenza genomica già identificata.
Ma la cosa più importante, che ci fa capire come mai questi numeri siano così imponenti:
Siccome i test non bastano a giustificare il numero dei morti, su cui hanno costruito questa pandemia, allora mandano medici e infermieri a modificare i certificati di morte, facendo figurare il Covid-19 come causa principale di morte!”
E’ stata inviata una circolare dove ci dice che non c’è nessun bisogno di fare il test, e chi ha sintomi può essere mandato a casa, con ordine di registrare la causa principale di morte come Covid-19. Insomma, alla base della strategia ci sarebbe quella di incutere paura, paura, paura.

La comunicazione basata sulla paura

E la paura cosa fa? Crea stress, scompensi emotivi, ansia, e facilita l’insorgere di patologie e una reazione cattiva del sistema immunitario. Un po’ un cane che si morde la coda, se pensiamo anche alle difficoltà che tutti noi dovremo sopportare per l’aspetto economico.
Un altro aspetto da non sottovalutare, è il fatto che chi ha ricevuto la somministrazione del vaccino antinfluenzale, risulta positivo al Covid-19. In effetti è espressamente scritto nel libretto indicativo del vaccino, proprio il legame con il coronavirus.
Tutto questo in mezzo ad una mistificazione generale dei media e una rappresentazione della realtà, secondo il Dr.Buttar, diversa da quella che emerge dal suo lavoro di ogni giorno, create ad arte per impedire alla gente di avere un quadro reale della situazione.

La nuova realtà di oggi

Quello che sta emergendo, è che alcuni Stati hanno aperto gli occhi. In primis gli Stati Uniti di Trump, che hanno tolto i finanziamenti all’OMS, accusandola di omissioni, ritardi, di mala gestione della pandemia.E la notizia di questi giorni è che anche il Giappone sta seguendo gli stessi passi degli Stati Uniti, cosa impensabile solo fino a qualche giorno fa!
In Italia, la polemica è stata innescata da Walter Ricciardi, molto conosciuto per far parte del pool di tecnici che assiste il governo nelle decisioni cruciali in merito al Covid-19, che oggi avrebbe postato una foto denigratoria di Trump, chiamandolo “PunchBall”. Non si è fatta attendere la reazione di Salvini, che ha chiesto l’allontanamento di Ricciardi dal suo ruolo governativo:
Non ne ha azzeccata una sul Virus e adesso insulta pure Trump!
Che il governo lo cacci e chieda scusa agli Stati Uniti, che peraltro stanno mandando aiuti per decine di milioni di euro.”


Save the Fetuses but Go Back to Work at the Expense of Our Elders ...

