06/07/17

Antonio Ligabue: storia di un matto che fissava il grande fiume



Il conflitto interiore dell'aquila che attacca la volpe.
La sfida infinita della tigre assalita da un serpente.
La rabbia del Re della foresta cantata dalle fauci spalancate.
Bestie da dominare o dominatrici? 
La fiera belva nella quale incarnare la schizofrenia.
Il conflitto interno era da vincere, da distruggere.
Il naso martoriato per somigliare al rostro del rapace.
All'improvviso fu il ritorno dai campi.
Le atmosfere, le case e le chiese ricordano la tua nascita.
Ricordi Zurigo e la madre emigrata dall'Italia.
La componente maschile non puoi, eri figlio di padre ignoto.
Il tempo trascorre veloce nell'infanzia.
Due anni e conosci un uomo al fianco di tuo madre.
Bonfiglio Laccabue, emigrato emiliano.
Uomo rude, poco avvezzo alla paternità.
Ti riconosce, acquisisci il suo cognome.
Un giorno ti andrà stretto e lo cambierai.
A quattordici anni vedi morire la madre con i fratelli.
Intossicazione alimentare diranno al fresco delle Alpi.
Incidente narreranno le fredde cronache d'inizio secolo.


La tua idea era diversa, sapevi qualcosa.
L'opinione creata nel dolore sarà parte della vita.
Una nuova famiglia è pronta ad accoglierti.
La donna che non chiamerai mamma correva dai gendarmi.
“Quel ragazzo ha dei problemi, seri e ripetuti.”
“Sarà un po' matto, abbiatene cura e migliorerà.”
All'improvviso un ricordo: il circo.
Il chilo di mele che non ti fece dormire una notte.
Incubi e succubi si aggrovigliavano nella mente.
Il leopardo che urla la rabbia alla vedova nera.
La belva che assale la preda designata.
I problemi si accumulano e la scuola ti allontana.
Hai un carattere riconosciuto come violento.
L'ospedale psichiatrico è la tua nuova casa.
All'interno di quelle gelide mura troverai pace.
La donna non ti vuole più con lei.
Ti denuncia nuovamente.
La Svizzera è, ora, un lontano passato.
Chiasso, Gualtieri e l'Italia ti attendono.
Gente strana, parla una lingua incomprensibile.


La Svizzera, ora, è un miraggio.
Non ti fanno rientrare, non ti vogliono.
A Gualtieri devi tornare, sulle sponde del grande fiume.
Quel scivolare d'acqua ti attrae.
Un capanno è, ora, la tua casa.
Un lavoro piccolo sui margini del Po.
Ma un giorno la passione ebbe il sopravvento.
La pittura ti chiama a se.
Dipingere aiuta contro quel male che ti tormenta.
Occhi fermi, le iridi sincere.
Dipingi senza conoscere.
L'interiore si manifesta nelle tele.
Un uomo si avvicina.
Comprende la tua rabbia.
Il tuo voler far emergere la violenza.
La vita si muove in direzione dell'orizzonte.
Cambia, si contrae e scivola via.
Tavolozze e colori sono la tua intima compagnia.
Il grande fiume è fonte d'ispirazione.
La malattia non t'abbandona.


Non lo farà mai.
Sarà sempre presente.
Come un giudice che emette sentenze.
Inizi a farti del male.
A lesionare quel corpo martoriato.
Non puoi stare nel gabbiotto sul Po.
Lunghe giornate di vuoto assoluto.
Le finestre come gabbie.
Le stesse prigioni degli animali che amavi.
Non sei solo come pensi.
Non sei abbandonato da tutti.
Uno scultore ammira i tuoi lavori.
Convince l'ospedale che può guarire il male.
Parla della sua casa.
Riprendi il percorso con l'arte interiore.
La pace smette d'abitare il mondo.
I tedeschi, i carri e le pallottole.
La guerra attraversa il continente.
Un ricordo t'assale.
Non sei nato sul fiume.


Giungi da un luogo lontano.
Le parole le comprendi, le conosci.
Ti aiutano affinché tu possa aiutare loro.
Ti obbligano a lavorare per loro.
Tradurre è il tuo nuovo orizzonte.
Ma Ligabue, non più Laccabue, è un matto.
Lo è sempre stato.
E sempre lo sarà.
Ligabue è un demente, urla impaurita la gente.
Una bottiglia accarezza la testa d'un militare.
Sei vivo per miracolo.
Ligabue è un demente.
Deve essere rinchiuso rapidamente.
La guerra è finita.
Viva l'Italia libera.
A te non frega, basta che ti diano una tela.
Sei fuori, libero finalmente.
Aria pura e serena.
Lo scorrere dell'acqua.
Il rumore del battito d'ali.


Il gabbiotto esiste ancora.
Il grande fiume è la tua compagna.
Il campanile di Gualtieri ancora si staglia nell'azzurro cielo.
Come mosche appaiono umani all'orizzonte.
Cosa vogliono da te?
Gli interessi, la tua arte per loro è particolare.
Sono, forse, più concentrati sulla tua malattia.
Farà vendere i giornali.
“Le fotografie, Ligabue. Le fotografie per favore.”
“Non possiamo tornare a Bologna senza il tuo volto.”
La tua sagoma martoriata, questo interessa loro.
Il naso scippato all'aquila.
La pazzia contagerà le folle.
“Come si chiama il vostro giornale?”
“Il Resto del Carlino, Ligabue”
“Perché mi fotografate?'”
“Diventerai famoso Antonio, molto famoso.”
“Dovrò lasciare il mio fiume?”
Gli uccelli non canteranno per te.
La solitudine incideranno per loro.



