di Gianni Lannes
Per dirla con Bertrand Russell: «Ogni governo che controlli l’educazione per una generazione sarà in grado di controllare i suoi sudditi senza il bisogna di armi o di poliziotti».
Una nazione che non investe nei bambini e non li salvaguarda realmente, è destinata a perire. Tanto per citare esempi documentati: il governo dell’ineletto Renzi destina alla NATO circa 6 miliardi di euro ogni anno - dei 30 miliardi annuali destinati alle spese militari - per la guerra ambientale in atto (leggasi irrorazione dei centri abitati e del territorio nazionale, mediante le scie chimiche), ma non bonifica ben 2.500 scuole pubbliche, imbottite di amianto, un noto cancerogeno, messo al bando in Italia, ma solo sulla carta con le legge 257 del 1992. Un’accurata analisi dell’associazione Save the children, adesso punta l’attenzione sull’emergenza educativa.
La ricerca di Save the Children conferma la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa: è proprio nelle regioni ai primi posti della classifica sulla povertà educativa che si registrano i tassi di povertà più elevati d’Italia. In Italia sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano in particolare in regioni come la Calabria (quasi uno su quattro) o la Sicilia (poco meno di uno su cinque). Sono invece poco meno di due milioni quelli che vivono in povertà relativa (il 19%), ma ancora una volta è il Sud a vivere la situazione peggiore, dove più di un terzo dei minori si trova questa condizione.
In Italia il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro, se non quelli scolastici, nell’anno precedente, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. È il preoccupante quadro che emerge dal Rapporto di Save the Children «Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?». E se nel Sud e nelle Isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all’84% della Campania, nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati, dove solo le province di Trento e Bolzano scendono al di sotto di questa soglia (rispettivamente 49% e 41%).
Dal rapporto di Save the Children emerge, inoltre, una connessione molto forte anche tra povertà educativa e quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive. «I bambini che vivono in condizioni di forte deprivazione economica sono i più esposti alla povertà educativa, che li colpisce spesso già nei primi anni di vita, determinando un ritardo nell’apprendimento e nella crescita personale ed emotiva, che difficilmente potrà essere colmato crescendo», spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. «Un Paese che non garantisce diritti, doveri e opportunità uguali per tutti, soffocando sul nascere le aspirazioni e i talenti dei nostri figli, non è solo un Paese ingiusto, ma un Paese senza futuro».
fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it
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