12/08/18

Alice Seeley Harris e l'orrore del colonialismo di Leopoldo II


Correva accaldato l'agosto del 1908 e, prima di cedere le terre della propria colonia privata al governo del Belgio, Re Leopoldo II fece ardere per una settimana i propri archivi privati al fine di nascondere le atrocità commesse in quella terra lontana. 
Alla base della nostra comprensione dovremmo trovare la risposta ad una domanda molto semplice: perché Leopoldo II possedeva una colonia privata nel cuore dell'Africa? 



Leopoldo credeva che le colonie fossero la chiave per la grandezza di un paese e cercò instancabilmente di acquisire un territorio d'oltremare per il Belgio. Purtroppo le sue ambizioni non trovarono seguaci nel popolo belga. Il re decise di cercare un modo d'impossessarsi di terre in posizione di privato cittadino. Diversi tentativi in Africa e Asia non riuscirono, per la fortuna delle popolazioni che risiedevano in quelle terre. Nel 1876 organizzò una campagna commerciale camuffata da associazione scientifica e filantropica. Nel 1879 assunse il famoso esploratore Henry Morton Stanley per stabilire una colonia privata nella regione del Congo. Le manovre diplomatiche, ma soprattutto le conoscenze acquisite, permisero il riconoscimento di Leopoldo come sovrano delle terre congolesi alla conferenza di Berlino del 1884-85. Il 5 febbraio del 1885 nacque lo Stato Libero del Congo, poi divenuto Congo Belga. Leopoldo fu libero di controllare lo stato come una colonia privata e personale. 


Leopoldo e Morton Stanley, sfruttando l'ingenuità dei nativi, riuscirono a stipulare centinaia di contratti lungo le rive del fiume Congo, al fine di sfruttare i collegamenti portuali dalle zone interessate sino alla foce. 
Cosa vi era di così importante in quelle zone da far sottoscrivere centinaia di contratti per lo sfruttamento del corso d'acqua? 
Alcuni decenni prima dello sbarco di Leopoldo sulle rive del Congo, Charles Goodyear aveva scoperto che l'aggiunta di poche unità percentuali di zolfo al lattice dell'albero della gomma, seguito da riscaldamento, rendeva la gomma più resistente ai solventi e più elastica. Questo processo è noto come vulcanizzazione. 
Il Congo era ricco di alberi della gomma. La resina, che si ricavava incidendo la corteccia dell'albero, era raccolta in recipienti posti alla base del tronco. Leopoldo non poteva perdere l'occasione di sfruttare la nascente industria della gomma. Trasformò il paese conducendolo ad un regime militare fondato sul terrore e gli omicidi. 
Al Re serviva la manodopera per raccogliere i frutti dell'albero. Molti abitanti della colonia privata furono obbligati a raccogliere la resina senza ottenere compenso. 


Resoconti di sfruttamento selvaggio e di violazioni dei diritti umani della popolazione nativa, tra cui la schiavitù e le mutilazioni eseguite quando le produzioni della gomma non rispettavano i quantitativi richiesti, portarono alla nascita di un movimento internazionale di protesta già nei primi anni del secolo scorso. Le mutilazioni erano frequenti: le persone che non eseguivano correttamente gli ordini impartiti si vedevano tagliare la mano o il piede. Sulle donne la malvagità e l'orrore condussero gli aguzzini a privarli delle mammelle. Frequenti erano le spedizioni punitive contro i villaggi, che venivano distrutti e dati alle fiamme. Non furono risparmiati bambini. Ad aggravare la situazione giunsero frequenti epidemie di vaiolo e malattia del sonno. Le stime sulle perdite di vite umane durante la colonizzazione di Leopoldo II oscillano tra i 3 e i 10.000.000 di morti. Numero di vittime tale da poter attribuire alle nefandezze di Leopoldo II il termine di genocidio, forse il meno conosciuto della storia recente. 


