15/12/18

la fabbrica dei malati


ECCO COME L'INDUSTRIA FARMACEUTICA CREA NUOVI CLIENTI

Nell’ultimo libro “La fabbrica dei malati” mi sono occupato della più importante strategia di marketing (“Disease mongering”) messa in atto dall’industria del farmaco. Una strategia diabolica in grado di trasformare milioni di persone sane in malati. Com’è possibile tutto ciò? Attraverso un sistema geniale che va dall’abbassamento dei cosiddetti valori di “normalità”, alla diagnosi precoce per giungere creazione vera e propria di nuove malattie. Per non parlare del grossissimo problema della sovradiagnosi e degli incidentalomi.

I markers tumorali, se usati non correttamente, rientrano in tutto ciò...

Cosa sono i markers

La presenza di un tumore può essere rivelata attraverso il dosaggio di particolari sostanze dette appunto marcatori presenti nel sangue. Per lo più si tratta di proteine, ma possono essere anche ormoni o enzimi.
Il dogma della medicina vuole che queste proteine vengano prodotte in quantità superiore alla norma dalle cellule tumorali per cui il loro dosaggio nel sangue serve proprio per cercare e individuare il tumore osservandone le evoluzioni. 
Non tutti sanno però che tali markers vengono prodotti anche da cellule in condizioni totalmente diverse dai tumori e perfino in salute…
Vediamo quali sono i marcatori più utilizzati.

PSA, Antigene Prostatico Specifico: per il tumore alla prostata, livelli normali < 4 ng/dL. 
Aumenta in caso di neoplasia prostatica, ma anche nella ipertrofia prostatica benigna, prostatite, esplorazione rettale, cistoscopia, agobiopsia prostatica e resezione prostatica trans-uretrale.

CA 125: per il tumore all’ovaio, livelli normali < 35 U/ml. 
Aumenta in caso di cancro ovarico, polmonare, linfomi non-Hodgkin (40% dei casi) e affezioni benigne quali endometriosi, cisti ovariche, mastopatia fibrocistica, cirrosi epatica, pancreatite acuta e addirittura in gravidanza. Valori falsamente positivi si possono trovare anche in presenza di versamento pleurico.

CA 15-3: per il tumore alla mammella, livelli normali < 25 U/ml. 
Aumenta in caso di carcinoma mammario, cancro ovarico, colorettale, polmonare, patologie benigne del seno, malattie epatobiliari e malattie autoimmunitarie. Valori falsamente positivi possono essere causati da patologie reumatiche.

CA 19-9: per i tumori del colon-retto oppure del pancreas, livelli normali < 37 U/ml. 
Aumenta in caso di cancro pancreatico, gastrico, colorettale, melanoma e patologie benigne (malattie epatobiliari e polmonari). Circa l’1% dei soggetti normali ha un CA 19-9 costituzionalmente elevato, per motivi genetici.

CEA, Antigene Carcino Embrionale: per i tumori del tratto gastro-intestinale e polmonari, livelli normali < 5 ng/ml. 
Aumenta in caso di cancro colorettale, mammella, polmone, stomaco, pancreas, fegato, malattie infiammatorie intestinali, epatobiliari e lesioni polmonari benigne. Anche il fumo di sigaretta può farlo aumentare!

TPA (Antigene Polipeptidico Tessutale), TPS e Cyfra 21.1: sono citocheratine utilizzate come marcatori tumorali, la loro concentrazione è proporzionale alla massa del tumore e alla sua aggressività.

PAP, Fosfatasi acida prostatica: per i tumori alla prostata, livelli normali < 3,7 μg/l.
E’ una glicoproteina secreta dalle ghiandole prostatiche, presente nel liquido seminale. Aumenta in caso di carcinoma prostatico in fase metastatica (85% dei casi) ma anche negli adenomi benigni della prostata, prostatite, ritenzione urinaria e raramente carcinoma vescicale invasivo con infiltrazione prostatica. Anche la manipolazione della prostata attraverso massaggi, biopsie o esami rettali può incrementarne i livelli.

AFP, Alfa-FetoProteina: per i tumori al fegato, del testicolo e dell’ovaio, livelli normali < 25 mcg/L. 
Aumenta in caso di carcinoma epatocellulare (80% dei casi), cancro testicolare di tipo non-seminoma (60% dei casi), tumori ovarici, dello stomaco e del colon. I suoi valori sono elevati anche in gravidanza, sofferenza fetale, difetti di chiusura del tubo neurale, cirrosi epatica, epatite virale e morbo di Crohn.

HCG, Gonadotropina Corionica: è un ormone correlato all’inizio della gravidanza e viene dosato per i tumori germinali del testicolo e dell’ovaio.

TG, Tireoglobulina: marcatore per il tumore alla tiroide, livelli normali < 10 ng/ml. 
Aumenta in caso di cancro tiroideo e patologie benigne della tiroide (tiroidite, gozzo, morbo di Basedow).

CT, Calcitonina: per il tumore midollare alla tiroide, livelli normali < 0.1 ng/ml. 
E’ un ormone polipeptidico prodotto dalle cellule C della tiroide. Aumenta in caso di carcinoma midollare della tiroide e raramente anche con altri tipi di tumore.

NSE: per il microcitoma polmonare e neuroblastoma, livelli normali < 12 mcg/l. 
Aumenta in caso di neoplasie di origine neuroendocrina, microcitoma polmonare e neuroblastoma.

A caccia del marker specifico

La ricerca medica da sempre è a caccia del marcatore tumorale specifico al 100%. 
Il valore che garantisca la diagnosi tumorale certa rappresenta il sogno per molti ricercatori e medici. Sogno però diventato un incubo perché i marker non sono né sensibili, né specifici!
Nessuno dei marcatori tumorali che oggi la medicina conosce e utilizza è una prerogativa specifica del tumore in quanto sono tutte sostanze presenti anche in altre condizioni, perfino nell’assoluta normalità.
Quindi il marcatore tumorale qualitativo, cioè presente solo nel tumore NON esiste!

Storia dei markers tumorali

La storia dei marcatori inizia nel 1965 quando due ricercatori americani scoprirono nelle cellule di alcuni tumori del colon una sostanza CEA che si dimostrava correlata con la malattia.
Questo antigene era presente nel tessuto tumorale e anche nel sangue dei malati con il tumore al colon. Sembrava la scoperta del secolo: una proteina poteva indicare la presenza o meno di un tumore. Successivamente si scoprì che questo antigene veniva prodotto in piccole quantità anche da tessuti sani e si riscontrava in presenza di altre e completamente diverse neoplasie (mammella, polmone, apparato urinario, pancreas e stomaco). 
Crollato il mito della specificità del CEA, la batosta più grossa arrivò quando i ricercatori scoprirono che l’antigene è prodotto in alte dosi anche in malattie non tumorali come le infiammazioni acute e croniche del fegato.