Persone chiedono dei tuoi quadri.
Sono interessati ai tuoi animali.
Li vogliono comprare.
Portano le opere nella capitale.
Un matto nella città eterna.
Precursore di molti che seguiranno.
La motocicletta impenna.
La nuova passione ti contagia.
Ligabue è un demente, urla impaurita la gente.
Una sbandata, la scivolata.
La testa incoccia la terra.
Eri matto anche prima, poco cambierà.
Correvi lungo le sponde.
L'acqua scivolava veloce.
Un nuovo mezzo invade l'Italia.
La chiamano televisione.
Non possono scartarti.
Devono vederti e riportarti.
Documentari ed interviste.
Le immagini di un uomo vestito da donna invadono l'Italia.


Ligabue è un demente, urla impaurita la gente.
Il gabbiotto è dimenticato, abbandonato.
Una stanza d'albergo il tuo nascondiglio.
Per la figlia della titolare un amore naturale.
Ma Cesarina non ti vuole sposare.
Sei accettato da colleghi e compratori.
Un disadattato nella solitudine degli ultimi anni.
I soldi e la piccola notorietà non fanno per te.
Il grande fiume e la motocicletta sono la vita.
Il tempo fugge.
Il battesimo.
La cresima.
La morte. 
Ligabue è un demente, urla impaurita ancora oggi la gente.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/


Un ricordo di Augusto Daolio e dei Nomadi che hanno inciso la canzone "Dammi un bacio" in memoria di Antonio Laccabue detto Ligabue.

Un primo documentario su Ligabue (Antonio Ligabue, pittore) fu realizzato nel 1965, l'anno della morte, da Raffaele Andreassi.

Nel 1977 il regista Salvatore Nocita dedicò uno sceneggiato di tre puntate che narrava la vita di Ligabue, intitolato proprio Ligabue, che lo fece conoscere al grande pubblico; interpretò il pittore il trentenne Flavio Bucci.

04/07/17

vaccileaks

Chi ha paura del vaiolo?


vacilek
di Cristiano Lugli e Alessandro Corsini
Uno degli stereotipi comuni riguardo ai vaccini, sarebbe quello di affermare con indefettibile certezza che le più grandi epidemie della storia siano state sconfitte solo e con l’esclusiva invenzione di essi.
In realtà, senza nemmeno entrare troppo in un apparato prettamente scientifico, si può tentare di delineare un tracciato di tipo storico, per smentire o comunque alleggerire la portata delle affermazioni di cui sopra. Prima di tentare di addentrarci in quest’ampia impresa – l’argomento essendo osteggiato da un diktat sanitario che ha fatto delle vaccinazioni l’antidoto a qualsivoglia malattia infettiva, ma, guarda caso, solo quelle in grado di suscitare il più tremendo terrorismo – è doverosa una puntualizzazione di natura logica: il vaccino non è niente di più che un farmaco, con azione preventiva e non curativa. Orbene, oltre al fatto che risulta molto più complicato riconoscere l’efficacia del primo rispetto al secondo, per un determinante  fattore legato alle tempistiche ( un farmaco preventivo deve essere sperimentato su vasta popolazione ed attraverso un lasso di tempo ampio ), si può convenire che non sempre un vaccino possa coprire dalla malattia contro la quale dovrebbe fare scudo. Ed è proprio questo che cercheremo di risaltare, partendo dalla storia del vaiolo e ponendo alcuni esempi concreti e realmente accaduti.
La malattia del vaiolo, emersa, con ogni probabilità, nella sua endemicità, in India circa 2500-3000 anni fa, vede la sua prima evidenza clinica attendibile nella mummia del faraone egiziano Ramses V, morto oltre 3000 anni fa. Successivamente, si è ipotizzato che i commercianti egiziani abbiano “importato” la malattia in India nel I millennio a.C. dove si è sviluppata endemicamente per i successivi 2000 anni; dalla penisola indiana si è poi allargata a macchia d’olio in Cina e Giappone fino al VI sec. (in Giappone si stima che l’epidemia del 735-737 abbia ucciso un terzo della popolazione dell’arcipelago asiatico).
L’arrivo del vaiolo in Europa è, invece, meno individuabile; la malattia non è citata né nella Bibbia, né nella letteratura greca e romana.
Le prime epidemie periodiche si ebbero durante il Medioevo, ma il vero salto di qualità lo si ebbe col crescere della popolazione dovuto all’aumentare degli scambi commerciali che portarono il vaiolo ad essere presente in gran parte del territorio del vecchio continente, infettando soprattutto i fanciulli e causando la morte di oltre il 30% degli individui colpiti.
Le successive esplorazioni e colonizzazioni europee favorirono la diffusione della malattia in tutto il mondo conosciuto e il vaiolo divenne una delle più importanti cause di mortalità in tutto il globo.
La prima vaccinazione eseguita nella storia contro il vaiolo fu somministrata nel Maggio 1796 da Edward Jenner a James Pipps, un bambino di 8 anni; l’esperimento di Jenner consistette nel prelevare del materiale purulento dalle vescicole di un bovino che aveva contratto il vaiolo ed iniettarlo nei candidati alla vaccinazione: il bambino contrasse il vaiolo bovino e dopo qualche settimana gli venne somministrato il vaiolo umano ma non si ammalò.
Jenner, quindi, ne dedusse che la pratica garantiva l’immunità, pur non avendo tra le mani alcuna prova scientifica di tale asserzione.
Dopo pochi anni, diversi Stati cominciarono un programma di vaccinazione di massa con l’intento di combattere la malattia e le epidemie da essa causate. L’eradicazione di questa grave malattia, secondo la versione ufficiale, risalirebbe al Maggio del 1980, a seguito di una dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: l’ultimo caso registrato risale, infatti, al 26 Ottobre 1977 in Somalia.
Purtroppo, un diffuso luogo comune vuole che il debellamento del vaiolo sia avvenuto grazie all’uso del vaccino ma in realtà non è possibile trovare alcuno studio scientifico che sostenga tale ipotesi, anzi tutt’altro. Cerchiamo, quindi, di analizzare, attraverso fonti certe ed incontestabili, com’è veramente andata in diversi paesi:

