Cosa vogliono dire i testi delle canzoni di Franco Battiato? «Negli anni, nei decenni, in moltissimi si sono posti questa domanda, spesso però senza venirne a capo». Sul “Fatto Quotidiano”, Fabrizio Basciano svela, a puntate, alcuni dei riferimenti filosofico-letterari fondamentali per comprendere frasi o interi periodi di alcuni brani, altrimenti indecifrabili del grande cantautore siciliano. La ricerca parte da “L’era del Cinghiale Bianco”, disco del 1979. Nel brano che dà il nome all’album, «si fa riferimento a un periodo storico leggendario, a un’età dell’oro degli antichi popoli celti di periodo pre-romano: l’era della conoscenza spirituale incarnata dal suo stesso simbolo, il cinghiale bianco». Nello stesso disco, nel brano “Magic shop”, ascoltiamo le parole “una signora vende corpi astrali”. Di che si tratta? «Non senza una certa ironia e denunciando al contempo un consumismo irto di contraddizioni, Battiato tira in ballo il corpo astrale», ossia, secondo Georges Ivanovic Gurdjieff, un corpo “composto da elementi del mondo planetario” che “può sopravvivere alla morte del corpo fisico”. «Insomma, una sorta di secondo corpo (l’anima) in una scala che contempla il corpo fisico, quello astrale, quello mentale e, infine, il corpo causale».
Andando ancora oltre, è il brano numero cinque de “L’Era del Cinghiale Bianco” a celare, dietro al suo stesso titolo, un intero mondo letterario: quello di René Guénon e del suo libro “Il Re del Mondo”, che dà il titolo al brano in questione. Chi è questo fantomatico ‘Re del Mondo’ che nel brano di Battiato “ci tiene prigioniero il cuore”? Come leggiamo nell’omonimo libro dell’esoterista francese, scrive Basciano, il titolo di ‘Re del Mondo’ serve a “designare il capo della gerarchia iniziatica”, ruolo attribuito propriamente a Manu, “il legislatore primordiale e universale il cui nome si ritrova, sotto forme diverse, presso numerosi popoli antichi, per esempio il Mina o Menes degli Egizi, il Menew dei Celti e il Minosse dei Greci”. Nel disco seguente, “Patriots”, uscito nel 1980, i messaggi in codice si infittiscono «facendosi tuttavia più sottili, meno espliciti», osserva Basciano. Il brano “Prospettiva Nevski” si chiude con la frase: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. Per chi, come Battiato, crede nella reincarnazione, «potrebbe indicare la possibilità di una nuova vita oltre la morte, una nuova esistenza a cui solo la morte, se e solo se adeguatamente preparata, può traghettare».
Nel brano “Arabian song”, il cantautore siciliano intona una sorta di frase in codice: “La mia parte assente si identificava con l’umidità”. Quello a cui Battiato si riferisce, spiega Basciano, è il concetto di “identificazione”, colonna portante di tutta la psicologia e l’insegnamento gurdieffiani: “L’uomo – come si legge nel libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Piotr Demianovic Ouspensky – è sempre in stato di identificazione, ciò che cambia è solo l’oggetto della sua identificazione. L’uomo si identifica con un piccolo problema che trova sul suo cammino e dimentica completamente i grandi scopi che si proponeva. Si identifica con una emozione, con un rumore, e dimentica gli altri suoi sentimenti più profondi”. Del brano “Frammenti” è invece la frase “che gran comodità le segretarie che parlano più lingue”. La segretaria, annota Basciano, è una delle figure-chiave degli insegnamenti della “Quarta Via” di Gurdjieff. «La segretaria, o anche dattilografa, è quella figura che Gurdjieff utilizza per descrivere l’“apparato formatore”, una parte dell’essere umano che il filosofo armeno paragona a un ufficio».