Sensibilità e specificità dei markers

Per valutare correttamente l’adeguatezza di un marcatore tumorale è necessario conoscerne la sensibilità e specificità. 
Per sensibilità s’intende la capacità di rilevare la presenza di tumore. Per esempio se un marker ha una sensibilità del 70% significa che è capace di rilevare la presenza del tumore nel 70% dei pazienti affetti, ma questo significa che 30 pazienti su 100 avranno valori normali del marker in presenza di un tumore (“falsi negativi”). 
La specificità è invece la capacità del marker di essere elevato solo in caso di neoplasia e assente in altre malattie. Se un marker ha una specificità del 70% sarà positivo nel 70% dei casi per una specifica neoplasia, ma questo significa che 30 pazienti su 100 avranno livelli elevati del marker in presenza di un diverso tipo di tumore o di una patologia benigna (“falsi positivi”). 
La conseguenza è che i markers tumorali non hanno mai una sensibilità e una specificità del 100%. 
Questi sono alcuni dei motivi per cui i markers tumorali non vanno usati per la diagnostica oncologica ma per verificare l’andamento della terapia nel follow-up: l’abbassarsi o l’elevarsi dei livelli riflette l’andamento clinico della neoplasia.

Andamento clinico della neoplasia

La medicina allopatica ha una visione estremamente riduttiva della Vita e della malattia perché considera quasi esclusivamente “la progressione del tumore”. Non importa minimamente tutta la storia della persona, la complessità del suo mondo psichico, energetico, relazionale, ambientale (compresa naturalmente l’alimentazione) e anche la sua realtà spirituale. 
Quello che conta è un numero che sale e scende. 
Questa visione limitante e deviante si chiama “riduzionismo scientifico”.
L’essere umano con tutta la sua complessità è stato ridotto ad un ammasso di cellule, ormoni: a un numero, il marcatore…

Falsi positivi e negativi

Ogni esame diagnostico in quanto tale ha sempre una percentuale di falsi positivi e falsi negativi. 
La definizione della soglia di normalità del marcatore tumorale non esclude la possibilità di commettere gravissimi errori di classificazione e diagnosi.
Valore negativo di un marcatore tumorale (per la medicina assenza di malattia) non esclude infatti la presenza di un tumore, ma può essere dovuto per esempio a un tumore piccolo o a un tumore molto grosso poco vascolarizzato o alla prevalenza nel tumore di cellule che non rilasciano il marcatore. Questi sono i falsi negativi: il tumore c’è ma l’esame non lo vede.
Valori positivi di un marcatore tumorale (per la medicina presenza di malattia) può essere dovuto a cause diverse dai tumori come: patologie benigne acute o croniche di tipo infiammatorio, stili di vita errati come fumo o alcool, sport estremi, manovre diagnostiche, interventi chirurgici, ecc.
Questi sono i falsi positivi: il marcatore è alto ma il problema non è un tumore e spesso non c’è nessuna patologia!
I falsi positivi e negativi vanno tenuti in seria considerazione quando si eseguono esami diagnostici.

Esempio di marker contraddittorio

Due semplici esempi potranno spiegare come un marcatore oncologico se interpretato in maniera non corretta può trasformarsi in uno strumento molto pericoloso.
Nel sito www.cancerquest.org della Emory University è stato pubblicato un intero capitolo sul marcatore CA 125.
Come detto si tratta di una glicoproteina prodotta dall’utero, dalla cervice uterina, dalle tube di Falloppio e dalle cellule che rivestono gli organi delle vie respiratorie e dell’addome.
Quando uno di questi tessuti è danneggiato o semplicemente infiammato si possono trovare quantità di questa proteina nel sangue.
A livello internazionale quando i livelli del marker superano 35 U/mL si è in presenza di tumore.
Il problema sta proprio nell’interpretare correttamente il CA 125 perché un alto valore NON è sempre correlato al cancro. Livelli alti si possono avere in gravidanza, durante il ciclo mestruale, con una patologia epatica oppure una endometriosi.
Non a caso la maggior parte delle donne che presentano valori alti di CA 125 non sono assolutamente affette da patologie tumorali. 
Infine va tenuto conto che meno della metà dei casi di cancro ovarico in stadio precoce inducono un diretto aumento del livello di CA 125 nel sangue. Questo significa che nel 50% delle donne con cancro ovarico il livello del marcatore non cresce e quindi non è riscontrabile (falso negativo).
L’utilità di un’analisi che confonde molto facilmente un tumore allo stato precoce con altri eventi naturali è assai discutibile e pericolosa.
La conclusione dei ricercatori della Emory University è che “attualmente il test del CA 125 non è un’analisi raccomandata per uno screening a larga scala per il cancro delle ovaie”.

Marker & paura…

La paura è un meccanismo perfetto previsto dalla natura. Ogni animale selvatico e un po’ anche quelli addomesticati ne è provvisto. Questa emozione gioca un ruolo fondamentale: tenere l’essere umano sul “chi va là” per sopravvivere ai pericoli che lo circondano. 
In natura tutto è straordinariamente semplice: se si sta attenti si sopravvive, altrimenti si muore (1).
Poiché la paura ci avverte di un pericolo, se il pericolo non c’è, la paura non si manifesta. 
Queste conoscenze sono molto note al Potere che ci manipola, il quale proprio per mantenere il controllo sulla popolazione ha sviluppato numerose tecniche mediatiche per tenere sempre viva e accesa la fiamma che nutre la paura (terrorismo, attentati, guerre, pestilenze, malattie, surriscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, ecc.). Basta accendere la tivù per capacitarsene.

Vi è anche un aspetto più sottile relativo alla paura che è tipico dell’essere umano.
La paura per esistere ha bisogno della controparte, cioè il pericolo. 
Se abbiamo paura di qualcosa è possibile creare noi stessi il pericolo (la controparte) così da giustificare il timore.
Lo scopo del presente è di spiegare che i marker aumentano anche in totale assenza di tumore. Mentre a livello generale il mantra ufficiale che ci hanno inculcato per bene fin dentro l’inconscio è esattamente il contrario: i marker aumentano in presenza di tumore.
Se è vero che la paura per esistere ha bisogno della controparte pericolo, è logico dedurre che se si ha paura di vedere i marker aumentare, ciò potrebbe accadere realmente…
Tutte le filosofie del mondo sanno che il pensiero crea e interagisce con la materia stessa. La fisica quantistica, che oggi sta avendo sempre più riconoscimenti dalla comunità scientifica, lo dice dall’inizio del secolo scorso: l’osservatore è in grado di influenzare il comportamento della particella osservata!

Conclusione

La conclusione è semplice e scontata: il dosaggio dei marcatori non deve essere fatto in ambito diagnostico. Anche se questa cosa puntualmente viene eseguita. 
La totale mancanza di informazioni precise e consolidate circa il significato dell’incremento di un marcatore fa sì che in realtà essi vengano frequentemente utilizzati per decisioni cliniche in maniera soggettiva e spesse volte molto arbitraria.
I marcatori possono essere utili semmai per verificare l’efficacia delle terapie intraprese e seguire l’andamento della malattia e NON per diagnosticare una patologia!
D’altra parte vi è l’assoluto interesse economico e lobbistico da parte dell’industria chimico-farmaceutica affinché i marcatori vengano invece sempre più utilizzati nell’ambito degli screening, cioè per fare diagnosi, perché così facendo si creano sempre più malati.
La medicina non tenendo conto della complessa realtà della persona va riducendo tutto, vita compresa a un valore numerico (marcatore). 
Il resto lo fa la PAURA…

(...)

