10/02/19

il sesso al tempo degli Etruschi


La città di Tarquinia, attualmente in provincia di Viterbo, fu uno dei più antichi ed importanti insediamenti della dodecapoli etrusca, ovvero quell'insieme di dodici città-Stato etrusche che, secondo la tradizione, costituirono in Etruria una potente alleanza di carattere economico, religioso e militare: la Lega etrusca. Tarquinia fu in rapporto con Roma sin da epoca molto antica e diede alla città la dinastia dei re Etruschi (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo).
Chi erano e da dove venivano gli Etruschi?
Gli Etruschi furono un popolo dell'Italia antica insediamenti in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria occidentale ed al Lazio settentrionale e centrale. Gli Etruschi si spinsero sino alla zona padana, al Veneto ed alla Campania. Sull'origine e sulla provenienza degli Etruschi è fiorita una notevole letteratura, non solo storico-archeologica. Le notizie provenienti da fonti storiche sono piuttosto discordanti. Nell'antichità furono elaborate principalmente tre diverse tesi: la prima, avanzata da due storici greci vissuti nel V secolo a.C., Erodoto ed Ellanico di Lesbo, sostenne la provenienza orientale dal Mar Egeo. La seconda tesi fu elaborata dal greco Dionigi di Alicarnasso, vissuto nel I secolo a.C., e sostenne l'autoctonia del popolo etrusco. La terza sostenne la provenienza settentrionale e fu avanzata sulla base di un passo di Tito Livio.
In tempi più recenti alcuni studiosi hanno ipotizzato una quarta tesi, ovvero la coesistenza di tutte e tre le teorie classiche. Recenti studi genetici su campioni etruschi vissuti tra il secolo VIII ed il III a.C. Danno ragione alla versione di Dionigi di Alicarnasso.
Dissipati, forse, i dubbi sulla provenienza avanziamo nel tempo. La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa. Questo processo di assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei romani.


Prima che tutto ciò accadesse, la libertà dei costumi e l'emancipazione della donna furono causa di una sistematica diffamazione della civiltà etrusca da parte dei Greci. Aristotele, IV secolo a.C., affermò che “gli Etruschi banchettano con le loro mogli, sdraiati sotto la stessa coperta”. L'iconografia etrusca dimostra che le donne dell'aristocrazia partecipavano ai banchetti, sdraiate accanto agli uomini o sedute su un trono a fianco del letto. In Grecia le uniche donne ammesse ai banchetti erano le etere, ovvero le prostitute. La partecipazione delle donne ai banchetti con gli uomini fu oggetto di censura da parte degli autori greci, soprattutto Teopompo che verso la metà del IV secolo a.C. sostenne che l'incomprensione tra i popoli derivava al diverso ruolo sociale attribuito alla donna. Un altro scrittore del IV secolo a.C., vicino a Filippo il Macedone, scrisse degli Etruschi riferendosi alla vergognosa promiscuità in cui vivevano: paternità indistinte, mogli bevitrici che sedevano vicino a chiunque durante i banchetti, amori di gruppo, nudità e rapporti sessuali in pubblico erano tra le accuse mosse dagli autori greci alla civiltà etrusca.
Il termine etrusco, per i greci, finì per identificate le prostitute.
In Etruria, come in buona parte del mondo antico, esisteva la prostituzione sacra: le sacerdotesse offrivano se stesse ai viaggiatori per sostenere le spese del tempio. Secondo gli autori classici la prostituzione non si concludeva tra le mura del tempio: il commediografo latino Plauto, vissuto tra il III ed il II secolo a.C., attraverso le parole di uno schiavo raccontò l'uso diffuso tra le donne etrusche di prostituirsi per procurarsi la dote. Una base archeologica per confermare tali visioni si può rinvenire nel santuario del porto di Pyrgi, l'odierna Santa Severa: il luogo sacro era costituito da due templi, uno greco ed uno etrusco, racchiusi da un recinto sacro che lungo un lato presentavano tante piccole cellette che, forse, servivano per la prostituzione sacra.
Una seconda base, molto più solida, possiamo trovarla a Tarquinia, all'interno della tomba dei Tori, una tomba etrusca che risale, circa, al 530 a.C. e situata all'estremità orientale della necropoli dei Monterozzi.
Le pareti della tomba sono state ricoperte di uno strato di creta chiara e le partizioni sono state tracciate tramite una cordicella impressa sulla calce fresca. L'arte etrusca fu molto influenzata da quella greca, riportando in Etruria i modelli decorativi e le raffigurazioni. I pigmenti utilizzati furono l'ocra rossa, il nero vegetale, il blu egiziano e la malachite, talvolta mischiati tra loro e con il bianco.
Nello spazio compreso tra le porte d'ingresso alle stanze vi è la rappresentazione di un episodio della mitologia greca: l'agguato di Achille al principe di Troia, Troilo.