Il caso Inglese – L’inghilterra introdusse il vaccino nel 1798, rendendolo obbligatorio nel 1853 con il “Compulsory Vaccination Act”. I dati in nostro possesso sono emblematici di quanto, nonostante le ferree costrizioni messe in atto dai governanti nei confronti della popolazione, non vi sia stata alcuna variazione di mortalità legata al vaiolo1:
  • ben tre epidemie di vaiolo si verificarono negli anni 1857-59, 1863-65 e 1871-72;
  • l’86% della popolazione nel 1872 aveva una copertura vaccinale, ma proprio in tale periodo i tassi di mortalità raggiunsero livelli altissimi;
  • negli anni successivi, con una copertura vaccinale progressivamente inferiore (arrivata fino al 61% nel 1898), si raggiunse il livello minimo di mortalità per vaiolo;
  • a partire dal 1902, con un nuovo aumento della copertura vicina al 72%, si ebbe un nuovo picco della curva di mortalità.

Non solo l’Inghilterra subì l’attacco più feroce del vaiolo in periodi di copertura maggiore ma, in quel periodo storico, i casi più frequenti si ebbero all’interno della popolazione vaccinata.
Ad alcuni, le statistiche potrebbero risultare fredde ed indigeste ma, per queste tematiche, sono molto eloquenti2:

  • nell’ospedale antivaioloso di Highgate, nel 1871, il 91% dei casi riguardava persone vaccinate e, nel 1881, su un totale di 491 casi, 470 malati, cioè circa il 96%, erano stati vaccinati;
  • “The Lancet” del 23 febbraio 1884, a proposito dell’epidemia di Sunderland, cita 100 casi di cui 96 tra i vaccinati; e durante quella di Browley evidenzia come su 43 casi di vaiolo tutti e 43 i soggetti fossero vaccinati;
  • la città di Sheffield, nel 1887-1888, su 7066 casi, 5891 furono classificati nella categoria dei vaccinati;
  • a Warrington nel 1892-1893, su 647 casi, 601, ben l’89,2%, riguardavano persone vaccinate;
  • a Birmingham nel 1892-1893 furono registrati 2616 casi su 2945 (88,8%) di vaccinati;
  • a Willenhall, nel 1894, 739 casi su 828 (89,3%);
  • per finire, a Londra, nel 1901-1902, su quasi 10.000 casi, 7.000 riguardarono persone vaccinate.

Sempre a Londra, la città più vaccinata del Regno Unito, è utile sottolineare come, negli anni 1819-1823 (in cui la vaccinazione non era resa ancora obbligatoria e il numero dei vaccinati non superava il 10% della popolazione) la media di decessi causati dal vaiolo era di 292 all’anno, mentre nel quinquennio 1869-1873, dopo vent’anni di rigorosa politica vaccinale, la media annuale dei decessi era di 679, mostrando in modo chiaro una stabilità della mortalità, tenendo conto dell’incremento demografico3 4 5.

Il caso tedesco – I dati più completi sulla situazione tedesca sono stati raccolti negli studi del Dott. Gerhard Buchwald, medico e fisico tedesco, che annovera più di 3000 pubblicazioni sul tema delle vaccinazioni6.
I suoi studi dimostrano come a diffondere la malattia e ad aumentarne la mortalità sia stata proprio la vaccinazione antivaiolosa: negli anni tra 1947 e il 1974, la popolazione tedesca registrò un aumento di casi letali anche in coloro che erano stati vaccinati (in particolare a coloro che avevano avuto più richiami). Nonostante questi studi, in cui Buchwald raccolse migliaia di casi di persone danneggiate da vaccinazioni, l’opinione pubblica, esattamente come avviene oggi, fu plasmata dalle campagne pubblicitarie che inneggiavano alla sicurezza e all’efficacia di tali pratiche, la cui pericolosità era già stata evidenziata dal dott. Kittel, che evidenziò come fino al 1967, in Germania Occidentale, dopo l’antivaiolosa, 3297 bambini riportarono gravi danni all’udito; fanciulli che fecero più richiami presentarono delle aberrazioni cromosomiche nei loro globuli bianchi.
E’ incredibile come, sempre in base agli studi del dott. Buchwald, nella città di Meschede, tra i 277.000 abitanti non vaccinati non ci fu nemmeno un caso di malattia.
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Il caso indiano – In base ad un rapporto dell’Agosto 1967, fino a quel momento, furono iniettate 537 milioni dosi di vaccinazioni contro il vaiolo su una popolazione di 511 milioni di abitanti7.
Nonostante l’enormità di tali numeri, nel 1967 ci fu l’epidemia più grave di vaiolo con 60.000 casi accertati. Interessante è evidenziare come in questo caso l’OMS si smarcò palesemente dal ritenere i vaccini come la miglior strategia per arginare l’epidemia di vaiolo; anzi, si rese conto che ai periodi d’incremento vaccinale corrispondevano altrettante fasi di aumento considerevole delle infezioni (campagne vaccinali del 1952, 1957, 1958, 1963, 1967, 1973 e 1974).
In seguito, quindi, l’OMS propose di avviare il cosiddetto “programma modificato” in cui “si rinunciava ad una vaccinazione di massa incontrollata e si dava più importanza ad una precisa vigilanza, un corretto isolamento dei malati, la quarantena delle persone infette, la disinfezione di tutti gli oggetti entrati in contatto con i malati di vaiolo”.