Colleghiamo le parole del dr. Rashid Buttar con quelle del premio nobel per la medicina 2008 Luc Montagnier.
Cosa veramente ha detto Luc Montagnier
Luc Montagnier
Il laboratorio della città di Wuhan si è specializzato su questi coronavirus da molto tempo, dall’inizio del 2000. Hanno un’esperienza in questo campo e mi ha colpito la descrizione del genoma, la sequenza dell’acido nucleico che è una Rna, di questo virus. Questo è stato l’inizio di una ricerca fatta non solo da me ma soprattutto dal mio collega Jean-Claude Perez, un matematico che continua a sviluppare la biomatematica, l’applicazione della matematica alla biologia. Perez ha studiato la sequenza nei minimi dettagli. Non siamo stati i primi: un gruppo di ricercatori indiani ha cercato di pubblicare un’analisi che mostrava che il genoma completo di questo virus, di questo nuovo coronavirus, avrebbe sequenze di un altro virus che, sorpresa per me, è il virus Hiv, il virus dell’Aids.
Questo è stato pubblicato prima dal gruppo in India ma sono stati obbligati a ritirare, perché c’è un’enorme pressione. Ma la verità scientifica finisce sempre per emergere.
Jean-François Le Moine
Si può capire che trovare pezzi di Hiv in questo coronavirus l’ha colpita. Ma non potrebbe essere semplicemente una mutazione naturale di questo virus in un organismo di un malato colpito dall’Aids?
pazie
Luc Montagnier
No, perché per chiudere una sequenza di Hiv nel genoma occorre avere una strumentazione molecolare, non è il paziente a farlo. È la persona nei laboratori. E oggi è molto più facile.
 Jean-François Le Moine
Dunque eliminando l’ipotesi naturale, non può essere che deliberato…
Luc Montagnier
L’ipotesi è che questo virus esca dal laboratorio di Wuhan. È un laboratorio di alta sicurezza ma malgrado tutto il virus è scappato dal controllo dei promotori.
La storia del mercato del pesce è una bella leggenda, se vuole, ma non è possibile. (…) Hanno lavorato su un modello, il virus dei pipistrelli, ed è questo virus che hanno modificato.
 Jean-François Le Moine
Ma il loro obiettivo era di fabbricare un’arma biologica, un virus aggressivo oppure, il che sarebbe più tollerabile, fabbricare un vaccino contro l’Aids?
 Luc Montagnier
L’ipotesi più ragionevole è che volessero fare un vaccino contro l’Hiv. Utilizzavano un coronavirus che in linea di principio poteva attenuare, non dare malattie, come vettore, portatore degli antigeni, delle parti di molecole del virus dell’Aids che potevano servire a un vaccino.
Jean-François Le Moine
Dunque una tragica storia di pompiere incendiario…
 Luc Montagnier
È un lavoro da apprendisti stregoni, se vuole. Sfortunatamente, si conoscono molte cose in biologia molecolare, ma abbiamo dimenticato, o piuttosto non abbiamo percepito il fatto che la Natura non tollera qualunque cosa. Ci sono armonizzazioni, e il mio collega Perez ha molto sviluppato questo negli anni, la Natura non ammette qualunque costruzione molecolare, se una la danneggia, cerca di eliminarla.
 Jean-François Le Moine
Ed è quello che sta accadendo secondo lei? La natura ci offre una via d’uscita?
Luc Montagnier
È la seconda parte del mio messaggio. Quello che sta accadendo è che la Natura elimina questi corpi estranei dal genoma del coronavirus e si assiste a mutazioni  spettacolari, delle délétures la Natura elimina spontaneamente pezzi alterati, dell’Hiv, man mano che il virus passa dall’uno all’altro. E questo lo si vede, soprattutto su pazienti statunitensi, gli ultimi a essere stati colpiti. Lo si vede sulla costa Ovest, pacifica, a Seattle per esempio, dove il virus comincia una dérégolade enorme in questa piccola parte del genoma del coronavirus.
 Jean-François Le Moine
Una luce di speranza?
 Luc Montagnier
In effetti anche se non si fa niente, le cose si aggiusteranno. Ma al prezzo di molti morti. Dunque se si può accelerare il processo… E io ho proposte da fare ma ho bisogno di molti mezzi. Ma si può fare con onde interferenti con le onde che sono dietro le sequenze di Rna, forse anche nei pazienti si possono eliminare queste sequenze con delle onde.
Jean-François Le Moine
È chiaro ma al tempo stesso impressionante. Lei ha una grande reputazione come ricercatore, e l’aura del Nobel. Ma non c’è il rischio che le diano del complottista?
 Luc Montagnier
No. I complottisti sono nel campo opposto, fra chi nasconde la verità. Guardi, ho molti amici in Cina, stimo quel paese dove ho passato molte settimane poco prima della questione del coronavirus. Ritengo che il governo cinese faciliterebbe molto le cose se riconoscesse che sono successe cose nel suo laboratorio di alta sicurezza a Wuhan. 
Del resto la verità verrà fuori. Quello che ho detto sull’inserimento di sequenze estranee, non c’è solo il retrovirus, ci sono altre sequenze, per esempio del germe della malaria eccetera, tutto questo indica che alcune persone, non so chi e non spetta a me dirlo, hanno forse avuto l’idea di sviluppare un vaccino contro il virus dell’Aids inserendo sequenze di questo coronavirus. Se il governo cinese riconoscesse questo, faciliterebbe le cose. Ma tocca al governo cinese assumersi le proprie responsabilità.
Il fatto di vietare ora pubblicazioni sull’origine del coronavirus senza il visto delle autorità governative cinesi è un’aberrazione e soprattutto dà l’idea che la scienza non dipenda dalla verità delle cose ma dalla volontà delle persone. Questo è molto, molto negativo per la reputazione della scienza. Nessuno a quel punto avrà più fiducia sulla scienza. È una posizione molto negativa, spero che il governo cinese vada fino in fondo. Comincia a riconoscere che sono stati fatti dei lavori sul coronavirus. Va detto che c’è stato un aiuto statunitense finanziario importante, ma forse anche scientifico, a quelle équipes cinesi. Dunque questa faccenda non ha solo un’origine cinese.
Il mio obiettivo non è fare un’indagine di polizia, né di accusare gente. Penso che si sia trattato di un errore. Errare humanum est. Un altro esempio recente: l’Iran ha ucciso molte persone in quell’aereo, per sbaglio. E lo hanno riconosciuto.
Spero che la Cina sia abbastanza grande per riconoscere un errore.
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In merito alla seguente affermazione:
Siccome i test non bastano a giustificare il numero dei morti, su cui hanno costruito questa pandemia, allora mandano medici e infermieri a modificare i certificati di morte, facendo figurare il Covid-19 come causa principale di morte!”
Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha dichiarato apertamente che nel bollettino giornaliero dichiarano tutti i deceduti senza alcuna distinzione. Anche perché eseguono, o eseguivano, le autopsie!  
Inoltre girava un video di un medico USA che conferma la direttiva OMS di dichiarare morte per COVID19 chiunque.

fonte: DISQUISENDO

21/04/20

Suger, abate di Saint Denis

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All’interno della “Restauri Nicora” seguo il settore teorico amministrativo che comprende anche studi storico/archivistici, qualora ve ne sia necessità, ed è soprattutto questo lato del mio lavoro quello che più mi affascina e mi appassiona tant’è che anche nel tempo libero mi dedico a ricerche su temi che mi coinvolgono e mi entusiasmano in quel momento.
Il tema artistico resta comunque il filo conduttore e testimonianza ne è questo blog.
Lo scorso inverno tra le tante idee che mi frullavano per la testa mi decido di voler approfondire le mie conoscenze sullo stile gotico. Scopro così nella mia libreria un libro acquistato 10 anni orsono “La cattedrale gotica ” di Otto Von Simson (un’edizione del 2008 ma un libro scritto negli anni sessanta) un libro che non avevo mai avuto occasione di leggere dove, come è giusto che sia, si parla della chiesa di Saint Denis e dell’abate Suger.

