non si arrabbi, volevo dire che se l'amava poteva insegnarle qualunque cosa. Perché tutti stiamo morendo, ogni minuto ci avviciniamo alla morte, eppure non ci insegniamo a vicenda quello che sappiamo! (GLI SPOSTATI)
Ti
svelo un segreto, a te che sostieni l’obbligo vaccinale: il bersaglio
di questa strategia, di tutta questa strategia, dalle epidemie con morti
inventati fino dall’obbligo, dalla radiazione dei medici eretici alle
esclusioni dagli asili, dai sindaci che invocano roghi a gelatai che
vietano accessi, dai dottori arroganti che insultano genitori e pazienti
dubbiosi fino ai NAS che indagano le autocertificazioni delle mamme –
il bersaglio di tutto ciò non sono i no-vax. Dei no-vax non importa
niente a nessuno: non contano nulla né commercialmente né politicamente
né socialmente e non minacciano in alcun modo la salute pubblica. Una
percentuale di cittadini che rifiutano di adeguarsi è del tutto
fisiologica, in ogni tipo di società. Ci sono sempre stati, ci saranno
sempre. Te li hanno sbandierati davanti al naso di proposito, come il
drappo rosso davanti al toro. Non è a loro che puntano: il bersaglio sei
tu.
Quello
che vogliono è che tu, e decine di milioni di altre persone, seguiate
un percorso mentale ben preciso, studiato a tavolino. Il percorso è
questo:
voglio essere una persona intelligente, per questo sto con “la scienza”
“la scienza” dice che i vaccini sono sicuri e necessari, per cui ci credo
una minoranza esagitata non si fida, quindi io sono migliore di loro
“la scienza” dice che i bambini sono in pericolo, quindi occorre vaccinarli per proteggerli
io sono una brava persona, voglio proteggere i bambini
chi dubita dei vaccini non vuole proteggere i bambini, è una persona cattiva e/o ignorante
è dunque lecito obbligarli
Conclusione: io sono una brava persona intelligente = io sono a favore dell’obbligo vaccinale.
Domani,
quando metteranno l’obbligo vaccinale anche per te, dirai: beh, certo,
voglio continuare ad essere una brava persona intelligente, non voglio
diventare di colpo un ignorante incivile antiscientifico.
Ma
quello che di fatto stai accettando non ha NULLA a che fare con la
Salute Pubblica, con la scienza o con i vaccini. Non riguarda alcuna
malattia né la salvezza di alcun bambino. Quello che stai accettando è
la cessione del diritto di violare l’integrità fisica del tuo corpo.
È
il principio che lo Stato, ma più in generale una qualche “autorità
competente”, basandosi su una qualche teoria che tu nemmeno devi
comprendere, possegga il diritto di iniettare sostanze nel tuo corpo. Di
sperimentare sul tuo corpo, col tuo corpo, nel tuo corpo. Il diritto di
violare il tuo corpo, senza bisogno del tuo permesso. Persino se tu non
sei d’accordo. Persino se ti opponi.
Se te lo avessero
dichiarato subito in questi termini, prima di questa scemenza vaccinale,
prima di farti conoscere e disprezzare i no-vax, prima di rimbambirti
con bambini minacciati da epidemie fantasma e rischi di estinzione,
avresti risposto: “manco per il cazzo”.
Invece, se non oggi, tra
qualche mese o anno spesi a odiare i no-vax antiscientifici, e a
convincerti che tu sei quello intelligente, preoccupato per bambini e
immunodepressi, un cittadino modello per il bene dell’umanità, insomma
dalla parte giusta – ecco, se non oggi, quando te la gireranno addosso,
tu accetterai sorridendo.
I no-vax non accetteranno mai,
ovviamente. Ma dei no-vax non gliene è mai fregato niente: sono pochi e
non contano un cazzo. È te che volevano portare ad accettare questo,
perché “te” significa decine di milioni di persone che invece di
ribellarsi e lottare con tutte le loro forze per difendere il diritto
all’inviolabilità del proprio corpo, come avrebbero fatto prima di tutta
questa messinscena, dopo di essa si troveranno a gridare: “Sì! È giusto
obbligare! Obbligatemi!”
Ovviamente lo faranno una categoria per
volta. Hanno già cominciato a provarci, ma sono ancora dei test, giusto
per saggiare il terreno, giusto per controllare le tue reazioni.
Piccole spintarelle di prova. Infermieri, medici, maestri, cuochi delle
mense, mestieri a contatto col pubblico… un gruppo per volta, per avere
meno resistenza possibile, per poter continuare nel frattempo ad usare
il coro rombante del resto del gregge, tutto impegnato a belare in coro:
“ignorante, antiscientifico!” a chiunque provasse a sollevare dubbi, a
dire che non è d’accordo. E se anche una piccola parte, magari una
categoria intera, facesse marcia indietro, si ribellasse, sarebbe poca
roba. Avrebbe contro tutti gli altri. Sarebbe comunque una piccola
percentuale. Come i no-vax, non conterebbe un cazzo.
Mettilo bene
a fuoco: lo scontro è stato creato per questo motivo. I “no-vax”
c’erano già, i “pro-vax” non esistevano. Tutto questo bailamme è stato
messo in piedi solo per crearli. Per farti schierare dove ti stai
schierando.
Ve lo hanno persino dichiarato, nel modo più chiaro
possibile. Vi hanno detto che siete un gregge. Vi hanno detto che dovete
comportavi come un gregge. Vi hanno condotto a *volervi* comportare
come un gregge.
E anche se ti parrà assurdo, i vaccini non
c’entrano niente. Funzionano bene per questo processo, offrono gli
elementi perfetti per spingerti a questa adesione, per fartela sembrare
una “tua decisione”, ma non c’entrano niente. Come non c’entrano nulla
la scienza o il senso civico o gli immunodepressi o la salute pubblica.
Sono tutti soltanto strumenti per determinare un processo di
modificazione percettiva di massa. Un processo il cui bersaglio siete
voi.
Hanno fatto di voi stessi i fanatici sostenitori della
violazione del vostro diritto sul vostro corpo. Vi hanno raggirati
talmente bene che senza nemmeno capirlo sostenete e sollecitate la
violazione del più fondamentale dei vostri diritti. L’obiettivo di tutto questo teatro non è eradicare il morbillo. È eradicare il diritto all’inviolabilità del proprio corpo.
Il bersaglio non sono mai stati i no-vax. Il bersaglio sei sempre stato tu.
Il vaccino anticoronavirus vanta solo
un processo accelerato incorporato e nessuna trasparenza informativa.
Infatti, i dati grezzi non sono mai stati rilasciati per l'esame
della comunità scientifica. Peraltro, come può un simile preparato
vaccinale ormai superato dalla nuova variante inglese, assicurare
efficacia, quando ha già mostrato gravi effetti collaterali? A
proposito: perché non si vaccinano per primi tutti i politicanti
dell'Unione europea, a partire dagli italopitechi grulpiddini e alla
finta opposizione, che bivaccano a Palazzo Chigi e in Parlamento?
Dal
2021 volerà soltanto chi si è fatto inoculare il micidiale vaccino
anticovid-19 e disporrà di un passaporto sanitario elettronico
(approvato dal World Economic Forum a Davos in Svizzera), come ha
imposto la violenza palese di una dittatura finanziaria sovranazionale.