Il caso italiano
 – I primi dati consultabili fanno riferimento al 1892, anno in cui è stata imposta la vaccinazione obbligatoria per legge ai bambini di 2 anni. Quello che sappiamo è che fin dalla fine di quel secolo, il vaiolo colpiva indifferentemente popolazione vaccinata e non; inoltre, la vaccinazione di massa, in seguito all’obbligatorietà, non evitò le epidemie negli anni 1901-1905, 1910-1912 e 1918-19217.
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Prima di passare alle conclusioni, è interessante notare come, proprio nella rivista ufficiale dell’OMS “Weekly Epidemiological Recor” fu pubblicata la seguente affermazione:
L’esperienza insegna che una malattia infettiva così grave come il vaiolo è stata fatta scomparire attraverso misure quali la quarantena e l’isolamento“.
Nella relazione della Direzione Generale del Comitato Esecutivo dell’OMS relativa al programma di lotta al vaiolo, nel 1977, si legge:
Durante la lotta decennale per l’eliminazione del vaiolo è emerso che il vaiolo può diffondersi anche in una popolazione completamente vaccinata. Pertanto, si è adottata un’altra strategia: le vaccinazioni di massa sono state sostituite da un monitoraggio e da un trattamento mirato della malattia”.8
Inoltre, nell’opuscolo “Viaggi e Salute” edito dall’OMS, pubblicato successivamente, si legge:
Da più di dieci anni l’OMS considera il vaiolo estinto. La vaccinazione antivaiolosa non ha pertanto alcuna giustificazione, anzi può avere effetti negativi sulla persona che la riceve e su coloro che sono a stretto contatto con lei“.
Come diverse altre patologie infettive, anche il vaiolo è stato realmente combattuto e vinto dal miglioramento delle condizioni di vita igienico-sanitarie delle persone e dall’efficientamento di pratiche quali la quarantena e l’isolamento.
Questo risulta evidente dai dati esposti, considerando come la regressione della malattia abbia avuto il suo inizio ben prima dell’introduzione dei vaccini ad essa correlati.
Le suddette ammissioni dell’OMS hanno come unica interpretazione la cessata bolla d’interessi economici attorno alla vaccinazione antivaiolosa, che consentì ai lorsignori di spostare il focus dei loro beceri interessi su altri lidi più redditizi; quando un vaccino è pubblicizzato e utilizzato su larga scala, il mainstream spinge perché tutto sia descritto come pulito, efficace e sicuro; appena i riflettori del mondo si spostano altrove e la malattia risulta essere in gran parte debellata, già da lunghi processi antecedenti l’introduzione del vaccino, allora, in quel caso, viene svelato il vero volto di ciò che è insito in quella pratica rischiosa e potenzialmente dannosa.
Come ultima prova, vorremmo ricordare il caso di Janet Parker9, medico del dipartimento di anatomia della University of Birmingham Medical School, la quale, nell’Agosto 1978, per sbaglio, venne a contatto con il virus del vaiolo utilizzato per scopi di ricerca in un laboratorio; ebbene, la dottoressa morì di tale malattia nonostante fosse vaccinata dal 1966.
Un altro breve accenno, vista l’importanza storica avuta da un canto, ma pur considerato l’arretramento avuto dall’altro, può essere fatto a chiosa della peste quale malattia infettiva che ha visto nel corso dei secoli addietro un fattore epidemiologico oscillante, tipico appunto di questo genere di malattie, che hanno terrorizzato diverse epoche storiche: si pensi solo alla cosiddetta peste nera ( o grande morte ), pandemia che imperversò maggiormente in Europa nell’alto-Medioevo, raggiungendo il suo picco tra il 1347 e il 1353 dove morì un terzo della popolazione del continente.
I suoi primordi, come nel caso del vaiolo, sono da riscontrarsi già nel secondo millennio a.C. e narrati da alcuni testi egizi ed indoeuropei, in particolare attraverso gli Ittiti della Mesopotamia, oggi Iraq.
Il contagio della peste avviene attraverso Yersinia Pestis, un cocco-bacillo Gram negativo. È essenzialmente una malattia zoonotica, dei roditori, che si diffonde attraverso le loro pulci ed è ancor oggi presente in alcune parti del mondo, come Stati Uniti [Nuovo Messico, Arizona, California, Colorado] arrivando ad un massimo di 15 casi all’anno, secondo quanto riportato dal Centers for Disease Control and Prevention.
Fra il 1990 e il 1994 i casi di peste nel mondo furono 18739, in 20 paesi diversi; negli USA fra il 1947 e il 2001 si sono avuti 421 casi di peste, un numero pressoché minimo confutato con la vastità territoriale sul quale è redatto.
Va detto che la peste è stata ed è per eccellenza una malattia tipica di condizioni igieniche pubbliche scadenti, facendo entrare in gioco fattori apparentemente non riconducibili al contagio, ma che invece si scoprono essere letali. Così accadde, per esempio, durante il famigerato incendio di Londra del 1666, dove si fu costretti a sostituire le case in legno con abitazioni di pietra, costringendo i topi ad uscire fuori dai loro nascondigli in modo tale da diffondere molto rapidamente la malattia. In modo analogo successe a Messina circa un secolo dopo, precisamente nel 1743.
Possiamo nuovamente affermare che la peste è stata l’epidemia più terrificante della storia, paragonata – specie in epoche in cui si credeva ancora nelle punizioni divine – ad un grande flagello che sembrò sancire la fine del mondo. Una notazione anonima, probabilmente iscritta da un cronista svedese, raccontava così l’atmosfera che si respirava durante l’apice dell’epidemia in Europa:
Le campane non suonavano più e nessuno piangeva. L’unica cosa che si faceva era aspettare la morte, chi, ormai pazzo, guardando fisso nel vuoto, chi sgranando il rosario, altri abbandonandosi ai vizi peggiori. Molti dicevano: “È la fine del mondo!“.
Tuttavia, nonostante il terribile gemito di morte che incombeva sulle popolazioni, il tutto veniva letto in chiave di Fede o perlomeno attraverso una sana escatologia: questo comportava abbandono alla Provvidenza e sopratutto grande impegno nella preghiera e nel sacrificio.
La peste lasciò un tremendo segno nella storia, eppure possiamo confermare che, anche in questo caso, non venne vinta attraverso una vaccino-profilassi, ma tramite il miglioramento inopinabile delle condizioni igieniche pubbliche.
Un altro fattore rilevante per l’estinzione di questa grande epidemia fu il prevalere del ratto detto anche “ratto delle chiaviche” (Rattus norvegicus) sul ratto nero (Rattus niger) che ospita la pulce infetta, portatrice della peste.
Un vaccino è stato poi con il tempo brevettato, ed è in uso particolarmente in quei luoghi sopracitati colpiti da condizioni igieniche scadenti ma, ciò nonostante, non è stato nemmeno determinato se la vaccinazione protegga anche dalle gocce di saliva infette. In America due persone che erano state vaccinate si ammalarono di peste dopo essere state a contatto con due casi di peste polmonare.
Per questo, anche in questo specifico caso, la vaccinazione non può essere considerata come il metodo giusto per controllare epidemie di peste, perché sono necessari molti mesi per completare la vaccinazione primaria e per poter sviluppare un’ipotetica concentrazione anticorpale.
È stato poi anche testato che le reazioni collaterali alla prima dose di vaccino sono lievi, ma possono aumentare d’intensità alle dosi successive.