Tratto dal libro di Marcello Pamio: “La fabbrica dei malati”, rEvoluzione edizioni


http://www.disinformazione.it/marcatori_tumorali.htm

fonte: https://ilsapereepotere2.blogspot.com/

09/12/18

tra le nubi ecco il lago Nero della Valle Formazza


La valle Formazza occupa un posto speciale nel mio cuore.
Le sue montagne alte, imponenti, si stagliano nel cielo azzurro, la natura non lascia molto spazio all'uomo, giocando il ruolo della protagonista ad ogni angolo. Tutte le stagioni imprimono un segno nel nostro cuore, impressionano i nostri occhi con colori, rumori e profumi.
Ci sono escursioni per tutti i gusti, per tutte le gambe. Bisogna essere solo dotati di voglia di camminare e della giusta attrezzatura, per non farsi cogliere impreparati in caso di necessità.
La montagna, secondo il mio punto di vista, va vissuta con responsabilità, con rispetto, non cercando la conquista a tutti i costi, ma assaporando ad ogni passo il percorso che si è deciso di fare.
Così è come la vivo io, così è come la vivono i miei compagni di cammino quel giorno, in agosto, che abbiamo deciso di arrivare al Lago Nero della valle Formazza.
Si parte presto, ma non prestissimo. Arrivati a Riale, punto di partenza della nostra gita, l’aria è fresca, il cielo è azzurro. Attorno a noi, in un abbraccio verde, le alte cime della Formazza ci regalano una vista che ci riempie di entusiasmo. Iniziamo la salita fra risate e scherzi, ricordando le camminate di “gioventù”, quando di “gamba ne avevamo da vendere!”.
Dopo pochi passi la macchina fotografica fa la sua comparsa nelle nostre mani, come se mai prima di quel momento avessimo visto, al mattino presto, quelle verdi montagne, come se il lago davanti a noi fosse una sorpresa.  Giochi di luce e ombra rendono la nostra allegra ascesa, piacevole e frizzante.


La prima tappa è il Lago Kastel, a 2224 metri di altezza. La sua travagliata storia da mancata diga, è in secondo piano rispetto alla bellezza che ci regala: un lago carsico dal colore caraibico, silenziosamente adagiato ai piedi dell’imponente piramide del monte Kastelhorn, 3128 metri di roccia e ghiaccio (sempre meno), meta di ben allenati alpinisti. La salita la conosciamo molto bene, una passeggiata di qualche chilometro, non impegnativa, che ci permette, a diverse altezze, di ammirare il Lago di Morasco, da cui escono le acque della cascata della Toce (o Frua). Una sirena ci avvisa in anticipo dell’apertura delle chiuse, per consentire a chi è alla cascata di poterla vedere nel pieno del suo splendore. Fiori e farfalle adornano il sentiero, mentre “vecchie signore in pietra” ci salutano lungo il percorso, memoria storica di un tempo in cui le nostre valli alpine erano popolate e piene di vita.


Lungo il cammino conosciamo altre persone. Indicazioni, domande, chiacchiere.
È bello condividere la giornata con chi parla il nostro stesso linguaggio. Arriviamo al punto in cui il sentiero si divide: a destra si prosegue per il Kastel, a sinistra per il gradevole Rifugio Maria Luisa, di fronte per il Lago Toggia, un altro specchio d’acqua digato che si aggiunge ai numerosi presenti nelle nostre valli.


La piccola piana che si apre davanti a noi è densamente abitata dalle marmotte, che con il loro fischio, comunicano da una tana ad un’altra l’arrivo dei “soliti umani in gita”. La presenza degli escursionisti non le infastidisce più, come se il nostro girovagare le divertisse.  Fiori e farfalle rendono il paesaggio ancora più bello. Imbocchiamo il sentiero per il Kastel. Pochi minuti in salita prima di vedere il lago. Il colore delle sue acque gelide ci lascia sempre senza fiato. Il Kastelhorn gli fa da giusto contorno. La neve imbianca ancora una parte della sua vetta. Col binocolo vediamo due esperti scalatori che attaccano la sua cima. Emozionante pensare alla loro fatica, alla tenacia e alla voglia di arrivare lassù, per guardare la valle e i suoi specchi d’acqua da quel luogo che molti sognano e pochi conquistano.


Una piccola sosta prima di ripartire verso il Lago Nero. Scattiamo molte foto, la giornata è perfetta, fra sole e nubi che si alternano. Si riparte verso la nostra meta, con un nuovo pensiero per le nuvole nere cariche di pioggia che si addensano lentamente dietro alla montagna che dobbiamo risalire. Dal lago Kastel manca circa un’ora di strada, non impegnativa se non nell’ultimo tratto. Il sentiero costeggia la montagna, sotto di noi una parte della valle Formazza che spesso non viene vista. Riappare il lago di Morasco, che adesso si mostra con una veste color argento, a causa dell’addensarsi delle nuvole nel cielo. Affrettiamo il passo. Il tracciato è ben definito e per la maggior parte del tempo agevole. Incontriamo un grazioso piccolo alpeggio, probabilmente abbandonato. Spicca subito ai nostri occhi una fortificazione dietro la casa principale, per riparare l’abitazione delle valanghe invernali e un perfetto muro di protezione al limitare del precipizio, costruito quasi sicuramente per salvare il bestiame da un salto nel vuoto.


Corsi d’acqua spontanea scorrono sulla nostra strada, interrompendo il sentiero e permettendoci di dissetarci. La vegetazione si fa più rara, meno rigogliosa, fino all’arrivo in una piccola valle verdeggiante, incuneata fra le montagne, dopo alcuni chilometri in falso piano. Il verde davanti a noi è intenso, quasi sfacciato, spicca il giallo delle piante acquatiche presenti in grande quantità, in netta contrapposizione con l’avanzare delle nuvole nere che attorno a noi si addensano. Ci affettiamo, manca poco. Comincia la salita, ben segnata, per alcuni tratti un po’ impegnativa. Dietro di noi il cattivo tempo ci rincorre, come a volerci impedire di giungere alla meta. Siamo attrezzati anche per la pioggia, ma l’idea di arrivare e di non vedere il lago ci impensierisce. Saliamo ancora, decisi, sotto di noi la valle Formazza scompare. L’aria si fa sempre più pungente. Una cascata, qualche piccola pozza d’acqua, Eriofori scompigliati dal vento. L’ultimo tratto è tutto su pietrame. Ci siamo, ma le nubi ora avvolgono tutto. Eccolo li. Il Lago Nero, piccolo bacino a 2428 metri d’altezza, incastrato tra il monte Basodino e Corno Talli, tappa mancata a causa del tempo avverso.


Con questa giornata scura il lago sembra ancora più nero. Gocce. Piove, ma ormai ci siamo. Mangiamo fra risate e foto, conversando con altri escursionisti come noi, mentre un giovane camoscio ci osserva da lontano. Aspettiamo la discesa delle nuvole dal Corno Talli, per scatti ancora più spettacolari.  Fa freddo, ma ne è valsa la pena, la prossima volta lo vedremo col sole, torneremo. Il paesaggio è quasi magico. Non importa che sia arrivata la pioggia. Camminare fra quelle cime che ci hanno accompagnato silenziose è stato emozionante.

Rosella Reali

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/


ROSELLA REALI
Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L'Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni '50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l'orto e alleverò animali. 
Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.
Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai...