Obbligatorietà o esclusione: si tratta sempre di coercizione contro la
vita e i diritti universali degli esseri umani.
Onorevole
uomo vivo in corpo vivente di carne ossa e sangue, oggi vorrei fare
insieme a te due ragionamenti sul tema 5G. Mi pare doveroso vista la
guerra mediatica che si sta sviluppando intorno al tema del velocissimo
sistema di trasmissione dei dati.
A Grande Velocità
Ho
enfatizzato l’aspetto della velocità perché il 5G non può fare altro,
per sua (dichiarata) natura, che rendere più veloci le comunicazioni. Di
certo non può dare maggiore veridicità ai contenuti di tale
comunicazione, aspetto ben più importante della velocità. Potremmo
quindi “godere” di uno strumento che permette un potentissimo stream di
balle a una velocità mai raggiunta precedentemente, con un conseguente
incremento di confusione e perplessità da parte dei suoi fruitori.
Cos’è il 5G
Considerazioni
filosofiche a parte, ti sarai forse chiesto cosa sia questa Quinta
Generazione (5G) di radiotrasmissioni digitalizzate e in cosa differisca
dalle precedenti. Per dare una risposta alla domanda di cui sopra,
devo fare un preambolo che è anche motivo di riflessione sia per i
detrattori del 5G sia per i sostenitori ...
Solo un nome
5G
è solo un nome, un acronimo che può etichettare, come ben puoi intuire,
qualunque cosa. Nel momento in cui scrivo, questo fantomatico 5G indica
una tecnologia di radio trasmissione digitale che si prevede possa
usare un ampio spettro di frequenze elettromagnetiche, a partire dal
limite inferiore di 700-800 Mhz fino a 60 Ghz. Se questo dato non ti
dice nulla non ti preoccupare, si tratta di un dato che, preso da solo,
non ha particolare rilevanza.
Domani l’etichetta 5G potrebbe
diventare l’acronimo che, nella quinta generazione, include anche la
trasmissione di onde di tutt’altra natura come il laser. Magari a
indicare armi ben note che già usano le onde Elettromagnetiche
Per
restare ancora un attimo in ambito giuridico, viene spontaneo
chiedersi, come può un uomo che non desidera beneficiare di questo
servizio, non divenire comunque un utente passivo, visto che la
radiazione è assolutamente pervasiva come il fumo di una sigaretta in
una stanza chiusa? Da fumatori passivi molti potrebbero divenire, per
analogia, radio-ricevitori passivi.
Legge come minaccia
Ecco
un’altra evidenza di come la legge sia divenuta un minaccia per l’uomo
invece di essere una difesa. Visto e considerato che il 5G è sostenuto e
imposto dalla pretesa legge della BANCA-STATO REPUBBLICA ITALIANA
attraverso vari provvedimenti di un suo ben noto ministero, il MISE. Per
leggerezza di esposizione non ripeto ogni volta “da gli agenti che
rappresentano il… etc”. So che hai compreso fin troppo bene il “fatto”
che un ministero non ha gambe né braccia né un cervello per pensare.
Talvolta mi viene il dubbio che anche i suoi agenti manchino di
quest’ultimo … ma è solo un sospetto, di fronte alla certezza che
sicuramente mancano di un cuore.
Radiazione elettromagnetica ad alta frequenza
Comunque
sia, ti sto parlando di una radiazione elettromagnetica ad alta e
altissima frequenza. Preoccupante? Dipende. Dipende da molti fattori. Ad
esempio ho appena scritto che si tratta di altissime frequenze, ma alte
rispetto a cosa? Alle frequenze elettromagnetiche che l’uomo è in grado
di produrre e misurare (ovvero un campo molto limitato). Ora, se solo
alzi lo sguardo al cielo, puoi ben vedere quel nostro splendente sole
radiare una luce accecante.
Si, luce. La luce, sia essa solare o
artificiale è anch’essa una radiazione elettromagnetica. Quello che
invece non puoi vedere ma c’è, è l’enorme quantità di frequenze e
relative intensità che dal sole proviene, radiazione assai più intensa
ed estesa del suddetto 5G. E questo da molto tempo prima che il 5G
“venisse alla luce”. Prendi ad esempio in esame l’infrarosso.
Il
calore irradiato dalla stufa a legna è anche conosciuto con il nome di
radiazione infrarossa, ed è un tipo di onda EM solo un poco più bassa di
quella luminosa. Tuttavia, sempre infinitamente più alta della più alta
frequenza dichiarata del 5G. Non parliamo poi dei raggi ultravioletti,
dei raggi x e di quelli cosmici, che “vibrano”a frequenze
inimmaginabili.
Grandezze
Ti
chiederai dunque per quale ragione, al di là di gretti motivi
commerciali, alcuni sostengano che questo 5G sia dannoso, mentre altri
totalmente innocuo. Per saperlo dobbiamo valutare il fenomeno mettendo
in gioco almeno 3 grandezze atte a descrivere accuratamente il fenomeno.
La frequenza, l’intensità e la forma d’onda della radiazione.
Frequenza
Esaminiamo
la frequenza. Si tratta di un’unità di misura tra quelle che già
conosci meglio, anche se non lo sai. Pensa a quante volte nell’arco
della giornata qualcuno ti ha invitato o peggio ordinato di fare un
certo lavoro o di terminarne un altro. Oppure quante volte ti sei
augurato che tutta questa manfrina del “pecoronavirus” finisse.
Ecco
quella è la frequenza, ovvero il numero di volte che lo stesso evento
si manifesta in un arco di tempo stabilito, una ripetizione, verbale nel
primo caso, mentale nel secondo. Hai mandato, nella tua mente, a
“stendere” il principale almeno 10 volte il secondo successivo a quando
ti ha redarguito? Ok, allora sei alla fanculo-frequenza di 10 Hz al
secondo. 10 Ghz sarebbero nel tuo caso una ripetizione mentale di 10 miliardi di vaffanculo in un secondo.
Intensità
Ora
parliamo dell’intensità. Sotto l’ombrellone, nel bel mezzo di una
dorata spiaggia caraibica, puoi resistere anche al sole di agosto a
mezzodì, ma se esci dal cono d’ombra, esponendoti al pieno sole, tutta
la radiazione solare ti cuocerà la capoccia come un uovo. Il sole è lo
stesso, le sue frequenze le stesse, ma la tua esposizione al sole è
cambiata e con essa l’intensità della radiazione che ti investe.
Forma d’onda
Cosa
dire infine della forma d’onda? Beh, le onde del mare sono naturalmente
delle onde sinuose (sinusoidali), come le curve di una bella ragazza.
Ecco, la forma d’onda nel magnetismo è proprio questo. Un’onda che può
avere naturali tratti sinuosi oppure innaturalmente spigolosi. La voce
limpida e pulita di una cantante di bossanova contro il gracchio
stridente di una cornacchia. Eccoti servita la sensazione di una onda
sinusoidale contro un’onda quadra o a dente di sega (nome che, tra le
altre cose, prende proprio ispirazione dal rumore lacerante della sega
circolare).