Le rappresentazioni che smuovono l'interesse sono alcune scene riportate sopra le porte delle camere sepolcrali. Nella prima scena è rappresentato un uomo in piedi che penetra una donna supina posta di fronte a lui. La donna è sdraiata sulla schiena di un secondo uomo, a carponi. A chiudere la scena un toro, non interessato alle vicende sessuali.


La seconda scena si compone di due uomini impegnati in un rapporto omosessuale. Di fronte alla coppia di uomini un toro itifallico, con significato di fallo in erezione, che pare intento a travolgere i personaggi della scena erotica.


Un'altra importanza testimonianza si trova sempre a Tarquinia, ed è la Tomba delle fustigazione. Questo luogo, datato al V secolo a.C., fu scoperto nel 1960. La tomba è composta da una sola camera e deve il suo nome ad una scena in essa rappresentata, dipinta sulla parete di destra: all'interno della raffigurazione vi sono due uomini in piedi che colpiscono con una verga una donna intenta ad una fellatio su uno dei due, mentre il secondo la sodomizza. La scena potrebbe avere caratteristiche rituali legate al ciclo delle stagioni, in questo caso al ritorno della primavera dopo l'inverno. La verga potrebbe rappresentare l'albero senza foglie, le stesse che compaiono sulla testa di uno dei due uomini. L'atto della fustigazione potrebbe avere il significato di ridare vitalità al corpo, una specie di risveglio primaverile dopo la morte invernale. Sempre all'interno della tomba della fustigazione appare un secondo, degradato e compromesso, ciclo erotico: in questo caso i due uomini posseggono la donna da ambo i lati.


In questo articolo vi ho presentato diverse raffigurazioni erotiche dell'arte etrusca, ma ne esistono molte altre. Vorrei concludere ricordando il ruolo della donna all'interno della società etrusca: diversamente dalla donna greca, e parzialmente da quella romana, non si occupava solo delle attività domestiche. La donna etrusca aveva una rilevanza sociale, che trova conferme, significative, nella documentazione archeologica e nelle storiografie latine e greche.
L'ultima domanda attiene al luogo ove furono dipinte le scene di sesso. Perché rappresentare l'erotismo sulle pareti di una tomba?
Probabilmente il significato va ricercato nell'apprezzamento del sesso da parte del defunto e nel tentativo di portare oltre la morte una parte delle emozioni provate in vita.

Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia 

Finestre sull'Arte, Gli etruschi e il sesso: come facevano l'amore i nostri antenati, 30 giugno 2018 

Stilearte, Come facevamo l'amore al tempo degli Etruschi, accusati di eccessive libertà sessuali, 22 febbraio 2018 

Dominique Briquel, Le origini degli Etruschi: una questione dibattuta fin dall'antichità, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000 

Roberto Bosi, Il libro degli Etruschi, Bompiani, Milano 1983 

La storia dell'arte - Le prime civiltà, Mondadori Electa, Milano, 2006


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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