08/12/18

ex modella incarcerata per aver portato alla luce i sacrifici rituali di bambini degli Illuminati

Nathalie Augustina, era una supermodella olandese negli anni ’80.
Oggi è confinata in un ospedale psichiatrico, una forma classicamente comunista di punire i dissidenti.
Il suo crimine e` stato quello di rivelare la depravazione degli Illuminati in un nuovo libro,
Nathalie: The Dark Side of the Fashion Industry: Monarch Mind Control,


Nathalie Augustina era una modella controllata attraverso l’MK-Ultra e schiava del sesso che serviva i politici come ricompensa per i loro servizi ai satanisti super ricchi che controllano il mondo. La sua mente era compartimentata dai traumi subiti quando era una bambina e i suoi “servizi sessuali” venivano portati a termine da un altro “alterego”. Non ha ricordi di quelle esperienze, tuttavia risulta ovvio che venisse usata. È rimasta incinta due volte senza ricordare i rapporti. Le sono stati offerti milioni di dollari per un bambino, ma ha scelto di abortire invece. Possedeva anche poteri psichici utilizzati dalla Cia e dall’elite satanista.
La depravazione degli Illuminati che espone è coerente con le rivelazioni del banchiere olandese Ronald Bernard. I super-ricchi appartengono a un culto satanista e praticano la pedofilia, la tortura e l’omicidio di bambini e neonati e il cannibalismo. La polizia e l’intelligence militare consentono questi crimini e li coprono. Gli informatori vengono assassinati o confinati in un ospedale psichiatrico, nel caso di Nathalie, il Mentrum Psychiatric Hospital di Amsterdam.


In passato, è stata confinata per due mesi in una cella di isolamento dal “controspionaggio olandese”. La legarono nuda a una sedia e la interrogarono sui “codici” ai quali la sua personalità normale non può accedere. Poi l’hanno portata a Mentrum dove è stata denudata e medicata.
Nel suo libro possiamo leggere l’introduzione di Robin de Ruiter, autore di The 13 Satanic Bloodlines: Paving the Road to Hell. La sua introduzione fornisce una spiegazione sul lavaggio del cervello MK-Ultra e su come le agenzie per modelle siano fondamentalmente bordelli. I booker sono papponi. Le modelle che resistono vengono fatte scomparire. Ecco un caso recente.
Nathalie dice che la maggior parte delle modelle del 1980 si adoperavano nel sesso in cambio di fama e fortuna. Sostiene di essere stata drogata e violentata dall’attore Keanu Reeves. “La maggior parte delle star del cinema non sono solo schiave Monarch, molte sono anche handlers, tutte vivono una doppia vita.”
Miliardari pedofili farebbero arrivare uomini importanti nelle loro “isole delle orgie” dove avrebbero fatto sesso con ragazze minorenni che erano state drogate. “I registri di volo [comprendono] il principe Alberto, Bill Clinton e Donald Trump … lo scopo ultimo: il ricatto.”


Nathalie era presente agli eventi a cui parteciparono David Rockefeller e membri della famiglia Rothschild. “All’improvviso ci fu un po ‘di trambusto … Una signora molto anziana … entrò e tutti le fecero strada … Sembrava avesse centinaia di anni … Le guardie del corpo l’aiutarono a camminare dritta. Era ricoperta di gioielli … Mi si avvicinò e mi accarezzò il braccio “Sono onorata di conoscerti. Hai una pelle bellissima. ”
Apparentemente, le persone che hanno tutto cercano l’unica cosa che non possono avere.
Si ritirò dal mondo della moda negli anni ’90 e divenne una ricercatrice e attivista anti-pedofilia. “Ho scoperto che l’incesto era un problema enorme e che gli stupratori di bambini non erano mai stati puniti nei Paesi Bassi … il sistema olandese stava proteggendo questi mostri … Stavo osservando le caratteristiche di una società pedofila”.
“Nel 2018 l’Unione Europea ha preparato piani di vasta portata per legalizzare e normalizzare la pedofilia e depenalizzare il sesso con i bambini di tutta Europa. Il principio dell’età minima è stato già abbandonato da diversi paesi europei.In questi paesi, gli adulti sono autorizzati a fare sesso con bambini di qualsiasi età, non saranno perseguiti per stupro se il minore non è in grado di provare “minaccia, violenza, coercizione o sorpresa” .
Come potete vedere, l’umanità è in parte governata dai suoi elementi più depravati che ci stanno inducendo nel loro culto satanico, il migliore per sfruttarci.
Nathalie Augustina è una donna coraggiosa. Dobbiamo chiedere la sua immediata liberazione.

Fonte tratta dal sito .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.com/

28/11/18

tra gli spettri dei larici ecco l'altare delle streghe

I magnifici riflessi del Lago di Brunei - fotografia di Rosella Reali

Ci sono escursioni in montagna che ti segnano nell’anima, per la fatica che si fa, più o meno a seconda dell’allenamento di chi intraprende il cammino, e per la bellezza della meta.
Una di queste per me è stata la gita al lago di Brumei. Un giorno come tanti in luglio, un caro amico, esperto di montagna, manda a me e Fabio Casalini, un messaggio, breve e convincente: «domenica prossima, se il tempo è bello, torno al lago di Brumei e all’Altare delle Streghe. Volete venire?»
Tanto dislivello in pochi chilometri, sentiero poco battuto e quindi mal indicato, pendenze importanti, una gita non per tutti. L’ultimo tratto, verso il famigerato Altare, ha un passaggio impegnativo, su una bocchetta molto ripida, transito per camosci e altri animali selvatici. La curiosità è tanta. Invito accettato.
Quest’anno abbiamo nelle gambe abbastanza chilometri per affrontare il percorso.
Domenica mattina. Tempo bello, si parte. Il cielo ci regala qualche nuvola, per rendere più suggestivo l’azzurro intenso che ci sovrasta. L’aria è fresca, invitante. Ci lasciamo alle spalle la calura della bassa Ossola per immergerci nel verde brillante e silenzioso della Valle Antigorio. Una gioia per gli occhi, carburante per il nostro spirito.

Il panorama salendo all'altare delle streghe - fotografia di Rosella Reali

In allegria, con il cuore leggero cominciamo la salita. Il primo tratto è su strada asfaltata e porta ad Esigo, grazioso abitato con case in sasso e legno che si estende in un pianoro verde, affacciato sulla valle Antigorio. Tutte le case e i prati sono perfettamente curati, le capre pascolano libere, l’oratorio di san Rocco completa il panorama. I fiori adornano balconi e aiuole. Di fronte a noi la valle di Agaro, gli abitati di Costa e Pioda Calva, il pizzo Nava con la sua strana forma, la diga di Agaro.
Un caffè preso con amici ed un saluto alla simpatica e sorridente proprietaria del piccolo agriturismo che incontriamo sulla strada. Superato Esigo, situato a 1140 metri s.l.m. seguiamo le indicazioni per l’alpe Agarù. Il bosco di faggi ci protegge dal sole, possiamo ancora per qualche minuto godere del fresco. Un vecchio e smunto cartello ci incida la direzione di salita.
Il sentiero è poco battuto dagli scarponi degli escursionisti, l’erba alta e il tracciato approssimativo ci fanno subito capire che avere con noi il nostro amico Giulio, esperto conoscitore della montagna, non può essere che un bene.

