28/11/18

tra gli spettri dei larici ecco l'altare delle streghe

I magnifici riflessi del Lago di Brunei - fotografia di Rosella Reali

Ci sono escursioni in montagna che ti segnano nell’anima, per la fatica che si fa, più o meno a seconda dell’allenamento di chi intraprende il cammino, e per la bellezza della meta.
Una di queste per me è stata la gita al lago di Brumei. Un giorno come tanti in luglio, un caro amico, esperto di montagna, manda a me e Fabio Casalini, un messaggio, breve e convincente: «domenica prossima, se il tempo è bello, torno al lago di Brumei e all’Altare delle Streghe. Volete venire?»
Tanto dislivello in pochi chilometri, sentiero poco battuto e quindi mal indicato, pendenze importanti, una gita non per tutti. L’ultimo tratto, verso il famigerato Altare, ha un passaggio impegnativo, su una bocchetta molto ripida, transito per camosci e altri animali selvatici. La curiosità è tanta. Invito accettato.
Quest’anno abbiamo nelle gambe abbastanza chilometri per affrontare il percorso.
Domenica mattina. Tempo bello, si parte. Il cielo ci regala qualche nuvola, per rendere più suggestivo l’azzurro intenso che ci sovrasta. L’aria è fresca, invitante. Ci lasciamo alle spalle la calura della bassa Ossola per immergerci nel verde brillante e silenzioso della Valle Antigorio. Una gioia per gli occhi, carburante per il nostro spirito.

Il panorama salendo all'altare delle streghe - fotografia di Rosella Reali

In allegria, con il cuore leggero cominciamo la salita. Il primo tratto è su strada asfaltata e porta ad Esigo, grazioso abitato con case in sasso e legno che si estende in un pianoro verde, affacciato sulla valle Antigorio. Tutte le case e i prati sono perfettamente curati, le capre pascolano libere, l’oratorio di san Rocco completa il panorama. I fiori adornano balconi e aiuole. Di fronte a noi la valle di Agaro, gli abitati di Costa e Pioda Calva, il pizzo Nava con la sua strana forma, la diga di Agaro.
Un caffè preso con amici ed un saluto alla simpatica e sorridente proprietaria del piccolo agriturismo che incontriamo sulla strada. Superato Esigo, situato a 1140 metri s.l.m. seguiamo le indicazioni per l’alpe Agarù. Il bosco di faggi ci protegge dal sole, possiamo ancora per qualche minuto godere del fresco. Un vecchio e smunto cartello ci incida la direzione di salita.
Il sentiero è poco battuto dagli scarponi degli escursionisti, l’erba alta e il tracciato approssimativo ci fanno subito capire che avere con noi il nostro amico Giulio, esperto conoscitore della montagna, non può essere che un bene.

Panorama salendo all'altare delle streghe - fotografia di Rosella Reali

Fin da subito la pendenza si mostra interessante. Il percorso è scosceso, con passaggi difficoltosi per chi non è abituato. Il tracciato del CAI non è sempre ben visibile a causa della rigogliosità della vegetazione che ha coperto i segnali, riprendendo il suo naturale corso, oppure in seguito a cedimenti del terreno. Durante la salita incontriamo l’alpe Cerino, nascosta fra la boscaglia.
Qualche sosta per riposare, per fare quattro chiacchiere e per prendere fiato.
Più si sale e più la valle di Agaro si apre davanti a noi, fino a vedere l’acqua azzurra del lago. Il pizzo Nava si fa sempre più vicino, mostrando quasi un volto umano sulla parete che domina la valle Antigorio: sembra sorridere guardandoci fare fatica.
Arriviamo all’alpe di Brumei. Due antiche costruzioni in sasso e legno, ormai abbandonate e diroccate, ci accolgono e ci fanno da ornamento per le foto che scattiamo delle montagne di Devero. Un tempo alpeggio abitato, oggi monumento al ricordo di quei giorni in cui la fatica del vivere la montagna non spaventava.
Attorno a noi il paesaggio si fa mozzafiato, le cime che vedevamo dal basso si fanno sempre più vicine. Il cielo azzurro, adorno di nuvole bianche, il Pizzo Brumei sopra di noi. Giornata davvero perfetta.
Una piccola sosta e si prosegue, si sale ancora, per poi attraversare un vasto pianoro verso sinistra, ultimo tratto prima del lago. Accanto a noi Cistella e Diei, di fronte la meta.