Ora che hai chiaro cosa sia la forma d’onda, la
frequenza e l’intensità, puoi meglio capire che questo fantomatico 5G si
presenta come un fenomeno complesso. Ha uno spettro molto ampio di
frequenze, forme d’onda e intensità, utilizzate in modo diverso in
ambienti outdoor e indoor dove, voglio rammentarti, il router wi-fi
trasmette già da molto tempo su frequenze altissime, nell’ordine di
alcuni Ghz.
Quindi una buona dose di 5G te la sei già fatta in
casa almeno nell’ultimo decennio, senza saperlo. Non solo, ti sei anche
esposto alle frequenze infinitamente più basse dei motori elettrici di
frigoriferi, lavatrici etc. Queste ultime, devi sapere, sono più
basse in frequenza, ma la loro penetrazione nei corpi solidi è
infinitamente più alta. La 50Hz è praticamente inarrestabile da muri e
ostacoli di qualsivoglia natura a meno di accorgimenti non comuni.
Tempesta di onde elettromagnetiche
Detto
questo, diversamente dal sostenere che il 5G sia benefico, ti porto
all’evidenza il fatto che una tempesta di onde elettromagnetiche di ogni
genere e tipo, della quale non sai nulla, è già in atto nella tua
confortevole casa da anni.
Credo sia superfluo parlare del
telefono cellulare che tieni all’orecchio da tanto tempo. Hai fatto caso
che dopo lunghe telefonate senti l’orecchio caldo? Un caso? Così come
un pollo nel forno a microonde cuoce, lo stesso accade al tuo orecchio
quando rimane a lungo attaccato al cellulare.
Il punto, a mio
avviso, è un altro. Non dubitare di quanto il fuoco possa bruciare, ma
ragiona sul come usarlo in modo funzionale. Vogliamo adoperarlo per
arrostire delle verdure sulla griglia o per incenerire una casa? La
pertinenza del paragone è ancor più evidente se ricordi che i teosofi hanno definito fuoco magnetico appunto l’elettromagnetismo e non a torto.
Utilizzi dell’elettromagnetismo
Sono
numerosi i ricercatori che hanno speso anni di ricerca sull’impiego
dell’elettromagnetismo in ambiti davvero impensabili. Ad esempio Micheal Persinger,
il quale ha fatto studi, come e più di tanti altri, sull’utilizzo delle
onde elettromagnetiche (anche scalari) per la comunicazione telepatica.
Come non ricordare il Neurophone di Patrick Flanagan,
uno strumento che genera impulsi elettromagnetici a onda quadra,
frequenza modulabile, creato per interfacciare direttamente il cervello
con apparecchiature elettroniche al fine di trasmettere flussi di
informazioni senza intermediazione dei 5 sensi esterni? Patrik Flanagan
lo creò per accelerare la velocità di apprendimento dell’uomo ed ebbe
successo. E’ tutt’ora in commercio una versione molto mitigata,
poiché Patrick Flanagan corse a brevettare la sua invenzione con il solo
risultato di vedersela sottrarre con il pretesto di “segreto di stato”.
Intentò una causa legale che durò 30 anni e alla fine pare la vinse ma a
giudicare dal prodotto oggi disponibile in commercio direi il
contrario.
Come non ricordare Nikola Tesla.
Voleva installare enormi trasmettitori (radianti onde scalari) su tutto
il pianeta, così da fornire energia libera ovunque e a chiunque quasi
gratuitamente tramite speciali antenne riceventi.
Antoine Prioré
costruì una macchina in grado di caricare di energia le cellule del
corpo biologico umano così da ricostituirlo e sanarlo. Lo stesso, ma con
diversa tecnologia, fece Rife, la cui macchina, tecnicamente semplice da costruire, è descritta assai bene nel libro di Patrick Kelly “Free energy devices”.
Più
recentemente pare che un’evoluzione tecnologica sintetizzante le
summenzionate precedenti due sia disponibile con il nome di Rasha quantum spanner. Cito,
per ultimo, un genio assoluto nel campo della scienza, che si interessò
delle onde ad altissima frequenza, se così posso ancora definirle,
conosciuto con il nome di Wilhelm Reich.
Giusto
per mantenere sott’occhio anche l’aspetto legge, Reich, già in tempi
non sospetti, fu il solo tra tanti scienziati dei tempi che furono, a
comprendere l’importanza di quest’ultima in relazione alle sue scoperte.
Diversamente dal brevettare ciecamente dette scoperte presso uno dei
tanti registri delle BANCHE-STATO (società di diritto privato in
parvenza di STATI e GOVERNI) istituì un apposito TRUST (INFANTRUST) per proteggere le sue scoperte. Proteggerle non già dall’uomo in onore,
ma dagli agenti delle multinazionali. Costoro, in ogni epoca, hanno
messo a tacere ogni e qualsiasi scoperta innovativa che potesse aiutare
l’uomo nel suo percorso di crescita.
L’etere
Tenendo
a mente quanto scritto fin qui, per comprendere la portata enorme che
l’elettromagnetismo ha sulla vita dell’uomo. Basti pensare che il ben
noto Nikola Tesla aveva basato tutte le sue scoperte sull’esistenza
inconfutabile di un medium che al tempo veniva chiamato etere.
Ormai
giunto in tarda età ammise candidamente che detto medium non solo era
l’elemento fondante di tutta l’energia nel mondo che percepiamo, ma che
nell’India antica era già stato scoperto da millenni e conosciuto con il
nome di Prana.
Bene, ora sai che la propagazione delle onde magnetiche, di qualsivoglia natura, è fondata sulla esistenza dell’etere. Sai
che la manifestazione sensibile di qualsiasi oggetto percettivamente
materiale è di natura esclusivamente vibratoria e assolutamente
elettromagnetica, quindi in ultima analisi, eterica.
Energia di Punto Zero – ZPE
L’esistenza
dell’etere è stata, tuttavia, insistentemente occultata e confutata
dalle BANCHE-STATO (e dai presunti centri di ricerca, educazione e
istruzione a esse appartenenti, ovvero il 99% di quelli conosciuti)
negli ultimi 100 anni. Solo in tempi recentissimi, quando l’imbarazzo
della comunità scientifica è cresciuto a sufficienza, esso è ricomparso
con il nuovo nome di “energia di punto zero”.
Una marea nera
Oggi
è risaputo che ogni trasmissione di energia avviene nello spazio-tempo
grazie alla perturbazione dell’etere. Come l’acqua di un placido
laghetto si increspa nell’assorbire l’urto di un sassolino che affonda
in essa, così l’onda EM si propaga nell’etere. Stando così le cose,
Capisci da te che la qualità, il tipo, la forma d’onda e l’intensità
delle onde che trasmettiamo nell’etere è davvero importante. Per
analogia puoi visualizzare la differenza che intercorre tra un pesce che
nuota nel mare, una barca a vela, un motoscafo, una petroliera che lo
attraversa, o una marea nera di petrolio riversata in mare per chissà
quale presunto incidente.