Panorama salendo all'altare delle streghe - fotografia di Rosella Reali

Fin da subito la pendenza si mostra interessante. Il percorso è scosceso, con passaggi difficoltosi per chi non è abituato. Il tracciato del CAI non è sempre ben visibile a causa della rigogliosità della vegetazione che ha coperto i segnali, riprendendo il suo naturale corso, oppure in seguito a cedimenti del terreno. Durante la salita incontriamo l’alpe Cerino, nascosta fra la boscaglia.
Qualche sosta per riposare, per fare quattro chiacchiere e per prendere fiato.
Più si sale e più la valle di Agaro si apre davanti a noi, fino a vedere l’acqua azzurra del lago. Il pizzo Nava si fa sempre più vicino, mostrando quasi un volto umano sulla parete che domina la valle Antigorio: sembra sorridere guardandoci fare fatica.
Arriviamo all’alpe di Brumei. Due antiche costruzioni in sasso e legno, ormai abbandonate e diroccate, ci accolgono e ci fanno da ornamento per le foto che scattiamo delle montagne di Devero. Un tempo alpeggio abitato, oggi monumento al ricordo di quei giorni in cui la fatica del vivere la montagna non spaventava.
Attorno a noi il paesaggio si fa mozzafiato, le cime che vedevamo dal basso si fanno sempre più vicine. Il cielo azzurro, adorno di nuvole bianche, il Pizzo Brumei sopra di noi. Giornata davvero perfetta.
Una piccola sosta e si prosegue, si sale ancora, per poi attraversare un vasto pianoro verso sinistra, ultimo tratto prima del lago. Accanto a noi Cistella e Diei, di fronte la meta.

Salendo all'altare delle streghe - fotografia di Giulio Tonzi

Percorriamo un sentiero poco battuto, invaso da rododendri e farfalle. I larici ci accompagnano lungo tutto il percorso. L’altare delle Streghe si fa sempre più vicino: qualche ora fa sembrava una meta irraggiungibile. Improvvisamente il sentiero finisce e davanti a noi si apre, in tutta la sua semplice bellezza, il lago di Brumei, uno specchio azzurro, sul cui fondo riposano gli spettri dei larici abbattuti dalle valanghe invernali.
Fiori a perdita d’occhio. Sul terreno i segni del passaggio di camosci e cervi che, probabilmente, scelgono il lago per bere. Dalla parte opposta del lago si gode della meravigliosa vista del monte Cervandone, del pizzo Cornera, del monte Cazzola, della Rossa, che, china su sé stessa come una vecchia signora segnata dal tempo, rende il paesaggio unico.
Ci sediamo a respirare, a guardare la vetrina delle Alpi, come tre bambini felici davanti ai loro giocattoli preferiti. La bellezza immensa di questo luogo, il rumoroso silenzio del bosco di larici, il profumo del vento.

Con i piedi sull'altare delle streghe - Fotografia di Giulio Tonzi

Riposiamo pronti per continuare ancora a camminare per raggiungere l’Altare. Questa piana meravigliosamente dipinta dalla natura probabilmente un tempo era abitata da popoli antichi, che rendevano grazie alla natura per i doni che ricevevano ogni giorno, spingendosi in luoghi isolati per compiere antichi culti di ringraziamento. E li troviamo l’Altare delle Streghe, un masso coppellato, inciso in tempi remoti da temerari uomini che volevano ringraziare gli dei per ciò che la natura dava loro.
Un masso a picco sul vuoto, in un luogo riparato lontano da tutti, da dove si vede il mondo, quello conosciuto a quel tempo, dove solo pochi in tempi moderni si sono spinti. Passaggio per camosci, sfida per chi ha voglia di capire, di scoprire cosa spingesse tanto in alto coloro che ci hanno preceduti su questa terra.
Ma davvero era un luogo di incontro per le streghe?
Davvero si spingevano fin quassù per i loro sabba, per incontrare il loro signore, il dio delle tenebre?
Davvero delle donne, conoscitrici delle antiche tradizioni, delle erbe, custodi del sapere che ci arriva dalla notte dei tempi, sarebbero salite fin quassù, magari scalze, dopo ore e ore di cammino, in sentieri scoscesi e pericolosi?
Le streghe non sono mai esistite.

Alcune degli incavi presenti sul masso definito l'altare delle streghe - fotografia di Giulio Tonzi

Non volavano, non avevano cappelli a punta, non mutavano la loro forma in animali. Erano solo donne, guaritrici, Herbarie. Erano donne accusate ingiustamente dalla maldicenza delle persone, perseguitate dalla chiesa, che voleva cancellare il loro sapere, arrivato fino a noi ”come un fiume sotterraneo”.
Questo luogo conserva i segni del passaggio dei nostri antenati, di chi ha camminato nelle nostre valli prima di noi, rispettando la natura, compiendo antichi riti per riconoscenza verso i benevoli dei della natura.
Da quassù, da questa lingua di roccia, si riconciliavano con il mondo circostante, diventando un tutt’uno con le piante, i fiori, gli animali, con il cielo. Io credo che questo luogo speciale sia davvero un altare, ma che poco avesse a che fare con le streghe.

Alcuni degli incavi presenti sul masso definito l'altare delle streghe - fotografia di Giulio Tonzi

Le streghe non sono mai esistite, le hanno create gli uomini, la chiesa cattolica con le sue convinzioni, con la sua voglia di rinnovamento e di cancellare le religioni che l’avevano preceduta, per essere la sola a dare sollievo all’anima di chi a lei si accostava.
Da quassù, dopo un lungo cammino, mi sembra di volare, di essere al di sopra del mondo, di vivere una dimensione diversa.

Giulio Tonzi - Rosella Reali - Fabio Casalini
Rosella Reali

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/


ROSELLA REALI
Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L'Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni '50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l'orto e alleverò animali. 
Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.
Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai...