«L’ufficio è il nostro apparato formatore, mentre la segretaria è la nostra educazione, con le sue concezioni automatiche, le sue formule ristrette, con le teorie e le opinioni che si sono formate in noi», scrive Gurdjieff. «Da questa ristrettezza di formule e opinioni, la necessità di una segretaria che parli più lingue, in grado cioè di recepire e codificare meglio e più velocemente tutti gli stimoli e le sollecitazioni provenienti tanto dall’esterno quanto dal nostro mondo interiore», sintetizza Basciano, che nella sua indagine su Battiato prosegue con l’analisi dei due album successivi, “La voce del padrone” (1981) e “L’Arca di Noé” (1982). Già a partire dal titolo, scrive il blogger del “Fatto”, “La voce del padrone” cela un significato esoterico: «Secondo un insegnamento antico – afferma Ouspensky in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” – un uomo nel pieno senso della parola è composto di quattro corpi. Nel linguaggio figurato di certi insegnamenti orientali, il primo è la carrozza (corpo), il secondo è il cavallo (sentimenti, desideri), il terzo è il cocchiere (pensiero) e il quarto è il padrone (Io, coscienza, volontà). La carrozza è attaccata al cavallo per mezzo delle stanghe, il cavallo al cocchiere per mezzo delle redini, il cocchiere al suo padrone per mezzo della voce di lui».
Annino La Posta, nel volume “Franco Battiato, soprattutto il silenzio” (Giunti), commenta così il passo di Ouspensky: «Eccola, più probabilmente, la voce del padrone: quella della coscienza, che il pensiero dell’uomo sveglio, teorizzato da Gurdjieff, deve saper ascoltare. E pensare che c’è chi parla di nonsense!». Andando oltre, sempre in questo disco del 1981, nel brano “Segnali di vita”, Basciano rileva ben due periodi che fanno riferimento a precisi concetti della filosofia gurdjieffiana. Il primo è questo: “Si sente il bisogno di una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni, da questa falsa personalità”. Battiato, ai tempi frequentatore dei gruppi gurdjieffiani, si riferisce qui al binomio essenza e personalità, che Ouspensky tratta diffusamente nel libro “L’evoluzione interiore dell’uomo” (Mediterranee): «È impossibile studiare l’uomo come un tutto, perché è diviso in due parti. Nel sistema che noi studiamo queste due parti sono chiamate essenza e personalità. L’essenza è un bene che gli è proprio; è ciò che gli appartiene. La personalità è ciò che non gli appartiene. Di regola l’essenza dovrebbe dominare la personalità. Il dominio della personalità sull’essenza produce i risultati peggiori».
L’altro messaggio criptato del brano “Segnali di vita” è il seguente: “Ti accorgi di come vola bassa la mia mente? È colpa dei pensieri associativi se non riesco a stare adesso qui”. L’idea del pensiero automatico, o appunto associativo, pregna tutta la psicologia gurdjieffiana, collegandosi direttamente al concetto di presenza: la possibilità di essere qui e ora, liberi dalla prigionia del pensiero associativo e automatico. Ma il brano che più di ogni altro rivela la “filiazione gurdjieffiana” di Battiato, aggiunge Basciano, è “Centro di gravità permanente”. «Questo insegnamento – spiega sempre Ouspensky – suddivide l’uomo in sette categorie. L’uomo n. 4 differisce dall’uomo n. 1, 2 e 3 per la conoscenza di se stesso, per la comprensione della propria situazione e per il fatto di aver acquisito un centro di gravità permanente». Sorprendente pensare che proprio “La voce del padrone”, un album così profondamente ermetico, fu il primo in Italia a superare il milione di copie vendute, osserva Basciano.
Quanto all’album immediatamente successivo, “L’Arca di Noè”, nel brano “Clamori” si ascolta il seguente verso: “Il mondo è piccolo, il mondo è grande, e avrei bisogno di tonnellate d’idrogeno”. Sempre in seno all’insegnamento gurdjieffiano, l’idrogeno è uno degli elementi più importanti per l’evoluzione interiore dell’uomo: «Se prendiamo il Raggio di Creazione – si legge nel libro “La Quarta Via” (Astrolabio, 1974) – diviso in quattro triadi e teniamo presente che la somma totale di ciascuna triade è un idrogeno preciso, otterremo quattro idrogeni e quattro precise densità di materia». Gli idrogeni, secondo Gurdjieff, sono quelle sostanze che servono da nutrimento per la coscienza dell’essere umano, e il cui accumulo (da qui le tonnellate d’idrogeno auspicate da Battiato) consentirebbe lo sviluppo, la realizzazione, dei cosiddetti centri superiori. Superfluo, a questo punto, soffermarsi sul periodo contenuto nel brano “New frontiers”: “L’evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un’evoluzione di pensiero”.
