Non fu certamente la buona politica a salvare l'antica città di Zeugma in Turchia. Furono gli uomini di scienza a permettere che i suoi magnifici resti siano ancora visibili. Correva il 1996. Gli antichi fasti, perduti nelle righe del tempo, rischiarono di essere sommersi dalle acque della diga Birecik, in costruzione sul fiume Eufrate e distante poco più di un km dalla zona degli scavi. Gli archeologi delle Università di Nantes e Gazientep intensificarono gli sforzi, tanto che nel 1999 portarono alla luce un magnifico pavimento a mosaico raffigurante il mitologico Toro di Minosse. Il direttore del Gazientep Museum, non volendo lasciare i tesori in balia dei cacciatori di antichità, decise di continuare gli scavi anche durante la stagione invernale. Malgrado le difficili condizioni atmosferiche, gli archeologi scoprirono una fontana, una statua in marmo di Apollo ed un altro pavimento a mosaico. Con il trascorrere del tempo Zeugma divenne nota a livello mondiale, tanto da condurre in quella zona molti turisti.
Nel frattempo gli scavi proseguirono restituendo al mondo altre due ville romane, salvate dalle mani dei predoni grazie alla casualità: i resti si trovavano sotto tre metri di macerie. La scoperta fu sensazionale poiché i mosaici, gli affreschi e le altre opere d'arte erano praticamente intatti. Tra i vasi delle ville fu rinvenuta una statua di Marte, scoperta che destò l'interesse dei media. Complessivamente furono rinvenuti 17 pavimenti a mosaico nelle ville, le cui pareti erano decorate con magnifici affreschi colorati.
Quando le acque iniziarono ad invadere l'area dello scavo archeologico, i lavori a Zeugma furono suddivisi in tre zone: nel luglio del 2000 la priorità fu data all'area che stava affondando sotto le acque della diga; ad ottobre - dello stesso anno - iniziarono i lavori per il salvataggio e la documentazione della seconda area, ormai pronta ad essere sommersa. La terza zona si salvò poiché era costituita dalle parti più alte della località, che non furono interessate dall'invasione delle acque della diga.
Perché questo interesse per la località turca?
La storia di Zeugma iniziò molti secoli prima della costruzione della diga. Dobbiamo risalire la linea del tempo sino al 300 a.c., quando un generale di Alessandro Magno diede vita alla città. Come il nome stesso lascia intuire (zeugma in greco antico significa unione, legame) la città nacque per unire due insediamenti precedenti che si trovavano su rive opposte del fiume, Seleucia allo Zeugma e Apamea allo Zeugma. Per brevità a Seleucia rimase solo il nome di Zeugma. La popolazione della città, al suo apice, era di circa 80.000 persone. Nel 64 a.c. la città fu conquistata dai romani. Durante il dominio romano, Zeugma divenne una delle attrazioni più importanti di tutta la regione ed un punto nevralgico dei commerci grazie al suo ponte, che univa Antiochia alla Cina. Durante l'epoca romana a Zeugma si accamparono diverse legioni, per cui la città divenne sede di molti soldati di alto rango che trasferirono il loro stile di vita sulle sponde dell'Eufrate.
Nel 256 d.c. la città conobbe l'invasione dei Sassanidi. Il danno fu così grande da non permettere alla località di recuperare l'antico splendore. La situazione peggiorò a causa di un tremendo terremoto che seppellì sotto le macerie buona parte dell'insediamento. La città conobbe secoli bui, tra scorribande arabe e riconquiste cristiane, sino all'abbandono da parte della popolazione. All'inizio del nuovo millennio un piccolo gruppo abbaside si stabilì a Zeugma. Gli abbasidi furono una dinastia califfale musulmana che governò il mondo islamico dal 750 al 1258. Prendono il loro nome da al-ʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib - zio paterno del profeta Maometto e trisavolo del fondatore della dinastia - che si vuole si fosse convertito alla religione predicata dal nipote in una data imprecisata, che i detrattori della dinastia ponevano nella sera immediatamente precedente alla conquista (fatḥ) della Mecca da parte dei musulmani (630). Nel XVII secolo sorse, finalmente, un moderno villaggio chiamato Belkis.
Solo nel 1987, in seguito ai primi scavi del Gazientep Museum, si tornò a parlare della città che fungeva da ponte tra il mondo occidentale e quello orientale. Nel 1992, intensificando i lavori di scavo, si scoprirono i pavimenti a mosaico sotto il centro dell'antica città. Purtroppo alcune di queste raffigurazioni furono sottratte la notte del 15 giugno 1998. Nello stesso periodo accorsero a Zeugma molti archeologi di fama mondiale, nel tentativo di salvare i resti dalle acque della diga.
Il sito ha un immenso significato storico ed archeologico poiché rappresenta un importante testimonianza dell'integrazione di sfere culturali diverse, e tra loro distanti.
Fabio Casalini
fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/
Bibliografia
Özgen Acar (September–October 2000). "Troubled Waters". Archaeology Magazine, Volume 53 Number 5.
Stephen Kinzer (July 3, 2000). "A Race to Save Roman Splendors From Drowning". The New York Times.
Lisa Krause (February 2, 2001). "Website Pulls Together the Strands of Turkey's Past". National Geographic News.
"Museum of Roman Mosaics to Open in Turkey". Luxury Travel Magazine.
Kennedy, David. The Twin Towns of Zeugma on the Euphrates: Rescue Work and Historical Studies (Journal of Roman Archaeology Supplementary Series). Portsmouth, RI: Journal of Roman Archaeology, 1998.
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.
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