Per concludere questa parentesi sulla peste è infine necessario, per riassumere, eliminare ogni dubbio circa il danno effettivo causato da queste epidemie terribili ma, a questo proposito, va anche ricordato che la regressione di esse non è dovuta certamente all’invenzione dei vaccini. I motivi li abbiamo già detti, e se qualcuno volesse ritenerli futili e banali incapperebbe però contro dati storici prima ancora che scientifici, poiché la storia, se letta nella maniera giusta e non modernamente falsata, è sempre e prima di tutti maestra di vita.
Questo genere di epidemie oggi sono state sconfitte, così come il rischio di contagio rispetto a quelle malattie per le quali sempre oggi è obbligatorio vaccinarsi (ma di questo parleremo in altra sede); coloro i quali – dall’alto delle cattedre scientifiche a servizio del farmaco – dicono che il rischio è dietro l’angolo e che bisogna ricorrere a tutte le vaccinazioni previste dal Piano nazionale, non sono altro che seminatori di panico e modelli perfetti di quella che oggi è l’epidemia per eccellenza: epidemia infettiva di un uomo che ha abbandonato Dio in tutto e per tutto per rincorrere la scienza, il mito del progresso, vero e proprio pugno di mosche e di vermi che, tuttalpiù, lo accompagneranno a marcire nella tomba:”Operimentum tuum erunt vermes” ( Is. 14.11 ).
Diciamo ciò principalmente per ricordare che la Fede e la fiducia nel Signore deve stare alla base di tutto, precedendo ciò che per noi scelgono dei senza Dio dediti a lucrare sulla salute altrui, specie quella dei bambini.
Forse sarà troppa cosa ricordare ciò che a nostra volta ci venne ricordato da un caro amico vicentino, il quale ci fece porre l’attenzione sull’apparizione della Vergine Santissima a Berico, ove ora sorge uno splendido Santuario a Lei dedicato.
Verso questo Monte, nel Marzo del 1426, si recava certa Vincenza Pasini per raggiungere il marito che lavorava nella piccola vigna di proprietà.
Fu proprio durante il tragitto che le apparve una donna tutta splendente, rivoltasi a lei con queste parole:
Non temere, Vicenza. Io sono Maria, la Madre di Cristo morto in Croce per la Salvezza del genere umano. Va’ e di’ ai Vicentini che innalzino in questo luogo una Chiesa consacrata al mio nome, se vogliono essere liberati dal flagello della peste che li colpisce“.
Nessuno credette alla signora, tanto meno il Vescovo. Due anni dopo però, precisamente il 1º Agosto 1428, ella ebbe una seconda apparizione che la spinse a recarsi in città per gridare quanto aveva udito dalla Santa Vergine, che richiedeva ancora a tutti di ergere questo Santuario in Suo onore. La peste nel mentre stava continuando a sterminare centinaia di famiglie, e fu proprio questo a far si che la gente iniziò a crederle, compreso il Vescovo che ordinò di iniziare le costruzioni di quello che ancora oggi è il più bello ed importante Santuario del Veneto. La popolazione si affidò alla Madonna la quale mantenne immancabilmente la promessa, liberando Vicenza dal terribile flagello della peste.
La fiducia in Dio e non nell’uomo, animava prima di tutto l’uomo antico nella quotidianità e nelle tribolazioni. Al contrario oggi pare che tutto sia concepito in modo diametralmente opposto.
Troppo facilmente quella scienza su cui, ahinoi, tanti cattolici costruiscono il loro vitello d’oro, riponendovi speranze e attese, è entrata in aperto conflitto con se stessa, venendo a patti con poteri economici dispensatori di mammona in cambio di servilismo intellettuale. Tutto questo ha come risultato la manipolazione mediatica dell’opinione pubblica attraverso quegli stessi media spesso collusi al loro interno con industrie farmaceutiche e potentati economici.
Cercare dunque, cercare senza sosta e senza paura la verità senza accontentarsi di ciò che ci viene imboccato dal mondo “per bene”, in modo tale da poter discernere nel modo più consapevole e coscienzioso il proprio agire, sempre alla luce del nostro essere cristiani, “nel mondo ma non del mondo”.