Posso serenamente affermare che le
invenzioni di Reich producono nell’etere una perturbazione equivalente a
quella prodotta da un pesce che nuota nel mare. Sarebbe quindi più
appropriato in questo caso parlare non già di perturbazione ma di
armoniosi moti ondulatori. Le onde EM di Tesla, a seconda della loro
natura, produrranno l’equivalente di una barca a vela, più spesso di un
motoscafo, talvolta di una petroliera. Mentre nel caso delle onde
scalari, avverrà qualcosa nell’etere che non è neppure quantificabile.
L’attuale uso indiscriminato delle onde elettromagnetiche per la
trasmissione dei dati digitali ad alta frequenza, onda quadra e comunque
non sinusoidale, ad altissima diffusione, produce invece l’equivalente
effetto di una marea nera. Ecco dunque quanto avviene oggi nel prana, il sostengo più importante per il proseguo delle vita organica sulla terra.
Onde Scalari
Per
completare il quadro voglio approfondire un pochino il tema delle onde
scalari, una tecnologia il cui padre fu (di nuovo) Tesla. Si tratta di
onde molto particolari per via della loro propagazione nello spazio
tempo. Sono decisamente diverse dalle onde EM tradizionali, la cui
natura è stata spesso e a buona ragione assimilata alle “onde mentali”.
Rispetto alle onde EM si propagano perpendicolarmente a queste.
Ecco
perché ho citato, qualche riga innanzi, Michael Persinger, il quale
avrebbe molto da dire sull’argomento. Naturalmente anche le onde scalari
si propagano, sebbene in modo del tutto diverso rispetto alla onde
elettromagnetiche tradizionali, nell’etere. La loro propagazione non è
neppure confinata al cosiddetto limite della velocità della luce, come
del resto non lo è il pensiero. Anche qui puoi comprendere come l’uso
improprio di questa tecnologia potrebbe produrre effetti davvero
preoccupanti sui primati umani. Ad esempio ipnosi collettive,
riprogrammazione della psiche e induzione mentale forzata. Quasi come la
moneta FIAT, moneta legale a corso forzoso…
Capacità psichiche latenti
Non sto dicendo che le onde elettromagnetiche di qualsivoglia natura sostituiscano, almeno oggi, i processi mentali. Piuttosto
questo lo facciamo noi, quando deleghiamo al telefono cellulare quelle
nostre capacità psichiche e telepatiche divenute sempre più latenti.
Fino
a 30 anni fa una madre “sentiva” sempre la presenza del figlio e
conosceva silenziosamente il suo stato di salute. Oggi il pupetto deve
avere un telefono cellulare per la sua sicurezza già da piccolissimo, e
se sta bene o male non lo dice la mamma o lui stesso, ma la legge della
BANCA-STATO che, attraverso i suoi agenti, talvolta strani personaggi di
dubbia reputazione che si dicono dottori, decidono decidono sulla base
di protocolli oscuri.
Oppure lo decide una casa farmaceutica che,
senza alcun conflitto di interesse, vende i tamponi per il
“pecoronavirus” e anche un presunto vaccino. Non importa se tu ti senti
bene o male. La tua salute tu non la conosci…
Ieri avevamo
manicomi pieni di pensatori scomodi definiti infermi mentali, in quanto
non allineati con il regime della BANCA-STATO, domani potremmo avere
ospedali pieni di ricoverati “portatori sani” di qualche
falso-visurs-immaginario. Uomini che stavano bene fino a quando la
medicina ha stabilito che erano malati inconsapevoli.
Divagazioni
a parte, nel campo delle onde EM in senso moolto ampio, la situazione è
differente nel caso dell’Orgone scoperto da Willheim Reich. Egli
comprese molto bene la natura dell’etere e il suo impiego armonioso e
utile all’uomo. Questo per dire che si può usare l’etere in modo
salutare e benefico, senza “sporcarlo-disturbarlo”. Posso affermare con
una certa tranquillità che le scoperte di Tesla furono per raffinatezza
solo un passo indietro rispetto alle scoperte di Reich. Tuttavia, furono
per contro un passo avanti in quanto ad applicabilità e fruibilità. Ti
basti pensare che il motore elettrico (plurifase in CA) esiste oggi come
lo conosciamo grazie a Tesla, così le lampade al neon e tanto altro.
Una campagna indiscriminata
Quindi,
per completare la disamina con un pizzico di equanimità, suonando anche
“l’altra campana”, vedo una indiscriminata campagna contro
l’elettromagnetismo. Questa potrebbe essere uno dei tanti metodi occulti
per creare un aperto dissenso verso la cosiddetta free energy. Infatti,
moltissime tecnologie free impiegano appunto l’elettromagnetismo per
conseguire i loro scopi.
In realtà il vero male è l’ignoranza che
porta il primate umano a utilizzare tecnologie avanzatissime senza
avere la più pallida idea di cosa siano, di come funzionino e di che
effetto abbiano. Il primate umano è forse rimasto alla “fase orale”.
Infatti, si interroga solo sul cibo che mangia (e neppure sempre),
mentre non è lontanamente, nella maggior parte dei casi, consapevole di
essere letteralmente immerso in un fluido eterico che ne determina
salute, forza e coesione.
Non è altresì consapevole di quanti
disturbi introduce in questo meraviglioso etere vitale con i suoi
giocattolini elettronici, urticanti zanzarine elettromagnetiche che mai
lasciano quietare le acque.
Conclusioni
Concludo
quindi chiedendoti: hai bisogno di attingere più velocemente dal sapere
collettivo più informazioni, più musica, più film, più notiziari
sull’ultima presunta pandemia o tribuna politica? O hai bisogno di
apprendere vera conoscenza cercando acque limpide oltre questa marea
nera? Cerchi la quantità o l’intensità? Cerchi la quantità o la qualità?
Saresti in grado di valutare, con il tuo sentire, quali onde EM ti disturbano e quali no? Hai sviluppato questa sensibilità?
Per
concludere penso alle intelligenze cosiddette “artificiali”. Spesso mi
sono interrogato su quale fosse la differenza tra una intelligenza
artificiale e una biologica a pari capacità. Verosimilmente possono
entrambe sviluppare consapevolezza di Sé, e oggettivamente non mi pare
che le intelligenze biologiche abbiano molto sfruttato questa
opportunità.
Per contro vedo una differenza che potrebbe ben essere fondata tra le due. Mentre
gli organismi biologici hanno la capacità di estrarre energia vitale
direttamente dalla terra, le intelligenze artificiali pare non
posseggano questa dote.
Possono invece convertire un ampio
spettro di onde EM in energia e questo mi fa credere che se delle IA
dovessero o volessero prendere il loro posto su questa terra dovrebbero
“trasformare” l’ambiente in modo a loro vantaggioso, nutritivo appunto.
Il
che mi riporta al 5G. Lo stesso farebbero altre forme di vita aliene
alla terra, nel tentare di adattarla alla loro bio-tecno-logia.
Come recita spesso un caro amico, Matrix è forse stato più un documentario che un film.
I tamponi per “il nuovo coronavirus” (Cov-Sars-2) si basano su una
tecnica della Reazione a Catena della polimerase (o più semplicemente
PCR, dall’acronimo inglese), scoperta da Kary Mullis
(insignito per questo del premio Nobel per la chimica nel 1993). Per la
precisione si utilizza una tecnica leggermente modificata detta Reazione a Catena della Polimerase in Tempo Reale (RT-PCR).