La produzione pop di Franco Battiato, sottolinea Basciano, è interamente attraversata da continui richiami a culture e tradizioni religiose, mistiche ed esoteriche. «Il cantautore e compositore siciliano ha sistematicamente disseminato i suoi testi di sollecitazioni letterarie e sapienziali senza mai tuttavia uscire troppo allo scoperto, tanto da presupporre una certa conoscenza delle materie di volta in volta oggetto del suo interesse». Vale anche per due dischi usciti sempre negli anni ‘80, “Orizzonti perduti” (1983) e “Mondi lontanissimi” (1985). Nel brano “Un’altra vita”, quarto in scaletta dell’album “Orizzonti perduti”, il riferimento (esplicito) è alla pratica della meditazione quando, ad apertura di brano, l’autore de “La Cura” intona: “Certe notti per dormire mi metto a leggere, e invece avrei bisogno di attimi di silenzio”. «Come ha infatti più volte dichiarato pubblicamente – scrive Basciano – la sua giornata, da diverse decadi a questa parte, è sempre scandita da ben due meditazioni, una al mattino e l’altra all’imbrunire: una ricerca del silenzio senza la quale Battiato afferma che non riuscirebbe più a vivere».
Sempre in “Orizzonti perduti”, nel brano “La musica è stanca”, ascoltiamo: “In quest’epoca di scarsa intelligenza ed alta involuzione qualche scemo crede ancora che veniamo dalle scimmie”. Qui l’autore fa riferimento a un approccio decisamente alternativo al tema delle origini e della possibile evoluzione dell’umanità, che trova sempre in Ouspensky, e dunque in Gurdjieff, il proprio mentore: «Devo dire subito – recita Ouspensky in “L’Evoluzione interiore dell’uomo” – che le concezioni moderne sull’origine dell’uomo e sulla sua evoluzione passata non possono essere accettate». Considerando l’umanità “storica”, ossia quella degli ultimi dieci o quindicimila anni, «possiamo trovare tracce incontestabili di un tipo di uomo superiore, la cui presenza può essere dimostrata da molteplici testimonianze». Il viaggio cifrato continua in “Mondi lontanissimi”. Nel primo brano, “Via Lattea”, ascoltiamo le parole: “Seguimmo certe rotte in diagonale dentro la Via Lattea”. «Questo delle rotte in diagonale è tema tanto caro a Battiato (che infatti lo riprenderà anche diversi anni dopo nel brano “Running against the grain” dell’album “Ferro Battuto”) quanto a tutto il mondo esoterico, e ha a che fare con le cosiddette griglie rappresentazionali, una sorta di tessuto sperimentale formato dall’interconnessione d’idee, valori e obiettivi, una “scacchiera” che può essere percorsa sia per vie orizzontali e verticali (espressioni di un pensiero lineare e metodico), che per vie, appunto, diagonali, seguendo le quali si manifesta lo spazio creativo».
Nel brano “Chan-son egocentrique”, Battiato canta: “Dalla pupilla viziosa delle nuvole la luna scende i gradini di grattacieli per prendermi la vita”. Come mai la luna vuol prendersi la vita di Battiato? Sia secondo Gurdjieff che secondo miriadi di culture e tradizioni varie, spiega Basciano, la luna eserciterebbe un influsso negativo. In un’intervista, lo stesso Battiato la definisce «nefasto satellite, che non vedo l’ora si allontani definitivamente dalla terra». Per Ouspensky è «un pianeta allo stato nascente, al suo primissimo stadio di sviluppo», ma è anche un satellite che «dalla terra riceve l’energia necessaria alla sua crescita». Tradotto: «La vita organica alimenta la Luna. Tutto ciò che vive sulla superficie della terra, uomini, animali, piante, serve di nutrimento alla luna. Tutti gli esseri viventi liberano, nell’istante della loro morte, una certa quantità dell’energia che li ha animati. Questa energia viene attirata verso la luna come da una colossale elettrocalamita».
fonte: www.libreidee.org
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