era surreale la domanda del carabiniere: "che macchina fotografica è la sua? che modello è? è una fotografa professionista?".
uno squarcio, un varco nella palude nebbiosa nel quale ero immersa.
il passaggio dal bello al brutto, dalla pace alla guerra, dal sereno all'alluvione, è un attimo.
un bel fine settimana, le Langhe sono un paese delle meraviglie, tutto è godimento, tra bellezza naturale, culturale e cibo, c'è da perdere la testa.
inoltre eravamo partiti convinti di morire divorati da una crepa del sottosuolo nel mezzo di una tempesta di acqua o risucchiati dell'esondazione del Tanaro, e invece, guarda, uno dei più bei fine settimana degli ultimi tempi, sole cristallino e caldo, fino a 15 gradi, che fortuna sfacciata.
inebriati dal profumo del tartufo alla Fiera di Alba, mi ritrovo incredula a ravanare dentro il mio zaino, una, due, tre volte, volevo comprare, più modestamente, un assaggio di formaggio ubriaco al barolo.
quello che penso in queste occasioni è che vengo punita, anche se non so per che cosa. vaglio rapidamente la mia vita degli ultimi tempi e mi dico: cosa ho fatto di male? è un automatismo della mia mente, non posso farci nulla, mi rubano il portafoglio nel primo week end di riposo che mi prendo da una vita, non ho mai più fatto un men che minimo viaggio da anni, la vita non me lo permette più travolti da questa crisi globale che toglie il lavoro, e, in un attimo, il destino mi si rivolta contro.
è colpa mia, pago degli errori, dio mi punisce.
di cosa?
un retaggio vigliacco bastardo della mia educazione?
cinque anni fa da Istanbul rientro di corsa a Milano, dopo solo un giorno di permanenza, per un polso rotto, non il mio, ma non fa differenza.
stessa percezione, di un destino beffardo che mi piega quando sono felice.
e il carabiniere, mentre vago nelle lande desolate della mia mente, in un mondo sottosopra abitato da mostri, mi ripesca con una domanda assurda.
l'altro, il capo, mi dice che ho l'aria sveglia, da cittadina, lei è di Milano!!, com'è possibile che sia così sprovveduta? sembrava certo che si trattasse di un contrattempo, certo anche che avrebbero ritrovato il mio oggetto prezioso, come altre volte. a ottobre, sempre alla fiera del tartufo, è stata una carneficina di portafogli. li hanno ritrovati abbandonati e svuotati, a bizzeffe.
è stato così, ma tant'è. il destino si è divertito a farmi male, ci sto male ancora adesso, un'amarezza furibonda, una nausea sotterranea, un'idea di inutilità e di sopraffazione mi mangiano le giornate.
la mostra di Balla alla fondazione Ferrero (si cammina respirando cioccolato) è stata bella, davvero bella, ma navigavo nella melma della mia nevrosi.
ci sono quadri di grande intensità, a testimonianza di un impegno sociale e di uno sguardo umano e fraterno, e, come Boccioni, Balla parte dal figurativo, si esalta con la rivoluzione del futurismo che scardina parole e tratti, e torna alle figure della tradizione.
si potrebbe dire: alba si muove elegante e leggiadra, ebbra di profumi e promesse, sul piano superiore dell'atmosfera l'aria conferisce a palazzi, insegne e negozi la consistenza del sogno e della liberazione, confonde l'olfatto con aromi di cioccolato e delizie al tartufo, inganna con immagini artefatte e false ma per chi si muove nella porzione sottostante, negli anfratti, negli angoli, nelle cantine, negli scantinati, nelle cucine, a contatto con calori e manovre, l'aria si fa irrespirabile e un altro volto si presenta, ciupo e beffardo, traditore e puzzolente, gli scarti abbondano e la verità affiora. i cittadini di alba possono vivere nell'illusione del bello ben sapendo che non somiglia alla vita oppure tornare a contatto con il reale, scorticandosi la pelle e con le mani sporche di unto.
fonte: https://nuovateoria.blogspot.it
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