L’articolo Research Techniques Made Simple: Polymerase Chain Reaction (PCR)(1) spiega chiaramente che: “la
PCR è una tecnica molto sensibile che permette una rapida rilevazione e
identificazione di sequenze genetiche utilizzando tecniche visuali
basate sulla dimensione e sulla carica. Versioni modificate della PCR
hanno permesso misure quantitative dell’espressione genetica con
tecniche dette PCR in tempo reale.”
È chiaro quindi che questa tecnica non identifica virus
necessariamente interi e attivi, ma frammenti di materiale virale, che
vengono moltiplicati, come leggiamo sull’articolo Basic principles of quantitative PCR (2) , in modo da potere essere identificati.
Un’ennesima conferma dei limiti della PCR (applicata alla ricerca questa volta dei batteri), la troviamo leggendo l’articolo Advances and Challenges in Viability Detection of Foodborne Pathogens (3) laddove si precisa che il test della PCR ha un aspetto negativo, ovvero quello di “essere incapace di differenziare il DNA delle cellule morte e di quelle vitali”.
Forse a questo punto si capisce perché lo stesso scopritore di
questa, per altro utilissima reazione biochimica, metteva in guardia
dall’utilizzo diagnostico del test, e perché diversi studi mostrano la
presenza di quantità non indifferenti di falsi positivi; è da notare che
anche un 2% di falsi positivi non è da poco, specie se si fanno decine
di migliaia di test al giorno.
Va premesso che uno dei fattori che possono causare facilmente un
“falso positivo” nel contesto di un laboratorio che esegue diverse
analisi in sequenza (mirate alla ricerca del medesimo agente infettivo)
sono quelli indicati come “Amplification carryover contamination”
ovvero dovuti ad amplificazione di contaminazioni dovute all’esame
precedente (4) problemi di cui si discute ancora oggi, come possiamo
leggere anche in un articolo recentissimo che tratta della prevenzione
di tali errori (5).
Ciò vuol dire che anche il più accurato dei kit per l’identificazione
di un frammento virale specifico e unicamente appartenente a un certo
agente infettivo, può fallire per via di una contaminazione accidentale
e/o di un imperfetto protocollo laboratoriale, anche se va detto che la
RT-PCR dovrebbe avere molti meno problemi di contaminazione rispetto
alla PCR standard (come possiamo leggere su vari articoli scientifici
(6) ).
Veniamo quindi a un articolo Review of external quality
assessments revealed false positive rates of 0-16.7%, with an
interquartile range of 0.8-4.0%. Such rates would have large impacts on
test data when prevalence is low (7) che si può leggere in in
pre-pubblicazione (8), ma che è corredato di tutte le fonti del caso, e
che mostra la presenza di diversi studi sulla precisione di questi test.
A scanso di equivoci preciso che si tratta proprio di quei test;
all’inizio dell’articolo si legge infatti: “L’uso di test su larga
scala per il SARS-CoV-2 realizzati per mezzo della RT-PCR è un elemento
chiave della risposta al COVID-19, ma poca attenzione è stata posta alla
potenziale frequenza e all’impatto dei falsi positivi”.
Gli autori proseguono citando diversi studi con diverse precisioni
che arrivano in taluni casi al 16,7% di falsi positivi; la maggior parte
degli studi mostrano livelli di falsi positivi compresi tra 0,8% e 4%.
Un altro articolo in pre-pubblicazione, Diagnosing COVID-19 infection: the danger of over-reliance on positive test results (9) (ovvero Diagnosi dell’infezione da COVID-19: il pericolo della troppa confidenza nei risultati positivi del test) ci informa che “i
dati sui test a base di PCR per virus simili mostrano che i test a base
di PCR abbastanza falsi positivi da rendere i risultati positivi
altamente inaffidabili su una larga scala di scenari realistici” e
che, fino a quando non si troverà un modo di minimizzare questa
problematica “i risultati positivi nelle persone asintomatiche che non
siano stati confermati da un secondo test dovrebbero essere considerati
sospetti”.
L’articolo Real-time RT-PCR in COVID-19 detection: issues affecting the results (10)
ci informa che sono stati sviluppati diversi tipi di kit per i test
RT-PCR per il virus SARS-CoV-2, ma con differente qualità, e che
ovviamente ci possono essere errori dovuti a imprecisione dei tecnici di
laboratorio. Dopo avere affermato la possibilità di falsi positivi e
falsi negativi gli autori si concentrano soprattutto su questi ultimi
riferendo di molti casi sospetti, con la presentazione clinica del
covid-19 risultati però negativi al test scrivendo infine che “un
risultato negativo non esclude la possibilità di infezione da COVID-19 e
non dovrebbe essere utilizzato come l’unico criterio” per decidere come
trattare il paziente.
Del resto anche con altri agenti infettivi si sono incontrate simili
problematiche nel passato come leggiamo in articoli. Un controllo su
test effettuati con la tecnica PCR un agente infettivo del pino (11)
hanno mostrato a seconda dei vari studi (e forse dei diversi kit) falsi
positivi tra il 3 e il 17,3%, test sulla clamidia (12) hanno ottenuto,
un controllo su test con la PCR per la clamidia invece ha mostrato la
presenza dell’11% di falsi positivi.
Adesso credo sia più facile comprendere quanto leggiamo su siti ufficiali australiani (13):
Può verificarsi una reinfezione? Ci sono state segnalazioni di
apparente re-infezione in un piccolo numero di casi. Tuttavia, la
maggior parte di queste segnalazioni descrive i pazienti risultati
positivi entro 7-14 giorni dall'apparente guarigione. Studi immunologici
indicano che i pazienti che si stanno riprendendo dal COVID-19
sviluppano una forte risposta anticorpale. È probabile che i test
positivi subito dopo il recupero rappresentino l'escrezione persistente
di RNA virale del nuovo coronavirus (COVID-19), e va notato che i test
PCR non sono in grado di distinguere tra virus "vivo" e RNA non
infettivo. Le linee guida australiane attualmente richiedono che i
pazienti che hanno avuto il COVID-19 risultino negativi a due test
realizzati a distanza di 24 ore prima di essere tolti dall'isolamento 14
.
E adesso veniamo ai 20.000 tamponi in più eseguito il 19 agosto (15) che mostrerebbero “una ripresa dei contagi”.
Visto che l’un per cento di 20.000 è 200, visto che talora i falsi
positivi sono anche più dell’un per cento, essenzialmente abbiamo un
numero di “aumenti dei contagi” del tutto sovrapponibile ai falsi
positivi che i test possono generare (16).
Ancora due parole sui test sierologici, le analisi del sangue per
verificare la presenza di anticorpi. Sul sito istituzionale sanitario
dell’azienza ATS di Milano leggiamo sul documento “Vademecum
Coronavirus Strutture Sociosanitarie - Raccolta organizzata di stralci
di disposizioni normative nazionali e regionali, note circolari e
indicazioni di ATS” (17): “il risultato qualitativo ottenuto su
un singolo campione di siero non è sufficientemente attendibile per una
valutazione diagnostica, in quanto la rilevazione della presenza degli
anticorpi mediante l’utilizzo di tali test non è, comunque, indicativo
di un'infezione acuta in atto e, quindi, della presenza di virus nel
paziente e del rischio associato a una sua diffusione nella comunità.