Salendo all'altare delle streghe - fotografia di Giulio Tonzi

Percorriamo un sentiero poco battuto, invaso da rododendri e farfalle. I larici ci accompagnano lungo tutto il percorso. L’altare delle Streghe si fa sempre più vicino: qualche ora fa sembrava una meta irraggiungibile. Improvvisamente il sentiero finisce e davanti a noi si apre, in tutta la sua semplice bellezza, il lago di Brumei, uno specchio azzurro, sul cui fondo riposano gli spettri dei larici abbattuti dalle valanghe invernali.
Fiori a perdita d’occhio. Sul terreno i segni del passaggio di camosci e cervi che, probabilmente, scelgono il lago per bere. Dalla parte opposta del lago si gode della meravigliosa vista del monte Cervandone, del pizzo Cornera, del monte Cazzola, della Rossa, che, china su sé stessa come una vecchia signora segnata dal tempo, rende il paesaggio unico.
Ci sediamo a respirare, a guardare la vetrina delle Alpi, come tre bambini felici davanti ai loro giocattoli preferiti. La bellezza immensa di questo luogo, il rumoroso silenzio del bosco di larici, il profumo del vento.

Con i piedi sull'altare delle streghe - Fotografia di Giulio Tonzi

Riposiamo pronti per continuare ancora a camminare per raggiungere l’Altare. Questa piana meravigliosamente dipinta dalla natura probabilmente un tempo era abitata da popoli antichi, che rendevano grazie alla natura per i doni che ricevevano ogni giorno, spingendosi in luoghi isolati per compiere antichi culti di ringraziamento. E li troviamo l’Altare delle Streghe, un masso coppellato, inciso in tempi remoti da temerari uomini che volevano ringraziare gli dei per ciò che la natura dava loro.
Un masso a picco sul vuoto, in un luogo riparato lontano da tutti, da dove si vede il mondo, quello conosciuto a quel tempo, dove solo pochi in tempi moderni si sono spinti. Passaggio per camosci, sfida per chi ha voglia di capire, di scoprire cosa spingesse tanto in alto coloro che ci hanno preceduti su questa terra.
Ma davvero era un luogo di incontro per le streghe?
Davvero si spingevano fin quassù per i loro sabba, per incontrare il loro signore, il dio delle tenebre?
Davvero delle donne, conoscitrici delle antiche tradizioni, delle erbe, custodi del sapere che ci arriva dalla notte dei tempi, sarebbero salite fin quassù, magari scalze, dopo ore e ore di cammino, in sentieri scoscesi e pericolosi?
Le streghe non sono mai esistite.

Alcune degli incavi presenti sul masso definito l'altare delle streghe - fotografia di Giulio Tonzi

Non volavano, non avevano cappelli a punta, non mutavano la loro forma in animali. Erano solo donne, guaritrici, Herbarie. Erano donne accusate ingiustamente dalla maldicenza delle persone, perseguitate dalla chiesa, che voleva cancellare il loro sapere, arrivato fino a noi ”come un fiume sotterraneo”.
Questo luogo conserva i segni del passaggio dei nostri antenati, di chi ha camminato nelle nostre valli prima di noi, rispettando la natura, compiendo antichi riti per riconoscenza verso i benevoli dei della natura.
Da quassù, da questa lingua di roccia, si riconciliavano con il mondo circostante, diventando un tutt’uno con le piante, i fiori, gli animali, con il cielo. Io credo che questo luogo speciale sia davvero un altare, ma che poco avesse a che fare con le streghe.

Alcuni degli incavi presenti sul masso definito l'altare delle streghe - fotografia di Giulio Tonzi

Le streghe non sono mai esistite, le hanno create gli uomini, la chiesa cattolica con le sue convinzioni, con la sua voglia di rinnovamento e di cancellare le religioni che l’avevano preceduta, per essere la sola a dare sollievo all’anima di chi a lei si accostava.
Da quassù, dopo un lungo cammino, mi sembra di volare, di essere al di sopra del mondo, di vivere una dimensione diversa.

Giulio Tonzi - Rosella Reali - Fabio Casalini
Rosella Reali

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/


ROSELLA REALI
Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L'Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni '50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l'orto e alleverò animali. 
Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.
Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai...

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