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St. Denis si trova a nord di Parigi e fu fondata sul luogo di sepoltura di San Dionigi, santo martire, primo vescovo di Parigi. Si narra che il santo fu decapitato a Montmartre e che camminò, con la testa tra le mani, sino al punto in cui sorge oggi la chiesa.
Alla morte del santo venne subito costruito un piccolo santuario, che divenne meta di numerosi pellegrinaggi negli anni successivi. Per questa ragione, in seguito, re Dagoberto I decise di ingrandirlo e di fondarvi la prima abbazia, nel VII secolo.
Saint Denis si era affermata nei secoli successivi come l’abbazia reale per eccellenza in Francia. Molti principi avevano studiato nella sua scuola, Carlo il Calvo e Ugo Capeto ne erano stati abati e nel corso dei secoli la chiesa abbaziale era stata eletta luogo di sepoltura di molti re francesi.

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Saint-Denis toccò l’apice della sua influenza sotto l’abate Suger.
Eletto nel 1122 all’età di 41 anni Suger fu descritto, anche da chi non lo amava, come un grande uomo d’affari con tuttavia un naturale senso dell’equità e una personale rettitudine.
Infaticabilmente attivo sino a tarda età mise tutte le sue qualità al servizio di due ambizioni: rafforzare il potere della corona di Francia e potenziare l’abbazia di St. Denis.
Ampliando e migliorando i possessi dell’abbazia Suger creò le basi per una radicale riorganizzazione del convento, oggi scomparso, considerato al tempo del monachesimo tra i più grandi monasteri di Francia occupando una posizione di potere e prestigio senza uguali.
Al tempo stesso Suger cominciò a raccogliere i fondi per la ricostruzione e la decorazione della basilica diventata troppo piccola per raccogliere tutti i fedeli.

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Suger scrisse due trattati dove descrive la sua chiesa e i suoi tesori artistici.
Il Libretto sulla Consacrazione della Chiesa di St. Denis e la Relazione sull’amministrazione, dove in realtà non vengono descritti gli aspetti concreti della realizzazione architettonica.
Suger ci narra la costruzione della sua abbazia alla stregua di un processo spirituale. Il processo di edificazione e di coloro che vi partecipano doveva essere ispirato dall’armonia divina, riconciliando tutti gli elementi discordanti per infondere nei fedeli che l’avrebbero contemplata il desiderio di stabilirla anche all’interno del proprio ordine morale.
Sono stata colpita da un episodio che Suger descrive nel Libretto sulla Consacrazione della chiesa. Un passaggio molto noto che racconta della ricerca di tronchi di sufficiente grandezza per la costruzione della copertura della nuova parte occidentale della chiesa, una vicenda di cui oltre che protagonista Suger fu appassionato sostenitore.

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Tra le mie tante ricerche in rete scopro il sito dell’Associazione Culturale Italia Medioevale all’interno del quale l’associazione ha istituito il Premio Letterario Italia Medievale © Philobiblon, riservato a racconti brevi ed inediti liberamente ispirati al Medioevo. Decido quindi di partecipare al concorso narrando l’episodio della ricerca di tronchi come a parer mio doveva essersi svolto cercando nel contempo di descrivere la figura di Suger, per quello che 20.000 battute me lo potevano permettere, la sua visione estetica delle virtù celesti e alcuni dei personaggi con cui venne in contatto in vita sua fino a quel momento (1137), tra i più noti Bernardo di Chiaravalle e Abelardo.

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I passaggi che ho scritto di fantasia, comunque legati il più possibile al periodo storico, mi sono serviti quindi come spunto per introdurre la disposizione mentale e morale di Suger nell’atto di edificazione della sua chiesa. Per esempio, descrivo la cella di Suger anche se non ci è noto l’aspetto che avesse. La immagino rigorosa ma al contempo arricchita da oggetti sacri preziosi e da una bifora con vetri policromi che anticipa ciò che poi trasferirà nella sua chiesa. Questo espediente mi ha dato la possibilità di parlare dell’infatuazione per la luce che aveva Suger, la luce che doveva illuminare all’interno dell’abbazia il visitatore e le menti semplici, conferendogli la capacità di innalzarsi alla visione di Dio.

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Così come è un dato accertato dal suo biografo e segretario personale, il confratello Guglielmo, che io peraltro ho inserito nel racconto, che Suger si intrattenesse spesso la sera con i suoi monaci parlando di fatti memorabili che aveva visto o sentito raccontare. Tuttavia non ci è dato sapere se avesse mai discusso con loro del “Sic et non” di Abelardo. Inserendolo nel mio racconto mi ha permesso di parlare di questo personaggio che aveva soggiornato nel monastero ed era venuto in contatto con Suger stesso.