24/11/18

Glaxo e i padroni del mondo

Marcello Pamio
Le origini della «Glaxo»
La storia della Glaxo inizia nel lontanissimo 1715 quando Silvanus Bevan apre la farmacia Plough Court in centro a Londra.
In quel periodo gli «speziali», cioè gli antesignani dei farmacisti, erano i più comuni medici che offrivano consulenze e vendevano prodotti medicinali, saponi, olio di fegato di merluzzo, ecc.
Il dottor William Allen fu assunto dalla farmacia nel 1792 e divenne socio tre anni dopo.
Allen era uno stimato medico professionista e divenne membro fondatore della «Pharmaceutical Society» nel 1841.
I fratelli Handbury, nipoti di Allen entrarono a Plough Court e nel 1856 la compagnia divenne nota come «Allen & Hanburys». L’azienda si espanse grazie alle vendite dell’olio di fegato di merluzzo, usato per il rachitismo e per la carenza di vitamina A.
Siamo proprio agli albori perché la «Allen & Hanburys Ltd.» sarà acquisita da «Glaxo Laboratories Ltd.», una società della GSK.
La «G» del brand «GSK» rappresenta la prima lettera della parola «Glaxo».
La «Smith Kline»
Un'altra società che giocherà un ruolo centrale è la «Smith Kline».
Nel 1830 la casa farmaceutica «Smith & Gilbert» aprì la sua sede a Filadelfia.
Quando Gilbert si ritirò, George - il fratello minore di John K. Smith - entrò a far parte dell’azienda e costruì un impero grazie alla vendita all’ingrosso di farmaci.
Nel 1870 il nipote Mahlon Smith, che gestiva la società, fondò insieme al suo contabile Mahlon Kline la «Smith, Kline & Co».
Ecco spiegate le lettere finali dell’acronimo GSK, la «S» sta per «Smith» e la «K» per «Kline».
Nel 1880 altri due farmacisti, Henry S. Wellcome e Silas Burroughs, fondarono la «Burroughs Wellcome & Co.», una società per la vendita di farmaci a Londra.
Ricerca pioneristica di farmaci moderni
Nel 1894 furono aperti i «Wellcome Physiological Research Laboratories» con l’intento di effettuare la sperimentazione biologica, in particolare dei primi vaccini.
Origini del nome «Glaxo»
I caseifici di Joseph Nathan & Co. in Nuova Zelanda nel 1904 vendevano latte in polvere liofilizzato con il nome di «Defiance».
Alec Nathan racconta come volevano «registrare la parola “Lacto” ma questa non venne accettata dall’Ufficio marchi e brevetti, così delle lettere furono messe davanti e dietro alla parola “Lacto” fino a quando non è arrivata la parola eufonica: il cui risultato fu “Glaxo”».
Il punto interessante è che la «Joseph Nathan & Co.» sarà acquisita sempre dalla «Glaxo Laboratories Ltd.» nel 1947.
La pubblicità dell’epoca, siamo nel 908, era abbastanza inquietante: «Glaxo costruisce i pargoletti».
Questo perché il latte in polvere che producevano era considerato più sicuro del latte fresco non pastorizzato e questo ne fece schizzare la richiesta e le vendite per neonati e bambini.
Nel 1921 l’insulina fu scoperta come farmaco per gestire il diabete. Le aziende «Burroughs Wellcome» e «Allen & Hanburys» furono le prime nel Regno Unito a riprodurre l’insulina per uso commerciale. Addirittura nel 1923, «Allen & Hanburys» produceva il 95% dell’intera insulina del paese.
Nel 1924 Harry Jephcott, il chimico della «Joseph Nathan & Co.», riuscì a produrre un integratore di vitamina D, il quale divenne il primo prodotto farmaceutico «Joseph Nathan & Co.». L’azienda controllata della «Glaxo Laboratories Ltd.».Nel 1947, Glaxo Labs comprò la «Joseph Nathan & Co Ltd.» e nel 1958 la «Allen & Hanburys Ltd.».
Infine nel 1989 la «SmithKline Corp.» si fuse con il «Beecham Group plc» per formare il colosso «SmithKline Beecham plc».
Nel 1986, il «Wellcome Trust» vendette pubblicamente le azioni della «Wellcome Foundation Ltd.» per formare «Wellcome plc». Nel 1995, il Trust cedette le sue restanti azioni a «Glaxo plc», formando la più grande azienda farmaceutica del mondo: la «Glaxo Wellcome plc».
Un intreccio di acquisizioni e fusioni lungo tre secoli per giungere nell’anno 2000 al mega conglomerato formato da «SmithKline Beecham plc» e «GlaxoWellcome plc». Quello che nacque è la tristemente nota GSK: «GlaxoSmithKline plc».
Nel marzo del 2015 completarono una transazione con la svizzera Novartis per l’acquisizione della loro attività sui vaccini (esclusi gli antinfluenzali), rafforzando la posizione di leader mondiale nella produzione di vaccini. Mentre a marzo 2018 sempre la Novartis ha venduto il 36,5% del «Consumer Healthcare», una joint venture che gestisce i farmaci senza prescrizione. Un accordo da 13 miliardi di dollari![1]
Glaxo oggi
La GlaxoSmithKline è indubbiamente una delle transnazionali più potenti e losche al mondo.
Potente perché occupa il settimo posto tra le multinazionali della chimica e farmaceutica con un fatturato di oltre 27 miliardi di dollari all’anno, dopo Roche, Novartis, Pfizer, Sanofi-Pasteur, Johnson&Johnson e Merck. Nei vaccini la G.S.K. addirittura occupa il podio con un fatturato annuo di 5,5 miliardi nel 2015 e 8,5 miliardi previsti nel 2022.[2]
Losca perché gli scandali che hanno coinvolto questa azienda sono infiniti: corruzione, comparaggio, mazzette, vendita di farmaci off-label, sperimentazioni illegali, abusi farmaceutici nei bambini, ecc.
Tra i più noti a noi italiani è stata la corruzione avvenuta nei primi anni Novanta.
Il Direttore generale del ministero della Sanità Duilio Poggiolini intascava tangenti per accelerare le pratiche di aumento del prezzo dei medicinali o per inserirli nel prontuario. Era talmente avido che bramava soldi, oggetti preziosi, dobloni d’oro, quadri e gioielli vari. A febbraio del 1991 il presidente dell’allora «Smith Kline Beecham», unico produttore del vaccino Engerix B per l’epatite B, ha “donato” 600 milioni di lire al ministro della sanità Francesco De Lorenzo.
Dopo soli tre mesi, a maggio per l’esattezza, magicamente il vaccino è stato reso obbligatorio…
Nonostante una sentenza definitiva di colpevolezza e il carcere per il dottor De Lorenzo (ancora iscritto all’ordine dei medici di Napoli) il vaccino è rimasto sempre obbligatorio fino ai nostri giorni.
Poi ci sono tutti gli scandali che riguardano sperimentazioni illegali su bambini.
Secondo il quotidiano britannico «The Guardian», la GSK avrebbe usato dei neonati e bambini come cavie per testare farmaci estremamente tossici come quelli per l’Hiv. Grazie ad una indagine giornalistica dell’«Observer» la Glaxo avrebbe sponsorizzato almeno 4 trials clinici dal 1995 su 100 bambini.
Ecco qualche esperimento effettuato: venivano dati a bambini di 4 anni alti dosaggi di un cocktail di sette farmaci diversi contemporaneamente; in un altro esperimento si controllava la reazione in bambini di sei mesi con una doppia dose di vaccino per il morbillo; un altro esperimento prevedeva l’uso di bambini per «comprendere la tolleranza, studiare la sicurezza e la farmacocinetica» dei farmaci per l’Herpes.
In un altro ancora i bambini erano sottoposti al farmaco estremamente tossico AZT. Qui i bambini o nascevano da madri HIV-positive oppure veniva inoculato loro il virus dell’Hiv! [3]
Come si possono praticare simili aberrazioni e crimini impunemente?
Il motivo sarà chiaro a breve, ma la chiave di lettura è che questi colossi sono plurimiliardari, per cui possiedono un potere enorme in grado di sfidare la legge con arroganza.