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Bennati C., Ambrosi F., Rosa C. – “Vaccinazioni tra scienza e propaganda. Elementi critici di riflessione“. Edizioni il leone verde, Torino, 2006, pag. 47.
Fernand Delarue, “L’intossicazione da vaccino“, edizioni Feltrinelli, pag. 38.
“Revue de pathologie générale et de chimique”, n°694, gennaio 1958. L. Cl. Vincent, Journées de pathologie comparée de langue francaise.
Fernand Delarue, “L’intossicazione da vaccino“, edizioni Feltrinelli, pag. 41.
Buchwald G. “Vaccinazioni, il business della paura. Quello che ogni genitore dovrebbe sapere“. Ed. Civis, Massagnago (Lugano).
a. b. Roberto Gava, “Le vaccinazioni pediatriche“, edizioni Salus 2008, pag. 185.
8 Buchwald G. “Vaccinazioni, il business della paura. Quello che ogni genitore dovrebbe sapere“. CIVIS, Massagno (Lugano), 2000, pag. 159.
fonte https://www.radiospada.org/2017/06/vaccileaks-chi-ha-paura-del-vaiolo/
fonte: http://alfredodecclesia.blogspot.it/

vaccinazioni di massa

I medici americani registrano ogni anno migliaia di reazioni serie ai vaccini, incluse centinaia di morti e di menomazioni permanenti. Le popolazioni completamente vaccinate sono state investite da epidemie, e i ricercatori attribuiscono dozzine di condizioni neurologiche e immunologiche croniche ai programmi di immunizzazione di massa.

Vi sono centinaia di studi medici pubblicati che documentano il fallimento dei vaccini e le reazioni avverse, e dozzine di libri scritti da medici, ricercatori e scienziati indipendenti che rivelano serie lacune nella teoria e pratica dell'immunizzazione.

Mito n°1: "..i vaccini sono completamente innocui..?"

Il VERS (sistema che riporta gli effetti avversi ai vaccini) dell' FDA (Food and Drug Administration) riceve annualmente 11.000 rapporti su serie reazioni avverse ai vaccini, di cui l'1% rappresenta le morti causate dalle reazioni al vaccino. La maggior parte delle morti sono ascrivibili al vaccino della pertosse. Studi internazionali hanno dimostrato che la vaccinazione è causa della SIDS (sindrome di morte infantile improvvisa)...



Mito n°2: "..i vaccini sono molto efficaci..?"

La letteratura medica possiede un numero sorprendente di ricerche che documentano il fallimento del vaccino. Epidemie di morbillo, orecchioni, vaiolo, polio si sono manifestate in popolazioni vaccinate. Nel 1989 il CDC (Center for Diesease Control and Prevention) riportò:.."nelle scuole con un livello di vaccinazioni superiore al 98% si sono avute epidemie (morbillo) fra i bambini di età prescolare.." "..l'apparente paradosso è che, quando il tasso di immunizzazione al morbillo aumenta a livelli alti in una popolazione, il morbillo diventa una malattie di persone immunizzate.."
Mito n°3: "..i vaccini sono la ragione principale del basso tasso di malattie..?"

Secondo l'Associazione Britannica per il Progresso della Scienza, le malattie infantili diminuirono del 90% fra il 1850 ed il 1940, parallelamente al miglioramento delle pratiche sanitarie ed igieniche, ben prima che fossero introdotti i programmi di vaccinazione obbligatoria. A sottolineare questa conclusione è stato un recente rapporto dell' OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità), il quale trovò che la malattia e i tassi di mortalità nei paesi del terzo mondo non hanno un legame diretto con le procedure di immunizzazione o il trattamento medico, ma sono strettamente collegate con gli standard igienici ed alimentari.
Mito n°4: "..la vaccinazione si basa su fondate teorie e pratica dell'immunizzazione..?"

L'evidenza clinica sta nella loro capacità di stimolare la produzione di anticorpi. Quello che non è chiaro è se tale produzione produca immunità. Per esempio i bambini anemici di agammaglobine sono incapaci di produrre anticorpi, tuttavia guariscono dalla malattie infettive quasi con la stessa velocità degli altri bambini. L'immunità naturale è un fenomeno complesso che coinvolge molti organi e sistemi.

Mito n°5: "..le malattie infantili sono pericolose..?"

La maggior parte delle malattie infettive dell'infanzia hanno poche serie conseguenze al giorno d'oggi. Persino le statistiche conservatrici del CDC sulla pertosse durante il 1992/1994 indicano un tasso di guarigione del 98.8%. Nella maggior parte delle volte, la malattie produce immunità per tutta la vita, mentre l'immunità del vaccino è solo temporanea.
Mito n°6: "..mio figlio non ha avuto reazioni, quindi non vi è nulla di cui preoccuparsi..?"