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Sul personaggio Suger ci sarebbe tantissimo da dire.
Quello che qui importa ricordare è che Suger è ritenuto l’ideatore di quello che oggi chiamiamo stile gotico. Non fu però un vero e proprio architetto come lo intendiamo ai nostri giorni anche se nei suoi scritti dimostra di avere conoscenze di questioni tecniche.
Nel mettere in pratica le sue idee di natura estetica e simbolica, supportate dagli scritti dello Pseudo Dionigi l’Areopagita, che a quel tempo era identificato come il Dionigi patrono di Francia, e dalle opere di Scoto Eriugena, Suger dovette assumersi molte responsabilità di fronte alle figure competenti nel campo dell’architettura che lo affiancarono.

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Non meno incisivo fu il suo potere di persuasione nei confronti di coloro che furono coinvolti nella costruzione della chiesa. La fede profonda che permeava ogni sua azione gli fece riconoscere l’amore provvidenziale e miracoloso del Creatore in ogni felice evento della costruzione.
Fu così che tutti questi insiemi di fattori portarono alla edificazione di un edificio che dal punto di vista sia artistico che costruttivo segnò una rivoluzione.

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Infine è ciò che io ho cercato di trasportare in “Suger o La visione estetica delle virtù celesti”, il mio racconto, classificato secondo alla XIV edizione del premio letterario “Philobiblon”. Prossimamente sarà pubblicato online sul portale dell’Associazione e in formato cartaceo a cura di Italia Medievale.
La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 30 novembre nella prestigiosa sede della Sagrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie a Milano.
Un sentito ringraziamento all’associazione per aver apprezzato il mio lavoro.

Paola Mangano

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Suger o La visione estetica delle virtù celesti

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Sono onorata di comunicare di essermi classificata seconda al Premio Letterario Italia Medievale, Philobiblon con il mio racconto “Suger o La Visione Estetica delle Virtù Celesti”.
La premiazione avrà luogo sabato 30 novembre 2019 alle ore 17,00 nella prestigiosa Sacrestia del Bramante annessa alla Basilica di Santa Maria delle Grazie, con ingresso libero da Via Caradosso, 1 a Milano.
Un sentito grazie all’Associazione Italia Medievale per aver apprezzato il mio lavoro.
Il racconto sarà pubblicato online sul portale dell’Associazione e in formato cartaceo a cura di Italia Medievale.

Paola Mangano
 
fonte: PASSIONARTE

20/04/20

nuovo coronavirus: vaccino obbligatorio per tutti!


di Gianni Lannes
L'avevo detto e ripetuto nel 2017: vaccini forzati per tutti. Ecco il futuro a breve: vuoi i "diritti i civili", in cambio devi farti marchiare con un'iniezione vaccinale. Arresti domiciliari della popolazione italiana ancora per un paio d'anni? «Fine emergenza solo quando sarà scoperto un vaccino. Metteremo definitivamente alle spalle questa drammatica emergenza solo quando verrà scoperto un vaccino efficace» sentenzia in conferenza stampa il burocrate Domenico Arcuri, commissario straordinario applicato alla cosiddetta “emergenza Sars CoV-2”.

Dunque, ecco lo scopo finale di questo pandemonio internazionale pianificato da tempo ai piani alti della criminalità finanziaria, teso a indebolire l'ignara umanità. Sviluppare un vaccino contro un virus che muta, quindi inefficace. Il regime unico globale ha come obbiettivo il controllo totale della popolazione italiana e mondiale. Per giungere a tale obiettivo i maggiordomi europei (governanti per conto terzi) hanno bisogno di mantenere a tempo indeterminato una situazione di emergenzialità artificiosa, finta, insomma falsata.




Chi si oppone con dovizia di argomenti giuridici e pacificamente, rischia di fare la fine dell'avvocatessa tedesca Beata Bahner, internata l'altra sera in manicomio dalla “democratica” Germania, per mettere a tacere la sua protesta legale contro l'ingiusta quarantena?
A proposito che cosa hanno stabilito segretamente e di comune accordo, in un incontro riservato qualche mese fa, i maggiordomi europei Merkel, Macron e Conte? Un copione comune da recitare a soggetto?

Recentemente, il televirologo della domenica Roberto Burioni, bocciato in tre università italiane (Camerino, Roma e Catanzaro per un semplice concorso a cattedra) ha persino avanzato l’ipotesi di utilizzare giovani come cavie per sperimentare un eventuale vaccino contro il novello coronavirus.



Occorrono almeno tre anni per lanciare ed infine testare un vaccino, ma invece Big Pharma ce l'aveva già pronto in laboratorio. Attualmente, infatti, sono 78 i progetti di vaccini già approvati. E sono decine le terapie usate off label sui malati gravi che stanno rientrando in nuove sperimentazioni. Dagli anticorpi monoclonali agli anti malarici (la ditta tricolore Clementi & Burioni con il Plaquenil), dagli anti virali alle cellule staminali, dagli antiparassitari agli anticoagulanti, dal cortisone all’ozonoterapia e così via. 
 