A luglio del 2012 negli Stati Uniti la GSK è stata costretta a pagare 3 miliardi di dollari per aver corrotto i dottori in cambio della prescrizione di antidepressivi (Paxil, Avandia, Wellbutrin) per indicazioni non autorizzate (off-label), cioè fuori etichetta.
Spiccioli per i proprietari del gruppo GSK.
Chi possiede e controlla la Glaxo?
La GSK è una società spietata che non guarda in faccia nessuno e che non si ferma al primo intoppo pur di raggiungere gli obiettivi prefissati. Né più né meno come qualsiasi altra industria che si occupa di malattie. I principali scopi infatti sono la vendita di farmaci e vaccini.
Per vendere tali droghe è necessario e fondamentale che le persone e i bambini siano sempre più ammalati.
Vedremo però che il problema non sono la GSK, la Merck o la Sanofi: questi sono i brand che operano fisicamente nel settore delle droghe, coloro che devono produrre e spacciare.
Quelli che giocano un ruolo basilare sono gli azionisti.
Azionisti della GSK
Ecco l’elenco dell’azionariato della Glaxo.
«Vanguard Group, Inc.», titoli azionari 146,907,284, pari al 2.96%
«BlackRock Investment Management Ltd.», titoli azionari 137,165,476, pari a 2.77%
«Norges Bank Investment Management», titoli azionari 104,694,000 pari a 2.11%
«Legal & General Investment Management Ltd.», titoli azionari 100,349,016 pari a 2.02%
«BlackRock Advisors Ltd.», titoli azionari 88,133,021 pari a 1.78%
«Dodge & Cox», titoli azionari 77,042,000 pari a 1.55%
«BlackRock Fund Advisors», titoli azionari 70,362,981 pari a 1.42%
«State Street Global Advisors Ltd.», titoli azionari 61,379,698 pari a 1.24%
«Schroder Investment Management Ltd.», titoli azionari 59,098,752 pari a 1.19%
«Threadneedle Asset Management Ltd.», titoli azionari 57,917,665 pari a 1.17%
Alcuni di questi nomi, completamente sconosciuti alla maggior parte delle persone, rappresentano i veri Padroni del mondo, i controllori della Finanza internazionale.
Un’analisi delle relazioni tra 43.000 società multinazionali ha identificato un gruppo relativamente piccolo di società, principalmente banche e fondi con un potere sproporzionato sull’economia globale. Un piccolissimo gruppo in grado però di controllare tutto.
Restringendo il campo si possono elencare solo quattro colossi: «BlackRock», «State Street Corp», «FMR/Fidelity» e «The Vanguard Group».
Le sovrapposizioni e gli incroci azionari sono intricatissimi, ma alla fine questi gruppi appaiono dietro ogni multinazionale. Li ritroviamo infatti tra gli azionisti di Alcoa, Altria, A.I.G., AT&T, Boeing, Caterpillar, Coca-Cola, DuPont, G.M., H.P., Honeywell, Intel, Johnson&Johnson, McDonald’s, Merck, 3M, GSK, Pfizer, United Technologies, Verizon, Wal-Mart, Monsanto, Time Warner, Walt Disney, Viacom, Rupert Murdoch’s News, C.B.S., N.B.C. Universal, solo per citare le società più note.
Quali sono oggi le più grandi aziende al mondo? Risposta: «Bank of America», «JP Morgan», «Citigroup», «Wells Fargo», «Goldman Sachs» e «Morgan Stanley».
Chi le controlla?
«Bank of America» (con 2,17 trilioni di dollari)
State Street Corporation, The Vanguard Group, BlackRock, FMR, Paulson, JP Morgan, T. Rowe, Capital World Investors, AXA, Bank of NY, Mellon.
«JP Morgan» (con 2,39 trilioni di dollari)
State Street Corp., The Vanguard Group, FMR, BlackRock, T. Rowe, AXA, Capital World Investor, Capital Research Global Investor, Northern Trust Corp., Bank of Mellon.
«Citigroup» (con 1,88 trilioni di dollari)
State Street Corporation, The Vanguard Group, BlackRock, Paulson, FMR, Capital World Investor, JP Morgan, Northern Trust Corporation, Fairhome Capital Mgmt, Bank of NY, Mellon.
«Wells Fargo» (con 1,44 trilioni di dollari)
Berkshire Hathaway, FMR, State Street, The Vanguard Group, Capital World Investors, BlackRock, Wellington Mgmt, AXA, T. Rowe e Davis Selected Advisers.
Sembra incredibile ma perfino la Federal Reserve, la banca delle banche statunitensi, è controllata da State Street Corporation, The Vanguard Group, BlackRock, FMR/Fidelity.
Si può girare e rigirare il quadro ma il disegno inquietante rimane e rimarrà sempre il medesimo.
I «Big Four», cioè i Quattro Grandi sono sempre gli stessi e sempre presenti: «State Street Corporation», «The Vanguard Group», «BlackRock» e «FMR/Fidelity».
A questo punto sarebbe interessante sapere chi controlla i controllori?
Vediamo soltanto chi c’è dietro i due gruppi «State Street» e «BlackRock».
«State Street»
T. Rowe Price Associates (7.45%), Massachusetts Financial Services (7.43%), The Vanguard Group (6.66%.), SSgA Funds Management (5.12%), GIC Pte (4.33%), BlackRock Fund Advisors (4.27%), Fidelity Management & Research (3.71).
«BlackRock»
PNC Bank (21.4%), The Vanguard Group (5.20%), Norges Bank Investment Management (5.02%), Capital Research & Management (4.33%), Wellington Management (3.74%), BlackRock Fund Advisors (3.47%), SSgA Funds Management (3.41%), Fidelity Management & Research (2.18%).
Dietro «State Street corporation» vi è T. Rowe Price Associates e dietro «BlackRock» la PNC Bank.
Andando dietro le quindi di queste due banche sconosciute, troviamo…
T. Rowe Price Associates
The Vanguard Group (7.35%), SSgA Funds Management (5.45%), BlackRock Fund Advisors (5.21%), JPMorgan Investment Management (3.88%).
PNC Financial Services Group
Wellington Management (7.28%), The Vanguard Group (6.79%), SSgA Funds Management (4.95%), BlackRock Fund Advisors (4.45%), Capital Research & Management (3.92%), Capital Research & Management (2.86%), Fidelity Management & Research (2.84%), T. Rowe Price Associates (2.70%).
In definitiva dietro a tutti c’è «The Vanguard Group»…
“Il Gruppo Vanguard”
Tra i Big Four, «The Vanguard Group» merita un capitolo a parte. Si tratta della più grande e potente società d’investimento del globo.
La sua influenza è ubiquitaria e interessa centinaia di società diverse, tra cui anche gli stessi Big Four, e proprio per questo motivo lo chiameremo per comodità «Il Gruppo».
Secondo il «Financial Times» questo moloch ha superato il record come assett manager a più rapida crescita al mondo: nel 2017 ha accumulato in nuovi affari 1 miliardo di dollari ogni singolo giorno.
Una stima preliminare pubblicata dallo stesso Vanguard ha mostrato di aver accumulato lo scorso anno 368 miliardi netti con un aumento del 13,9%.[4]
Secondo i calcoli di Bloomberg i due gestori di fondi più grandi al mondo («Vanguard» e «BlackRock Inc.») gestiscono un patrimonio di 20 trilioni di dollari, che corrispondono a 20 mila miliardi di bigliettoni verdi,[5] che tradotto nel vecchio conio sono 38 milioni di miliardi di lire.
Cifre impensabili e incalcolabili non solo per noi comuni mortali, ma anche per intesi Paesi industrializzati.
Il Gruppo ha partecipazioni in oltre 200 delle più grandi multinazionali al mondo, questo secondo il modulo 13F depositato presso la «Securities and Exchange Commission» americana.