Inoltre, per ragioni di possibile cross-reattività con differenti
patogeni affini, quali altri coronavirus umani, il rilevamento degli
anticorpi potrebbe non essere specifico della infezione da SARS-CoV-2.
Infine, l’assenza di rilevamento di anticorpi (non ancora presenti nel
sangue di un individuo per il ritardo che fisiologicamente connota una
risposta umorale rispetto al momento dell’infezione virale) non esclude
la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica e
il relativo rischio di contagiosità dell’individuo. (…) Un test
anticorpale negativo può avere vari significati: una persona non è stata
infettata da SARACoV-2, oppure è stata infettata molto recentemente
(meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato la risposta
anticorpale al virus, oppure è stata infettata ma il titolo di anticorpi
che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto
del livello di rilevazione del test”.
Tutto questo significa in parole povere che se fai un esame del
sangue per la rilevazione degli anticorpi al Sars-Cov-2 (il virus che
causa la malattia denominata Covid-19) potresti:
- Risultare positivo perché contagiato in un passato non troppo recente quel coronavirus o anche un altro;
- Risultare negativo ma avere ugualmente in corso un’infezione asintomatica o un’infezione ai primissimi stadi;
- Risultare negativo al momento, ma ovviamente ci si può contagiare/ammalare anche il giorno dopo.
Quindi il risultato “positivo” significa tutto e niente, il risultato
negativo significa tutto e niente; o meglio, chi risulta positivo farà
ancora un tampone. Questo vuol dire che ci potrebbero essere molti falsi
positivi al sierologico di persone che poi faranno un tampone di
conferma (o smentita) con le incertezze che anche questo tampone
significa (18).
Qualcuno forse si chiederà: ma se risulto positivo al virus, cioè ho
gli anticorpi, non vuol dire che sono guarito? Che senso ha fare un
tampone che potrebbe risultare positivo proprio per questi detriti
virali ancora in circolazione dopo il contagio? Che senso ha fare un
tampone a una persona che non ha avuto sintomi recenti e mostra un alto
livello di anticorpi? Se è stata contagiata e non ha mostrato sintomi,
visto che gli anticorpi si producono circa una settimana, visto che il
periodo di incubazione è tra 2 e 12 giorni (19), la probabilità che
questa persona non sia ancora guarita e possa nei giorni successivi
diffondere il contagio c’è, sicuramente, ma è bassa, anche perché il
patogeno è in circolazione da circa 8 mesi (alla data della stesura di
queste righe). Il verificarsi di una particolare coincidenza (fare il
test proprio 8 giorni dopo l’infezione, avere una incubazione piuttosto
lenta e per giunta fare il test sierologico proprio nei giorni
dell’incubazione); la probabilità è facilmente stimabile intorno al 3%
(finestra di circa 8 giorni su un periodo di circa 240 giorni porta già a
un 3,3%, ma poi considerando la coincidenza dell’incubazione lenta la
probabilità è ancora minore).
Ho l’impressione quindi che con un test sierologico a tappeto si
otterrà ben poco in termini di “diagnostica precoce dei contagi”, mentre
è quasi sicuro che verranno individuati dei “falsi positivi”, che
verranno sbandierati per “contagiati”, utilizzati per creare allarmismo,
e rendere difficile la vita a tante persone assillate e asfissiate da
norme restrittive di dubbia validità.
In Giappone infatti, paese molto più popoloso e soprattutto più
densamente popolato, non sono mai state in vigore le ferree restrizioni
che abbiamo visto in Italia e il numero delle morti, ad ora è attestato
intorno alle 1.000 unità.
Note
1 Pubblicato su Journal of Investigative Dermatology 2013 Mar;
133(3): e6., autori Lilit Garibyan, Nidhi Avashia;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4102308/.
2 Pubblicato su Molecular Biotechnology. 2000 Jun;15(2):115-22, autore L Raeymaekers; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10949824/.
3 Pubblicato su Frontiers in Microbiology. 2016; 7: 1833, autori
Dexin Zeng, Zi Chen, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5118415/.
4 Leggiamo sul sito di un laboratorio (
https://arcticzymes.com/applications/pcr-carry-over-prevention/) che
“L'elevata sensibilità delle PCR, e in particolare delle PCR
quantitative, rende il metodo soggetto a contaminazione, fornendo
risultati falsi o imprecisi. I contaminanti trasferiti da precedenti PCR
sono considerati una delle principali fonti di risultati falsi
positivi. I contaminanti possono essere trasferiti da precedenti
reazioni di amplificazione a causa di aerosolizzazione, oppure a causa
di contaminazione per mezzo di pipette, superfici, guanti e reagenti.”
5 Preventing PCR amplification carryover contamination in a clinical
laboratory, Pubblicato su Annals of Clinical Laboratory Science. Autumn
2004;34(4):389-96, autore Jaber Aslanzadeh;
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15648778/.
6 Vedi per esempio Real-time PCR detection chemistry Pubblicato su
Clinical Chimica Acta. 2015 Jan 15;439:231-50, autori E Navarro, G
Serrano-Heras, M J Castaño, J Solera;
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25451956/.
7 Autori Andrew N. Cohen, Bruce Kessel; https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.26.20080911v1.full.pdf.
8 L’articolo non è quindi ancora stato sottoposto a revisione
paritaria, la cui pre-pubblicazione che avviene però su un sito (
https://www.medrxiv.org/) di tutto rispetto nella cui home page vediamo
il logo del prestigioso British Medical Journal (una delle riviste
mediche più autorevoli al mondo) e dell’Università di Yale.
9 Autori Andrew N Cohen, Bruce Kessel, Michael G Milgroom; https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.26.20080911v3
10 Pubblicato su Expert Review of Molecular Diagnosis. 2020 :
1–2.autori Alireza Tahamtana Abdollah Ardebilib;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7189409/.
11 Transferability of PCR-based diagnostic protocols: An
international collaborative case study assessing protocols targeting the
quarantine pine pathogen Fusarium circinatum, pubblicato su Scientific
Reports (2019), volume 9, Article number: 8195 autori Renaud Ioos,
Francesco Aloi,et al.;
https://www.nature.com/articles/s41598-019-44672-8.
12 The superiority of polymerase chain reaction over an amplified
enzyme immunoassay for the detection of genital chlamydial infections,
pubblicato su Sexual Transmitted Infections. 2006 Feb; 82(1): 37–40,
autori H Jalal, H Stephen, A Al‐Suwaine, C Sonnex, and C Carne;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2563809/.
13 http://anmf.org.au/news/entry/covid-19-frequently-asked-questions a sua volta preso dal sito
https://www.health.gov.au/sites/default/files/documents/2020/03/coronavirus-covid-19-infor1mation-for-clinicians.pdf?fbclid=IwAR0sTlOk3KO32Bb8n6T97MSEi6omt0ZimWyb-rl0TJB2Pgqus6eB5jfsH5U
(link non più attivo).