Le regole di sicurezza ormai sono un optional per l'OMS al soldo della Gates Foundation (vero Bill&Melinda?). Su Scienze del 27 marzo, Seth Berkley, chief executive officer of Gavi, the Vaccine Alliance, si chiede se il primo vaccino a tagliare il traguardo sarà anche il più sicuro ed efficace. «O saranno i vaccini più finanziati a diventare disponibili per la prima volta, o forse quelli che usano le tecnologie dei vaccini con il minor numero di ostacoli regolamentari?».

Studi sulle sfide umane per accelerare l’approvazione dei vaccini contro il coronavirus”: è la proposta dell’università di Harward, rilanciata dalla rivista Nature.



La procedura in base al protocollo prevede che di un vaccino, si testino prima la sicurezza e poi l’efficacia. Si parte dai test in vitro, non sempre si passa attraverso le prove su animali e poi si giunge all’essere umano. L'operazione richiede non meno di tre anni. In passato gli studi condotti su cavie per elaborare un vaccino contro altri coronavirus sono stati deludenti: si è verificata in alcuni casi la morte delle cavie (Olsen CW., A review of feline infectious peritonitis virus: molecular biology, immunopathogenesis, clinical aspects, and vaccination. Vet. Microbiol. 36(1-2),1-37 – 1993). Dopo 16 anni dalla comparsa della SARS (decisamente più mortale del Sars CoV-2), non esiste ancora un vaccino. 

La scappatoia secondo l'università di Harvard è proporre una “human challenge trial. Vale a dire, reclutare un centinaio di volontari sani, fra i 20 e i 45 anni facendoli ammalare “sotto osservazione”. A un primo gruppo si somministra il nuovo vaccino da testare, a un secondo gruppo un placebo. I test sono “in cieco”, ossia i partecipanti devono ignorare ciò che assumeranno. Poi tutti quanti verrebbero esposti all’infezione da virus Sars Cov-2. Si fa riferimento anche ad un terzo gruppo di volontari che dovrebbe contrarre il virus in maniera progressiva, al fine di capire quale sia la dose minima infettante. Questo gruppo andrebbe sottoposto a un’escalation di infezione crescente. Per capire se il vaccino, qualora non riuscisse a proteggere dalla malattia, possa ridurre qualche sintomo.
I ricercatori a questo punto precisano che «i giovani adulti sani sono a rischio relativamente basso di malattia grave a seguito di infezione naturalee che “durante la sperimentazione riceverebbero frequenti controlli e a seguito di malattia avrebbero le migliori cure». Ma quali cure se non esistono ancora? Nature (surrogata anch'essa dalla Gates Foundation) nel presentare la sfida sembra giustificare il sacrificio dei giovani. Hanno scritto alla lettera sul famoso periodico: «Potrebbe anche essere curiosamente più sicuro per alcuni aderire allo studio piuttosto che attendere una probabile infezione e quindi provare a fare affidamento sul sistema sanitario generale... normalmente si lascia che gli esseri umani si offrano volontari per fare cose rischiose. Ad esempio si acconsente che le persone facciano volontariato nei servizi medici di emergenza durante questo periodo. Ciò aumenta significativamente il rischio di essere infettati». Infine, è descritta una terza fase del progetto. Dopo l’escalation e il challenge trial si testa il vaccino su 3 mila volontari per capire se il prodotto è innocuo ed efficace (rilascia anticorpi nei soggetti) in condizioni normali, ovvero senza indurre l’infezione. Tuttavia, secondo gli sperimentatori, questa fase potrebbe arrivare anche dopo la messa in commercio del vaccino a causa della fretta generata dalla cosiddetta “pandemia”.
 
Far ammalare dei giovani è etico per testare un vaccino? L'OMS approva l'uso delle cavie umane. L’Organizzazione Mondiale della Sanità con incredibile preveggenza nel 2016 aveva ipotizzato uno human challenge trial simile a quello proposto oggi dall’università di Harvard.



Riferimenti:




https://www.who.int/biologicals/expert_committee/Human_challenge_Trials_IK_final.pdf

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=burioni 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus 

Gianni Lannes, VACCINI DOMINIO ASSOLUTO, Nexus edizioni, Battaglia Terme, 2017. 

Gianni Lannes, VACCINI CAVIE CIVILI E MILITARI, Nexus edizioni, Battaglia Terme, 
 2018. 

https://www.youtube.com/watch?v=WRMwbT1DIpE 

https://www.youtube.com/watch?v=WRMwbT1DIpE 

 https://lnx.sindacatodeimilitari.org/vaccino-covid-19-sindacato-dei-militari-no-a-sperimentazioni-su-forze-dellordine-o-personale-sanitario-militare-no-a-nuove-morti-bianche/

fonte: SU LA TESTA GIANNI LANNES

16/04/20

PPP - 28 - “Siamo tutti in pericolo”, L’ultima intervista a PPP, di Furio Colombo (1. XI.1975)