Apple, Exxon Mobil, Chevron, Microsoft, Johnson & Johnson, General Electric, Google, Procter & Gamble, International Business Machine, Qells Fargo, JPMorgan Chase, Pfizer, Berkshire Hathaway, AT&T, Coca Cola, Bank of America, PepsiCo, Philip Morris International, Merck, Citigroup, Wal Mart Stores, Verizon Communications, Cisco Systems, Schlumberger, Intel, Oracle, Qualcomm, McDonalds, Amazon, Simon Property, Home Depot, United Technologies, Comcast, Walt Disney, Visa, Gilead Sciences, 3M, Occidental Petroleum, ConocoPhillips, Boeing, Amgen, Bristol Myers Squibb, Abbvie, American Express, Union Pacific, Mastercard, Unitedhealth, Altria, American International, United Parcel Service, CVS Caremark, Abbott Labs, Ford Motor, Ebay, Monsanto, Celgene, US Bancorp, Twenty First Century Fox, Goldman Sachs, Colgate Palmolive, Honeywell International, Facebook, Nike, Medtronic, Caterpillar, Public Storage, Biogen idec, Time Warner, Lowes, Starbucks, EOG Resources, Du Pont e i de Nemours & co, Walgreen, Mondelez international, EMC, Emerson Electric, Eli Lilly, Priceline, Express scripts holding, Costco wholesale, Health Care Reit, Duke Energy, Accenture, Anadarko Petroleum, Dow Chemical, Prologis, TJX Companies, HCV, Texas Instruments incorporated, Equity Residential, Target, Metlife, Ventas, Avalonbay Communities, Halliburton, Praxair, Automatic Data Processing, Danaher, Boston Properties, Hewlett Packard, PNC Financial Services Group, Lockheed Martin, Capital One Financial, Kimberly Clark, Southern, Dominion Resource, Illinois Tool Works, Viacom, Prudential Financial, Baxter International, Morgan Stanley, Nextera Energy, General Dynamics, Vornado Realty Trust, Phillips, Lyondellbasell Industries, Aflac, Freeport Mcmoran Copper, National Oilwell Varco, Ace, Apache, Bank of New York Mellon, BlackRock, Host Hotels & Resorts…
Tornando al tema centrale di questo articolo, «The Vanguard» possiede praticamente le più importanti aziende farmaceutiche planetarie: «Glaxo», «Novartis», «Baxter», «Eli Lilly», «Merck», «Abbott», «Bristol Myers Squibb», «Celgene», «Monsanto», «Gilead Sciences», ecc.
Il risvolto è interessante perché se l’azionariato è il medesimo dietro a tutte le multinazionali, significa che la competizione e la concorrenza commerciale non esistono, si tratta solo di pura illusione per ingannare i sudditi. Se milioni di dosi di un farmaco o vaccino vengono vendute dalla Glaxo piuttosto che dalla Merck, per i veri proprietari cosa cambia? Nulla. Quello che conta per loro è vendere droghe e perché ciò avvenga devono esserci clienti/pazienti, cioè la gente deve ammalarsi.
Il meccanismo e le strategie per creare malati sono state ampiamente descritte nei libri «La Fabbrica dei malati» e «Vaccinazioni: armi chimiche contro il cervello e l’evoluzione dell’uomo».
Il primo lavoro ha messo in luce i piani diabolici (quantitativo, qualitativo e temporale) per trasformare uomini sani in malati, mentre il secondo sui vaccini ha cercato di dimostrare che l’intervento farmacologico sui neonati e sui bambini piccoli, con la scusante delle malattie infettive, serve a predisporli a tutte le malattie…
Impero dei Rothschild
Alcuni documenti russi affermano che «The Vanguard Group» è di proprietà della famiglia dei RothschildRockefeller, con partecipazioni dei Bush, Clinton, Donald Rumsfeld, Dick Cheney e altri loschi individui.
Per i Rothschild la cosa non è strana visto che l’impero ha tentacoli ed è ramificato in ogni dove e in ogni tempo.
Nel suo libro «La Guerra delle Valute», Song Hongbing, catalogava la famiglia dei Rothschild come la più ricca del globo con un capitale di circa 5 milioni di milioni di dollari. Cifra improponibile perfino nella scrittura …
Anche il politico texano Ron Paul del Partito Repubblicano aveva segnalato che la famiglia dei Rothschild possiede le azioni delle 500 principali multinazionali della rivista Fortune.
Tutte queste società controllate, guarda caso, dai soliti noti: «BlackRock», «State Street», «FMR/Fidelity» e «The Vanguard Group».
Conclusione
Il discorso è molto semplice: esistono pochissimi gruppi, totalmente sconosciuti alla maggior parte delle persone, che lavorando nell’ombra mediatica sono in grado di spostare migliaia di miliardi di dollari e decidere le sorti di miliardi di persone.
Controllano le multinazionali che contano, quelle che lavorano nell’informazione e nell’intrattenimento (media, tv e carta stampata), nelle telecomunicazioni, nella farmaceutica, nell’agroalimentare, nell’energia e nell’acqua.
Nulla sfugge al loro controllo e dove ci sono interessi economici loro sono nell’ombra!
Finanziano e provocano guerre e distruzioni in giro per il mondo per poi buttarsi a capofitto nella ricostruzione (BlackRock in Iraq/Afghanistan è un esempio magistrale); finanziano e armano tutte le dittature nei paesi in cui le risorse servono alle loro aziende (petrolio, acqua, cibo, energia, minerali e diamanti); finanziano e manovrano qualsiasi governo e governante al mondo.
L’unica cosa che aborrano è la luce dei riflettori (non a caso nessuno parla di loro) e ogni restrizione commerciale che impedisca al cancro-capitalismo liberista di metastatizzare tutto.
A questo punto siamo in grado di comprendere meglio la legge nr. 119/2017 sulle vaccinazioni firmata dal «pinocchietto» Lorenzin. Solo una mente limitata e confusa potrebbe pensare che un ministro non in grado di pensare, parlare e intendere abbia potuto concretizzare una simile aberrazione legislativa che trasforma i bambini italiani in cavie regalandoli alle industrie.
Il ministro ha apposto soltanto la firma al decreto, poi il Parlamento (sempre di venduti) l’ha convertito in legge.
Stiamo parlando del più grande esperimento umano a cielo aperto mai realizzato.
Obbligano i genitori per legge, pena l’esclusione scolastica e la multa a fare dieci più quattro vaccini.
Ma se il piccolo subisce un danno nessuno è colpevole e nessuno paga.
La legge 119 andava fatta, contro ogni logica e nonostante non vi fosse pericolo per la salute pubblica.
Le epidemie (prima meningite e poi morbillo) sono state inventate e montate ad arte dai media servili al Sistema. Avevano necessità di un cavallo di Troia, della pistola fumante per entrare in Parlamento per la conversione…
Il motivo è semplice: le pressioni politiche, economiche, finanziarie e lobbistiche messe in moto sono state e sono incalcolabili e trovano una spiegazione solo con i gruppi di potere appena visti.
Cui Prodest? Cui Bono? A chi giova avvelenare e intossicare milioni di esseri umani?
Secondo voi alla Lorenzin, agli azionisti della GSK, al gruppo occulto Vanguard, ai membri della famiglia dei Rothschild, agli arroganti e strafottenti burioni di turno interessa veramente la salute dei vostri figli? Siete veramente convinti che questi si stiano muovendo per il bene comune, per il bene del gregge?
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[1] «Novartis, accordo da 13 miliardi con GSK: vende il 36.5% Consume Healthcare», IlSole24Ore del 27 marzo 2018
[2] «World Preview 2016, Outlook to 2022», «EvaluatePharma», http://info.evaluategroup.com/rs/607-YGS-364/images/wp16.pdf
[3] «UK firm tried HIV drug on orphans», 4 aprile 2004, «The Guardian», www.theguardian.com/world/2004/apr/04/usa.highereducation
[4] «Vanguard retains title as world’s fastest-growing asset manager», 4 gennaio 2018, https://www.ft.com/content/753e1afe-f149-11e7-ac08-07c3086a2625
[5] «BlackRock and Vanguard Are Less Than a Decade Away From Managing $20 Trillion», 4 dicembre 2017, https://www.bloomberg.com/news/features/2018-03-19/what-michael-flynn-could-tell-the-russia-investigators

fonte: https://disinformazione.it/