di Gianni Lannes
Ricordate gli armadi ministeriali della vergogna italiana scoperti dal giornalista Franco Giustolisi? Nel febbraio del 2006 la commissione parlamentare di inchiesta sentenziò che «non si trattò di una tessitura politico-diplomatica a impedire i processi contro gli aguzzini tedeschi o a vanificarne l’esito. Si tratto di negligenza da parte della giustizia militare. E’ da escludere qualsiasi relazione - recita la relazione di maggioranza - tra il corso rallentato dell’azione giudiziaria verso i criminali tedeschi con la pratica dilatoria attuata dal governo italiano verso l’estradizione dei criminali italiani, richiesta avanzata soprattutto dalla Jugoslavia». In realtà ci fu un accordo segreto tra Italia e Germania. Infatti, nel novembre del 1950 Heinrich Höfler, collega di partito e amico personale del cancelliere Adenauer s’accordò con il conte Vittorio Zoppi, segretario generale del ministero degli esteri, per la liberazione dei criminali di guerra tedeschi condannati con sentenza definitiva. In una manciata di mesi, mediante decreti firmati dal presidente Luigi Einaudi e controfirmati dal ministro della difesa Randolfo Pacciardi, i militari tedeschi furono ripatriati in Germania. Tra essi, i quattro ufficiali del famigerato gruppo di Rodi, in testa il generale Otto Wagener, responsabili dell’uccisione sull’isola greca di numerosi prigionieri di guerra italiani.
In altri termini, il governo tedesco fece con noi quel che l’Italia aveva fatto con la Grecia. nel marzo del 1948 anche le autorità italiane s’erano adoperate per la liberazione dei nostri criminali di guerra responsabili di sanguinose rappresaglie contro i partigiani e la popolazione civile greca. Accordi concretizzati in gran segreto, in paesi in cui erano ancora molto vive le ferite del nazifascismo. L’Italia inflisse solo tre ergastoli (Kappler, Reder e Niedermayer), di cui uno in contumacia, due sole condanne a più di 15 anni di reclusione (Wagener e Mair), ben dodici assoluzioni su un totale di appena 26 militari processati. Kappler fu poi fatto fuggire dalle autorità italiane, mentre era al Celio.
Tutti i fascicoli aperti in Germania alla metà degli anni ’60 si conclusero con “un non luogo a procedere”. Con l’accezione di Caiazzo, nessuna strage di civili italiani ha mai avuto un processo. per la giustizia non ci sono colpevoli, e pure tante persone civili e innocenti sono state massacrate impunemente. Le stragi non vanno mai in prescrizione.
fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it
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