Pubblicato il

carcere

Nel pomeriggio del  1° novembre 1975 Pasolini rilasciò a Furio Colombo un’intervista di cui pensò anche il titolo: “Siamo tutti in pericolo”. Avrebbe dovuto rivederla il giorno dopo, ma il destino volle diversamente. L’intervista, uscita poi l’8 novembre 1975  su “La Stampa-Tuttolibri”, fu riproposta con una premessa di Furio Colombo su “l’Unità” del 9 maggio 2005. Il testo è leggibile anche nel volume Saggi sulla politica e sulla società, a cura di W.Siti e S. De Laude, “Meridiani” Mondadori, Milano 1999, pp. 1723-1730)

“Siamo tutti in pericolo”. L’ultima intervista
di Furio  Colombo
testo ripubblicato in
“l’Unità” –  9 maggio 2005

Questa intervista ha avuto luogo sabato 1° novembre, fra le 4 e le 6 del pomeriggio, poche ore prima che Pasolini venisse assassinato. Voglio precisare che il titolo dell’incontro che appare in questa pagina è suo, non mio. Infatti alla fine della conversazione, che spesso, come in passato, ci ha trovati con persuasioni e punti di vista diversi, gli ho chiesto se voleva dare un titolo alla sua intervista.
Ci ha pensato un po’, ha detto che non aveva importanza, ha cambiato discorso, poi qualcosa ci ha riportati sull’argomento di fondo che appare continuamente nelle risposte che seguono. «Ecco il seme, il senso di tutto – ha detto – Tu non sai neanche chi adesso sta pensando di ucciderti. Metti questo titolo, se vuoi: “Perché siamo tutti in pericolo”».

Furio Colombo
Furio Colombo

Pasolini, tu hai dato nei tuoi articoli e nei tuoi scritti, molte versioni di ciò che detesti. Hai aperto una lotta, da solo, contro tante cose, istituzioni, persuasioni, persone, poteri. Per rendere meno complicato il discorso io dirò «la situazione», e tu sai che intendo parlare della scena contro cui, in generale ti batti. Ora ti faccio questa obiezione. La «situazione» con tutti i mali che tu dici, contiene tutto ciò che ti consente di essere Pasolini. Voglio dire: tuo è il merito e il talento. Ma gli strumenti? Gli strumenti sono della «situazione». Editoria, cinema, organizzazione, persino gli oggetti. Mettiamo che il tuo sia un pensiero magico. Fai un gesto e tutto scompare. Tutto ciò che detesti. E tu? Tu non resteresti solo e senza mezzi? Intendo mezzi espressivi, intendo…

Sì, ho capito. Ma io non solo lo tento, quel pensiero magico, ma ci credo. Non in senso medianico. Ma perché so che battendo sempre sullo stesso chiodo può persino crollare una casa. In piccolo un buon esempio ce lo danno i radicali, quattro gatti che arrivano a smuovere la coscienza di un Paese (e tu sai che non sono sempre d’accordo con loro, ma proprio adesso sto per partire, per andare al loro congresso). In grande l’esempio ce lo dà la storia. Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, «assurdo», non di buon senso. Eichmann, caro mio, aveva una quantità di buon senso. Che cosa gli è mancato? Gli è mancato di dire no su, in cima, al principio, quando quel che faceva era solo ordinaria amministrazione, burocrazia. Magari avrà anche detto agli amici: a me quell’Himmler non mi piace mica tanto. Avrà mormorato, come si mormora nelle case editrici, nei giornali, nel sottogoverno e alla televisione. Oppure si sarà anche ribellato perché questo o quel treno si fermava una volta al giorno per i bisogni e il pane e acqua dei deportati quando sarebbero state più funzionali o più economiche due fermate. Ma non ha mai inceppato la macchina. Allora i discorsi sono tre. Qual è, come tu dici, «la situazione», e perché si dovrebbe fermarla o distruggerla. E in che modo.

Ecco, descrivi allora la «situazione». Tu sai benissimo che i tuoi interventi e il tuo linguaggio hanno un po’ l’effetto del sole che attraversa la polvere. È un’immagine bella ma si può anche vedere (o capire) poco.

Grazie per l’immagine del sole, ma io pretendo molto di meno. Pretendo che tu ti guardi intorno e ti accorga della tragedia. Qual è la tragedia? La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra. E noi, gli intellettuali, prendiamo l’orario ferroviario dell’anno scorso, o di dieci anni prima e poi diciamo: ma strano, ma questi due treni non passano di li, e come mai sono andati a fracassarsi in quel modo? O il macchinista è impazzito o è un criminale isolato o c’è un complotto. Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori. E facile, è semplice, è la resistenza. Noi perderemo alcuni compagni e poi ci organizzeremo e faremo fuori loro, o un po’ per uno, ti pare? Eh lo so che quando trasmettono in televisione Parigi brucia tutti sono lì con le lacrime agli occhi e una voglia matta che la storia si ripeta, bella, pulita (un frutto del tempo è che «lava» le cose, come la facciata delle case). Semplice, io di qua, tu di là. Non scherziamo sul sangue, il dolore, la fatica che anche allora la gente ha pagato per «scegliere». Quando stai con la faccia schiacciata contro quell’ora, quel minuto della storia, scegliere è sempre una tragedia. Però, ammettiamolo, era più semplice. Il fascista di Salò, il nazista delle SS, l’uomo normale, con l’aiuto del coraggio e della coscienza, riesce a respingerlo, anche dalla sua vita interiore (dove la rivoluzione sempre comincia). Ma adesso no. Uno ti viene incontro vestito da amico, è gentile, garbato, e «collabora» (mettiamo alla televisione) sia per campare sia perché non è mica un delitto. L’altro – o gli altri, i gruppi – ti vengono incontro o addosso – con i loro ricatti ideologici, con le loro ammonizioni, le loro prediche, i loro anatemi e tu senti che sono anche minacce. Sfilano con bandiere e con slogan, ma che cosa li separa dal «potere»?