14 In lingua originale: “Can reinfection occur? There have been
reports of apparent re-infection in a small number of cases. (…) It is
likely that positive tests soon after recovery represent persisting
excretion of viral, Novel coronavirus (COVID-19) 2 RNA, and it should be
noted that PCR tests cannot distinguish between “live” virus and
non-infective RNA .
15 Vedi per esempio l’articolo Coronavirus, il bollettino di oggi 19
agosto: 642 nuovi positivi, 7 morti e 364 guariti pubblicato su
Repubblica il 19 agosto 2020 a cura di Elena Stabile;
https://www.repubblica.it/cronaca/2020/08/19/news/coronavirus_il_bollettino_di_oggi_19_agosto_-264978553/.
16 La situazione è un po’ più complessa; da una parte il teorema di
Bayes mostra che ci potrebbero essere anche più falsi positivi,
dall’altra se davvero ci si limitasse ai contatti più prossimi ce ne
potrebbero essere di meno, visto che il campione scelto non è casuale.
Tutto sommato una stima dell’1% di falsi positivi, potrebbe essere
realistica o anche una sottostima.
18 Questo è quello che viene ufficialmente previsto da disposizioni
ministeriali, vedi per esempio qui:
https://www.orizzontescuola.it/wp-content/uploads/2020/08/circolare-ministero-salute.pdf.
L’oracolo di Seattle ha dato l’ennesimo responso, ovviamente nefasto!
“Ci saranno ancora milioni di morti, prima della fine della pandemia di Covid-19”, ha detto Bill Gates in un’intervista al The Economist, settimanale di proprietà dell’Impero dei Rothschild, quindi non un giornaletto qualunque.
Il
diversamente-filantropo ha devoluto più di 350 milioni di dollari alla
lotta contro la pandemia (anche se ha incamerato diversi miliardi), però
specifica che “la maggior parte di quelle morti non sarebbe causata
dalla malattia in quanto tale, ma dal sovraccarico dei sistemi
sanitari, e di economie già stressate e soprattutto nei Paesi poveri e
in via di sviluppo”.
Quindi la colpa del prossimo olocausto non sarà del SarsCov-2 ma dei sistemi sanitari nazionali.
Sistemi sanitari che sono stati devastati prima da tagli e poi da una gestione assurda dell’emergenza.
Se qualcuno non ha ancora compreso che Gates è un filantropo alla rovescia, ricordiamo che a giugno 2020 il GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization organizzazione creata da Bill Gates nel 2000) ha racimolato grazie a donazioni ben 8,8 miliardi di dollari per il Covid.
Incassare 9 miliardi e investirne 350 milioni non è proprio filantropia...
La seconda Centuria di NostraGates però è ancora più interessante: “per
la fine del 2021 sarà avviata la produzione di massa di un vaccino
abbastanza efficace, rendendo immune una quota dell’umanità sufficiente a
bloccare la pandemia. Ma non basta: dobbiamo tutti spendere miliardi
per ottenere il vaccino, per evitare i trilioni di danni che la pandemia
sta facendo all’economia”.
Qui le cose si mettono maluccio.
Bill Gates è assatanato di denaro
e ogni occasione è buona per reclamare soldi, e lo fa minacciando e
paventando trilioni di danni. Dimenticando però che i danni all’economia
sono stati creati da governi fantoccio che hanno gestito un virus
influenzale come fosse ebola ingegnerizzato!
Preoccupa infine la previsione del vaccino per fine 2021 che sarà secondo lui “abbastanza efficace”.
Significa per caso che i vaccini che stanno sfornando in questo periodo
non sono efficaci per nulla? Ma allora a cosa servono?
Gates sta profetizzando che il mondo avrà a che fare con la pandemia per molti anni e non solo nel 2020 o 2021...
Il castello sul mare è una postazione difensiva di Rapallo, nella città metropolitana di Genova, eretta a difesa dello specchio acqueo presso il lungomare Vittorio Veneto. È detto anche castello medievale con una definizione errata poiché la costruzione risale solo alla seconda metà del XVI secolo.
All'interno è presente anche una piccola cappella dedicata a san Gaetano costruita nel 1688 con la caratteristica cupoletta con campana, ben visibile all'esterno del castello.
È il simbolo della cittadina rapallese ed è stato dichiarato monumento nazionale italiano dal Ministero dei Beni Culturali.
L'edificazione del castello di Rapallo è legata ai fatti storici che interessarono l'allora borgo marinaro il 4 luglio del 1549. Quel giorno Rapallo subì l'assalto e il saccheggio da parte del pirata turco Dragut
che, oltre ai danni provocati dallo sbarco in tre punti diversi della
costa, culminò con il rapimento di ventidue fanciulle del luogo, in
seguito fatte schiave dai pirati saraceni ad Algeri.
La Rapallo della seconda metà del XVI secolo non disponeva di
un'adeguata difesa di mura e le uniche postazioni difensive erano
costituite dalle torri di avvistamento poste sulle alture e dalle alte
case nella zona della marina. Lo sbarco, che avvenne nell'oscurità
notturna, fu pertanto rapido e facile per la flotta dell'ammiraglio
turco.
Assoggettato al dominio della Repubblica di Genova
(alleata e protettrice di Rapallo dopo l'atto di dedizione della
comunità rapallese nel 1229), le truppe genovesi e quelle locali (queste
ultime di numero esiguo) nulla poterono contro i pirati arrivati dal
mare.
Genova tuttavia incaricò il capitano Gregorio Roisecco, comandante delle
truppe arrivate da Genova, di valutare la situazione difensiva del
borgo rapallese. Questi suggerì alla comunità (e alla repubblica)
l'edificazione di un castello o di una postazione difensiva per il
controllo di questa parte occidentale del golfo del Tigullio.
Le fasi preliminari della costruzione difensiva
Il 16 febbraio del 1550 il doge di Genova Luca Spinola riferisce con un apposito documento al podestà di Rapallo che il costo dell'opera da costruire non può essere affrontate dalla repubblica genovese
e che pertanto dovrà essere a carico della sola comunità rapallese.
Questo comunicato suscitò il malcontento degli abitanti dell'entroterra
rapallese, detti "delle Ville" e che appartenevano al ceto nobile e
borghese, che minacciarono addirittura di abbandonare il paese. Gli
altri abitanti alla marina, detti "del Borgo" e di estrazione popolare,
erano più direttamente interessati alla realizzazione dell'opera, ma con
scarsi finanziamenti, e cercarono quindi una mediazione con i
compaesani con esiti però negativi.
Genova, stanca delle discussioni locali, tentò una nuova
trattativa con il "mediatore" capitan Roisecco, ideatore del castello,
che con promesse ad entrambe le parti riuscì a rimettere pace tra gli
abitanti della città. Altro scontro fu la scelta del luogo effettivo di
costruzione della postazione difensiva: le Ville proposero la zona
collinare per una maggiore visuale area, mentre il Borgo puntò su una
collocazione nella zona della marina più vicina al nucleo storico.
Altro punto dolente fu la ripartizione del costo: entrambi gli
schieramenti accollarono l'un l'altro la spesa. La nuova discussione tra
ceti popolari costrinse il podestà a richiedere al Senato della
Repubblica di Genova un prestito di 10 lire per finanziare l'opera e ad
imporre agli abitanti l'introduzione di una tassa obbligatoria di
residenza. Con la locale gabella si riuscì a raggiungere la somma
complessiva di 1.770 lire genovesi potendo così gettare le basi per
l'edificazione del castello.