Gli effetti negativi documentati del vaccino includono disturbi immunologici e neurologici cronici, quali autismo, iperattività, scarsità di attenzione, dislessia, allergie, cancro. I componenti del vaccino includono noti cancerogeni quali thimersol, il fosfato di alluminio e la formaldeide. Il dilemma è che gli elementi virali presenti nel vaccino possono perdurare e mutare nel corpo umano per anni, con conseguenze imprevedibili.

Mito n°7: "..esiste solo la vaccinazione..?"

Storicamente l'omeopatia si è rivelata più efficace della medicina ortodossa, nel trattare e prevenire le malattie. Si è riscontrato che i rimedi omeopatici sono più efficaci quando vengono assunti durante i periodi di incremento del rischio, poiché non contengono sostanze tossiche, non danno effetti collaterali.

"Qualunque sia il vostro pensiero riguardo alle vaccinazioni, prendete una decisione informata: perché ne avete tutto il diritto. La responsabilità è molto elevata, soprattutto pensando che state giocando con la vita dei vostri figli. Non prendete una decisione basandovi su questo resoconto, ma cercate da voi."

Poliomielite:

Il vaccino della poliomielite è indicato con orgoglio da ogni governo come la prova definitiva che la vaccinazione di massa funziona. Il governo statunitense fa notare che durante gli anni peggiori della polio, in America si verificarono 20000 - 30000 casi, rispetto ai 20-30 all'anno al giorno d'oggi. Tuttavia il dott. Bernard Greenberg, capo del Dipartimento di Biostatistica presso l'Università della Carolina del Nord, Scuola di Sanità Pubblica, continua ad affermare che i casi di polio aumentarono del 50% tra il 1957 e il 1958 e dell' 80% al 1959, dopo l'introduzione dell'immunizzazione di massa. In cinque stati - New England, Massachusetts, Connecticut, New Hampshire, Rhode Island e Vermont - i casi di polio più o meno raddoppiarono nel 1954 e nel 1955 dopo l'introduzione del vaccino per la poliomielite.

Malattie come la polio operano in modo ciclico. La grande epidemia di polio si verificò nel anni 1910, negli anni 1930 e negli anni 1950; poi i casi diminuirono grandemente fino a raggiungere quasi lo zero.
Nei veri casi di polio, il virus vive nell'intestino, creando quella che ordinariamente è un'infezione innocua. Il virus morto, originariamente sviluppato da Joan Salk, viene iniettato sotto la pelle e si dà per scontato che viaggi attraverso il flusso sanguigno per creare anticorpi che lo "bloccheranno" prima che raggiunga il sistema nervoso. Tuttavia, l'iniezione del virus della polio morto, non dà "un'immunità intestinale", cioè non fa crescere gli anticorpi nell'intestino. Questo significa che, anche se non si contrarrà la polio paralizzante, il virus selvaggio continuerà a vivere nell'intestino e teoricamente potrà essere trasmesso a qualcun altro. Il vaccino originale di Salk richiedeva tre o più richiami ogni cinque anni. Quando venne somministrato per la prima volta, venne considerato un successo enorme, finché negli anni '60 la percentuale di vittime di poliomielite salì. Il vaccino vivo orale (OVP), venne sviluppato da Sabin, e praticamente rimpiazzò il vaccino di Salk negli anni '60, perché non solo conferiva, o così sembrava, un'immunità per tutta la vita a chi lo riceveva, ma gli impediva di divenire portatore del virus selvaggio. 

Gli scienziati ora si rendono conto che ci sono poche prove che il vaccino vivo permetta il raggiungimento effettivo di questa immunità tipo "porta di servizio" tra le persone vaccinate. Questa è stata la conclusione di uno studio scientifico condotto da un gruppo di ricercatori dopo un'epidemia di polio a Taiwan, dove il 98% dei bambini era stato immunizzato. Ci sono moltissime prove che il vaccino per la polio sia fallimentare. Molto delle epidemie dei nostri giorni si verificano più tra le persone immunizzate che tra quelle non immunizzate. 
Con il virus della polio vivo, il problema principale è che questa versione "attenuata" o indebolita del virus contenuta nel vaccino può alterarsi geneticamente negli intestini, trasformandosi in una forma virulenta e provocando una poliomielite paralizzante in chi la riceve o in coloro con i quali vieni a contatto.

Tetano Difterite e Pertosse:

L'incidenza e il numero delle morti per difterite iniziarono a diminuire molto tempo prima che il vaccino venisse introdotto, come accade per il tetano, in particolare grazie all'attenzione prestata all'igiene delle ferite. Il grande declino delle morti per pertosse (circa l'80%) si verificò prima dell'introduzione del vaccino. 

Vaccino della Pertosse:

E' riconosciuto come il più pericoloso. Di tutte le reazioni avverse alle vaccinazioni che vengono ora riportate dal Sistema Americano di Registrazione di Eventi Avversi ai Vaccini, la stragrande maggioranza sono dovuti al vaccino DPT. Incredibile ma vero, la sicurezza del vaccino contro la pertosse non è mai stata provata prima che questo venisse iniettato a milioni di neonati. Essenzialmente il vaccino come lo conosciamo oggi non è differente dal primo lotto creato nel 1912. A quel tempo due batteriologi francesi fecero crescere il batterio della pertosse in grandi contenitori, lo uccisero con il calore, conservando questo brodo con la formaldeide e proseguendo iniettandolo a centinaia di bambini. A differenza di molti vaccini che vengono detossificati e purificati, il vaccino della pertosse contiene ancora la "cellula completa" del batterio della pertosse. Questo significa che contiene ancora endotossine e sostanze come pareti cellulari molto tossiche, che provocano febbre, interferenze con la crescita e morte negli animali di laboratorio. Per non parlare poi dell'aggiunta di un "adiuvante" un sale metallico (spesso un composto dell'alluminio) usato per aumentare l'effetto del vaccino, più un conservante (un derivato del mercurio). Questi ingredienti vengono usati a dispetto del fatto che la formaldeide sia cancerogena e che l'alluminio e il mercurio siano altamente tossici per gli esseri umani. 