Che cos’è il potere, secondo te, dove è, dove sta, come lo stani?

Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra di Borsa uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso una spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. Perché lo voglio? Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio diritto-virtù. Sono assassino e sono buono.

Ti hanno accusato di non distinguere politicamente e ideologicamente, di avere perso il segno della differenza profonda che deve pur esserci fra fascisti e non fascisti, per esempio fra i giovani.

Per questo ti parlavo dell’orario ferroviario dell’anno prima. Hai mai visto quelle marionette che fanno tanto ridere i bambini perché hanno il corpo voltato da una parte e la testa dalla parte opposta? Mi pare che Totò riuscisse in un trucco del genere. Ecco io vedo così la bella truppa di intellettuali, sociologi, esperti e giornalisti delle intenzioni più nobili, le cose succedono qui e la testa guarda di là. Non dico che non c’è il fascismo. Dico: smettete di parlarmi del mare mentre siamo in montagna. Questo è un paesaggio diverso. Qui c’è la voglia di uccidere. E questa voglia ci lega come fratelli sinistri di un fallimento sinistro di un intero sistema sociale. Piacerebbe anche a me se tutto si risolvesse nell’isolare la pecora nera. Le vedo anch’io le pecore nere. Ne vedo tante. Le vedo tutte. Ecco il guaio, ho già detto a Moravia: con la vita che faccio io pago un prezzo. È come uno che scende all’inferno. Ma quando torno – se torno – ho visto altre cose, più cose. Non dico che dovete credermi. Dico che dovete sempre cambiare discorso per non affrontare la verità.

E qual è la verità?

Mi dispiace avere usato questa parola. Volevo dire «evidenza». Fammi rimettere le cose in ordine. Prima tragedia: una educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l’arena dell’avere tutto a tutti i costi. In questa arena siamo spinti come una strana e cupa armata in cui qualcuno ha i cannoni e qualcuno ha le spranghe. Allora una prima divisione, classica, è «stare con i deboli». Ma io dico che, in un certo senso tutti sono i deboli, perché tutti sono vittime. E tutti sono i colpevoli, perché tutti sono pronti al gioco del massacro. Pur di avere. L’educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere.

Allora fammi tornare alla domanda iniziale. Tu, magicamente abolisci tutto. Ma tu vivi di libri, e hai bisogno di intelligenze che leggono. Dunque, consumatori educati del prodotto intellettuale. Tu fai del cinema e hai bisogno non solo di grandi platee disponibili (infatti hai in genere molto successo popolare, cioè sei «consumato» avidamente dal tuo pubblico) ma anche di una grande macchina tecnica, organizzativa, industriale, che sta in mezzo. Se togli tutto questo, con una specie di magico monachesimo di tipo paleo-cattolico e neo-cinese, che cosa ti resta?

A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire. Ci sono cento modi di raccontare le storie, di ascoltare le lingue, di riprodurre i dialetti, di fare il teatro dei burattini. Agli altri resta molto di più. Possono tenermi testa, colti come me o ignoranti come me. Il mondo diventa grande, tutto diventa nostro e non dobbiamo usare né la Borsa, né il consiglio di amministrazione, né la spranga, per depredarci. Vedi, nel mondo che molti di noi sognavano (ripeto: leggere l’orario ferroviario dell’anno prima, ma in questo caso diciamo pure di tanti anni prima) c’era il padrone turpe con il cilindro e i dollari che gli colavano dalle tasche e la vedova emaciata che chiedeva giustizia con i suoi pargoli. Il bel mondo di Brecht, insomma.

Come dire che hai nostalgia di quel mondo.

No! Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone. Poiché erano esclusi da tutto nessuno li aveva colonizzati. Io ho paura di questi negri in rivolta, uguali al padrone, altrettanti predoni, che vogliono tutto a qualunque costo. Questa cupa ostinazione alla violenza totale non lascia più vedere «di che segno sei». Chiunque sia portato in fin di vita all’ospedale ha più interesse – se ha ancora un soffio di vita – in quel che gli diranno i dottori sulla sua possibilità di vivere che in quel che gli diranno i poliziotti sulla meccanica del delitto. Bada bene che io non faccio né un processo alle intenzioni né mi interessa ormai la catena causa-effetto, prima loro, prima lui, o chi è il capo-colpevole. Mi sembra che abbiamo definito quella che tu chiami la «situazione». È come quando in una città piove e si sono ingorgati i tombini. L’acqua sale, è un’acqua innocente, acqua piovana, non ha né la furia del mare né la cattiveria delle correnti di un fiume. Però, per una ragione qualsiasi non scende ma sale. È la stessa acqua piovana di tante poesiole infantili e delle musichette del «cantando sotto la pioggia». Ma sale e ti annega. Se siamo a questo punto io dico: non perdiamo tutto il tempo a mettere una etichetta qui e una là. Vediamo dove si sgorga questa maledetta vasca, prima che restiamo tutti annegati.