Poche persone ebbero il coraggio di urlare al mondo cosa accadeva in Congo, tra questi Alice Seeley Harris con il marito John Harris, due missionari inglesi che agli inizi del novecento girarono la colonia privata di Leopoldo con la macchina fotografica in spalla. 
Alice Seeley nacque a Malmesbury, in Inghilterra, il 24 maggio del 1870, da Aldred e Caroline Seeley. Nel 1889, all'età di diciannove anni, entrò nel servizio civile. Alice donava il proprio tempo libero al lavoro da missionaria presso la Regent's Park Chapel a Lamberth. Poco tempo dopo decise di lasciare il servizio civile per entrare nel Doric Lodge, un istituto di addestramento del RBMU, organizzazione che si occupava dell'Africa ed in modo particolare del Congo. Nel 1894 conobbe il futuro marito John Hobbis Harris. Nel 1897, dopo quasi sette anni di tentativi, la richiesta di Alice di recarsi in Congo fu accettata. Poco tempo dopo, il 6 maggio del 1898, Alice e John si sposarono. La felice relazione porterà alla gioia di quattro figli: Alfred John, Margaret Theodora, Katherine Emmerline e Noel Lawrence. Il 10 maggio del 1898, quattro giorni dopo il matrimonio, Alice e John partirono per l'Africa, in una sorta di luna di miele. Arrivarono in Congo il 4 agosto 1898, tre mesi dopo la partenza dall'Inghilterra. Alice rimase sconvolta e disgustata da quello che quotidianamente vedeva nel cosiddetto Stato Libero del Congo. Inizialmente lei ed il marito si erano posizionati in una zona tribale nei pressi del fiume Lulanga, un affluente del Congo. Dal 1901 si spostarono nella zona di Baringa, villaggio sulle sponde del fiume Maringa. Durante il suo periodo in Congo, Alice insegnò l'inglese ai bambini del posto, ma il suo contributo più importante fu quello di fotografare le ferite riportate dai nativi congolesi ad opera degli agenti e soldati di Re Leopoldo II del Belgio. L'atrocità più famosa e scioccante era legata al taglio delle mani e dei piedi. Nel 1904 due uomini giunsero alla sua missione da un villaggio attaccato dagli uomini di Leopoldo. Uno dei due uomini reggeva un piccolo fascio di foglie che all'apertura rivelò la mano e il piede mozzato di un bambino. I soldati di Leopoldo II Re del Belgio, mai dimenticarlo, avevano mutilato ed ucciso sia la moglie che la figlia di Nsala, l'uomo che reggeva i resti della bimba avvolte in un fascio di foglie. Stravolta, inorridita, disgustata ma fortemente motivata a far conoscere al mondo gli orrori compiuti nella colonia privata del re del Belgio, Alice convinse Nsala a posare con i resti di sua figlia nella veranda della sua casa per una fotografia che attraverserà lo spazio e il tempo. Inizialmente le fotografie ebbero una diffusione limitata alle sole riviste della Missione per il Congo Belga. Nel 1906 i coniugi Harris visitarono gli Stati Uniti. John scrisse d'aver presentato le immagini ad oltre 200 incontri in 49 città. Nel dicembre dello stesso anno, il quotidiano americano New York Times utilizzò le fotografie della famiglia Harris per illustrare articoli sulle atrocità in Congo. Le fotografie riempirono le pagine del quotidiano per un'intera settimana. 


Nel frattempo Re Leopoldo II del Belgio riuscì a scampare all'attentato dell'anarchico italiano Gennaro Rubino. Il re partecipava al corteo in memoria della moglie Maria Enrichetta da poco defunta. Dopo il passaggio della carrozza di Leopoldo, Rubino sparò tre colpi di pistola al re, mancandolo. Rubino, probabilmente dotato di scarsa mira rispetto a Gaetano Bresci, fu arrestato poco dopo. 
Sull'onda del risentimento mondiale, nel 1908 il parlamento belga costrinse il re a cedere lo Stato Libero del Congo al governo del Belgio. Il paese fu ribattezzato Congo Belga. 
Negli anni successivi John e Alice Harris ricoprirono molti ruoli nelle associazioni per la Riforma del Congo. Nel 1933, John Harris fu nominato cavaliere per i suoi servigi all'umanità, divenendo Sir John Harris. Nel contempo Alice divenne Lady Alice Harris. 
Molti commentatori e storici ritennero che Alice avrebbe dovuto ricevere un onore personale per essere stata una delle prime persone ad utilizzare la fotografia in una campagna per i diritti umani. 


Nel 1970, all'età di cento anni, Alice fu intervistata dalla BBC in un programma chiamato “Women of our time”. 
Si spense poco dopo, il 24 novembre del 1970, a Guilford, nel Sussex, in Inghilterra. 
Grazie al rogo degli archivi vi è un Grande Oblio, come affermò Adam Hochschild in King Leopold's ghost, sugli orrori commessi dal re del Belgio nella sua colonia privata. Leopoldo II re del Belgio e Alice Seeley Harris, il carnefice e la donna che ebbe il coraggio di raccontare al mondo l'orrore devastante di un governante definito dal console britannico in Congo, Roger Casement, come “Attila in vesti moderne e che sarebbe meglio per il mondo non fosse mai nato”.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

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Sliwinski, Sharon (2006). "The Childhood of Human Rights: The Kodak on the Congo". Journal of Visual Culture

Peffer, John (2008). "Snap of the Whip/Crossroads of Shame: Flogging, Photography, and the Representation of Atrocity in the Congo Reform Campaign". Visual Anthropology Review

Hunt, Nancy Rose (2008). "An Acoustic Register, Tenacious Images, and Congolese Scenes of Rape and Repetition". Cultural Anthropology

Wylie, Lesley (2012). "Travel Writing and Atrocities: Eyewitness Accounts of Colonialism in the Congo, Angola, and the Putumayo". Nineteenth-Century Contexts

Maria Petringa. Brazza, A Life for Africa, 2006

David Van Reybrouck, Congo, trad. Franco Paris, Milano, Feltrinelli, 2014

Sitografia


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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