Vaccino anti-Epatite B:

L'OMS (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda che il vaccino per l'epatite B (HB) venga incluso nel programma di vaccinazione per neonati o bambini in tutto il mondo. In Italia il vaccino è obbligatorio. Quello di cui nessuno parla è come è stato creato il vecchio vaccino. Nessuna produzione di vaccini è simpatica (per esempio la produzione del vaccino della pertosse utilizza il muco di bambini infetti, quella del tifo usa gli escrementi delle vittime e la rosolia viene coltivata in feti abortiti), ma questa è una delle poche che derivano direttamente dal sangue umano, in particolare, i prodotti del sangue di persone omosessuali cha avevano contratto l'epatite. Il vaccino è stato rimpiazzato negli anni'90 da una versione ottenuta tramite l'ingegneria genetica o versione a "DNA ricombinante", che viene coltivata in cellule di funghi unicellulari. Comunque i primi vaccini derivati dal plasma non sono mai stati ritirati dal mercato. Perciò fino a poco tempo fa, chiunque si fosse vaccinato per l'epatite avrebbe potuto ricevere un vaccino derivato da sangue umano.
In un rapporto della Nuova Zelanda si parla dopo una immunizzazione di massa di eventi avversi quali: letargia e malessere, diarrea, asma, svenimenti, artrite, pallore, calo della pressione.

Il vaccino per il morbillo collegato ad autismo:

I dottori britannici hanno scoperto che la vaccinazione MMR (morbillo, rosolia ed orecchioni) potrebbero innescare l'autismo. Lo studio, condotto presso il Royal Free Hospital, ad Hampstead, Londra nord, ha anche scoperto una connessione tra vaccino e infiammazione intestinale. Ha mostrato che di 12 bambini che erano stati in precedenza diagnosticati normali, tutti hanno sviluppato una malattia intestinale e nove hanno sviluppato l'autismo. Secondo i medici coinvolti nello studio, otto dei bambini hanno sviluppato cambiamenti nella salute e nel comportamento entro sei giorni dalla vaccinazione. In uno studio di un altro gruppo di bambini, 46 su 48 hanno sofferto di problemi intestinali e comportamentali entro sei giorni dalla vaccinazione.

* NdC: Su questo tema in particolare ci sono parecchie controversie, per par condicio aggiungo questo link, per chi desidera approfondire:  
Vaccini e autismo: storia di una frode scientifica *

Vaccini al mercurio

Un decreto del Ministero della Sanità del 15 luglio 2000 (D.M. 15 giugno 2000) prevede l'eliminazione del mercurio nei vaccini, ma tale obbligo entrerà in vigore solo tra sei anni, nel 2007. Lo stesso decreto ha prescritto nuove modalità di compilazione degli stampati e dei foglietti illustrativi dei medicinali contenenti mercurio, nei quali vi dovrà essere l'avvertenza di possibili reazioni allergiche e di sensibilizzazione. La presenza del mercurio nei vaccini era poco nota all'opinione pubblica, ma una ricerca negli USA nel 1999 ha accertato che la quantità di questo elemento utilizzato come conservante nei vaccini superava di gran lunga i limiti di sicurezza. Sempre negli USA era stato riscontrato un aumento dei casi di autismo collegato all'assunzione di mercurio nell'organismo. Di qui la decisione di vietare la produzione di tali vaccini, con la possibilità, però, di vendere le scorte fino a esaurimento. Dopo tali notizie allarmanti sono stati presentati alcuni esposti alla Magistratura da parte di alcuni cittadini ed associazioni e, quindi sono state avviate le indagini per accertare eventuali responsabilità penali. I vaccini antidifterico ed antitetanico contengono circa 25 mcg di mercurio, il vaccino antiepatite B per uso pediatrico ne contiene 12,5 mcg, quindi sommando abbiamo 37,5 mcg di mercurio somministrati assieme, in dose settantacinque colte superiore al livello di sicurezza consigliato dall'O.M.S. (0,5 microgrammi). Nei foglietti illustrativi delle fiale, il mercurio si nasconde sotto il nome di vari composti: thiomersal, etilmercurio, mercuriotiolato, sodiomertiolato (Libero 16/03/2001 e del Corriere della Sera 18/06/2001)

Tratto da COMILVA www.comilva.org

Aumentano i casi di meningite

Crescono i casi di meningite da pneumococco in Italia, ma stranamente ciò avviene nel Nord, dove si vaccina di più. Risultano infatti 309 casi denunciati nel 1999 contro i 109 del 1994, principalmente bambini fra i 13 e i 18 mesi (24 Ore-Sanità 3-9 luglio 2001). L'allarme (udite, udite!) viene lanciato dal Moige, un'associazione di genitori. L'incidenza della malattia nel Nord è di 7.4 per milioni di abitanti, nel Centro di 5.8 e nel Sud di 2 per milione (in Molise nessun caso registrato). Poiché il tasso di mortalità per questa malattia sfiora il 60% è da escludere che tali notevoli differenze d'incidenza sulla popolazione infantile siano imputabili alla mancata segnalazione dei pediatri del Sud e del Centro, come ci vorrebbero far credere. Inoltre sembra poco probabile che quei pediatri vogliano correre il rischio di non denunciare una malattia con decorso spesso mortale.
Tratto da COMILVA www.comilva.org

Fonte e articolo completo: www.disinformazione.it

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/