E tu, per questo, vorresti tutti pastorelli senza scuola dell’obbligo, ignoranti e felici.

Detta così sarebbe una stupidaggine. Ma la cosiddetta scuola dell’obbligo fabbrica per forza gladiatori disperati. La massa si fa più grande, come la disperazione, come la rabbia. Mettiamo che io abbia lanciato una boutade (eppure non credo) Ditemi voi una altra cosa. S’intende che rimpiango la rivoluzione pura e diretta della gente oppressa che ha il solo scopo di farsi libera e padrona di se stessa. S’intende che mi immagino che possa ancora venire un momento così nella storia italiana e in quella del mondo. Il meglio di quello che penso potrà anche ispirarmi una delle mie prossime poesie. Ma non quello che so e quello che vedo. Voglio dire fuori dai denti: io scendo all’inferno e so cose che non disturbano la pace di altri. Ma state attenti. L’inferno sta salendo da voi. È vero che viene con maschere e con bandiere diverse. E’ vero che sogna la sua uniforme e la sua giustificazione (qualche volta). Ma è anche vero che la sua voglia, il suo bisogno di dare la sprangata, di aggredire, di uccidere, è forte ed è generale. Non resterà per tanto tempo l’esperienza privata e rischiosa di chi ha, come dire, toccato «la vita violenta». Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere. Beati voi che siete tutti contenti quando potete mettere su un delitto la sua bella etichetta. A me questa sembra un’altra delle tante operazioni della cultura di massa. Non potendo impedire che accadano certe cose, si trova pace fabbricando scaffali.

Ma abolire deve per forza dire creare, se non sei un distruttore anche tu. I libri, per esempio, che fine fanno? Non voglio fare la parte di chi si angoscia più per la cultura che per la gente. Ma questa gente, salvata, nella tua visione di un mondo diverso, non può essere più primitiva (questa è un’accusa frequente che ti viene rivolta) e se non vogliamo usare la repressione «più avanzata»…

Che mi fa rabbrividire.

Se non vogliamo usare frasi fatte, una indicazione ci deve pur essere. Per esempio, nella fantascienza, come nel nazismo, si bruciano sempre i libri come gesto iniziale di sterminio. Chiuse le scuole, chiusa la televisione, come animi il tuo presepio?

Credo di essermi già spiegato con Moravia. Chiudere, nel mio linguaggio, vuol dire cambiare. Cambiare però in modo tanto drastico e disperato quanto drastica e disperata è la situazione. Quello che impedisce un vero dibattito con Moravia ma soprattutto con Firpo, per esempio, è che sembriamo persone che non vedono la stessa scena, che non conoscono la stessa gente, che non ascoltavano le stesse voci. Per voi una cosa accade quando è cronaca, bella, fatta, impaginata, tagliata e intitolata. Ma cosa c’è sotto? Qui manca il chirurgo che ha il coraggio di esaminare il tessuto e di dire: signori, questo è cancro, non è un fatterello benigno. Cos’è il cancro? È una cosa che cambia tutte le cellule, che le fa crescere tutte in modo pazzesco, fuori da qualsiasi logica precedente. È un nostalgico il malato che sogna la salute che aveva prima, anche se prima era uno stupido e un disgraziato? Prima del cancro, dico. Ecco prima di tutto bisognerà fare non so quale sforzo per avere la stessa immagine. Io ascolto i politici con le loro formulette, tutti i politici e divento pazzo. Non sanno di che Paese stanno parlando, sono lontani come la Luna. E i letterati. E i sociologi. E gli esperti di tutti i generi.

Perché pensi che per te certe cose siano talmente più chiare?

Non vorrei parlare più di me, forse ho detto fin troppo. Lo sanno tutti che io le mie esperienze le pago di persona. Ma ci sono anche i miei libri e i miei film. Forse sono io che sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo.

Pasolini, se tu vedi la vita così – non so se accetti questa domanda – come pensi di evitare il pericolo e il rischio?

È diventato tardi, Pasolini non ha acceso la luce e diventa difficile prendere appunti. Rivediamo insieme i miei. Poi lui mi chiede di lasciargli le domande.

«Ci sono punti che mi sembrano un po’ troppo assoluti. Fammi pensare, fammeli rivedere. E poi dammi il tempo di trovare una conclusione. Ho una cosa in mente per rispondere alla tua domanda. Per me è più facile scrivere che parlare. Ti lascio le note che aggiungo per domani mattina».

Il giorno dopo, domenica, il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini era all’obitorio della polizia di Roma.

fonte: http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/