I lavori
L'opera
(la cui prima struttura, su disegno di Antonio de Càrabo, fu molto più
semplice nelle forme rispetto all'attuale impianto) cominciò ben presto a
prendere corpo nel corso del 1550, ma il podestà fu costretto numerose
volte a chiedere denaro al governo della Repubblica a causa delle spese
aggiuntive e agli alti costi del materiale necessario per poter
resistere alle forti mareggiate. I lavori durarono quasi un anno,
interrotti talvolta da scioperi spontanei dei lavoratori per il mancato
pagamento dello stipendio.
Dopo un alto costo di finanziamento e costruzione il neo podestà
di Rapallo, Benedetto Fieschi Raggio, il 10 maggio 1551 poté inaugurare
l'opera chiedendo al Senato genovese la dotazione di artiglieria
necessaria alla difesa del castello. Con la costruzione del castello di
Rapallo l'intero comprensorio occidentale del Tigullio andò quindi a
completarsi con un sistema difensivo e di avvistamento legato ai
castelli di Portofino, di Paraggi, di Santa Margherita Ligure e di Punta Pagana presso San Michele.
Negli anni successivi il castello sul mare fu più volte modificato con adattamenti ed ampliamenti della struttura.
Sede di varie istituzioni
Nella
sua storia il castello è stato sede di importanti organi statali,
praticamente fino agli anni cinquanta del Novecento quando venne
dichiarato monumento nazionale italiano e acquistato dal Comune di Rapallo.
Nel 1608 divenne sede del capitaneato di Rapallo (istituito in tale anno distaccandosi dal precedente controllo del capitaneato di Chiavari); qui prese alloggio il capitano con relativo ufficio, mentre nella parte basse venne creata una prigione
temporanea in attesa di giudizio dal tribunale di Genova. La sede venne
poi spostata nel 1645 nel nuovo palazzo di Giustizia (non più
esistente) presso il centro storico rapallese. Nel 1865 diventò
proprietà del Regno d'Italia che scelse l'ex postazione difensiva quale sede della Guardia di Finanza e di un piccolo carcere mandamentale.
Nel 1958 per la somma di 6.700.000 lire viene riscattato
dall'ente comunale rapallese che sottopose il castello ad un primo
restauro conservativo nel corso del 1963; è in questa fase che furono
aggiunti gli scogli intorno alla struttura a mo' di maggiore protezione
dalle ondate marine.
L'ultimo grande restauro è stato attuato tra il 1997 e il 1999, sotto la direzione scientifica del prof. Benito Paolo Torsello, grazie agli aggiuntivi fondi dall'Unione europea e dal Ministero dei Beni Culturali,
con interventi conservativi che hanno riguardato i paramenti esterni
fortemente degradati dal salino, i pavimenti, gli infissi e l'impianto
elettrico.
Dopo ulteriori lavori di adeguamento alle norme sulla sicurezza
(nel corso del 2005), il castello è ora sede di mostre artistiche ed
eventi culturali.
L'incendio nelle feste patronali
Fase iniziale della simulazione dell'incendio
Fase finale della simulazione dell'incendio
Una locale tradizione, inserita tra gli eventi più celebri durante le festività patronali in onore di Nostra Signora di Montallegro nei primi tre giorni di luglio, vede il castello cinquecentesco protagonista di un curioso spettacolo pirotecnico.
La sera del 3 luglio, serata conclusiva delle celebrazioni religiose,
il castello viene dato simbolicamente "alle fiamme" con un collaudato
programma pirotecnico e di fumogeni, al passaggio dell'arca argentea della Madonna di Montallegro nei pressi del maniero sul lungomare rapallese.
Precedentemente l'evento del simbolico incendio vengono inoltre innescati i celebri mortaretti o mascoli liguri che detonano lungo il breve percorso che separa il castello dalla terra ferma.
Terminato il "fragoroso" scoppiettare dei mascoli il castello si
colora, con l'ausilio di lacrimogeni, di un rosso intenso fino alla
conclusiva "cascata bianca" dalla torretta e lungo il perimetro della
fortezza.
fonte: Wikipedia
bibliografia
Gianluigi Barni, Storia di Rapallo e della gente del Tigullio, Genova, Liguria - Edizioni Sabatelli, 1983.
Pietro Berri, Rapallo nei secoli, Rapallo, Edizioni Ipotesi, 1979.
Ecco la prova che le istituzioni governative, sia centrali che locali, stanno raccontando un sacco di fregnacce alla gente!
L’ultimo in ordine cronologico è il rapporto Istat del 16 luglio 2020 dal titolo: “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità: cause di morte dei deceduti positivi al Sars-Cov-2”.
I
risultati sono a dir poco eclatanti, e come sempre accade sono stati
ripresi e ampiamente amplificati dai megafoni portavoce del Sistema; i
tristemente noti media mainstream annunciano a gran voce: “9 pazienti su 10 morti per il virus”.
Avete letto bene: il 90% delle morti di quest’anno SONO state causate,
senza ombra di dubbio, dal virus con gli occhietti a mandorla.
Finalmente
hanno depositato la pietra tombale sulla testa e sulla bocca di tutti
quei complottisti della domenica che ancora vanno affermando che le
persone sono morte CON il virus e non a causa di esso. Non se ne poteva
più di questi sciacalli che continuano a mettere in discussione il Verbo
governativo.
Ora sappiamo con assoluta certezza che sui decessi non hanno pesato
per nulla le condizioni di salute preesistenti delle persone coinvolte,
quindi le gravissime patologie pregresse che la stragrande maggioranza
aveva: sono state ininfluenti al cospetto di Mister Vairus...
Se
diamo retta ai media, sembra che in Italia a gennaio sia entrato non uno
dei tanti coronavirus, e cioè un virus influenzali, ma l’ebola
ingegnerizzato e modificato per sterminare la popolazione!
Rapporto Covid-19
Vediamo questo Rapporto epocale...
I
ricercatori dell’ISTAT e dell’ISS hanno analizzato 4.942 schede di
morte di soggetti positivi al tampone su un totale di 31.573
segnalazioni complessive alla data del 25 maggio 2020, quindi meno di un
sesto del totale.
Le conclusioni, come detto, sono chiarissime e non lasciano spazio ad alcun dubbio: “il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al Sars-Cov-2”.
Le malattie pregresse hanno causato il decesso solo per uno
striminzito 11% dei casi, quindi una scoreggietta a confronto col virus,
anche se gli esperti indipendenti hanno scritto che “il 71,8% dei
decessi di persone positive al virus ha almeno una concausa: il 31,3% ne
ha una, il 26,8% due e il 13,7% ha tre o più concause”.
Quindi
oltre 70 persone su 100 avevano UNA O PIU’ PATOLOGIE croniche e/o
degenerative, anche gravissime, ma queste non hanno influenzato l’esito
letale perché non si possono comparare con la ferocia assassina
dell’agente virale.
“In base all’analisi condotta sulle schede di decesso, Covid-19 è
la causa direttamente responsabile della morte, ossia la causa
iniziale, nell’89% dei decessi di persone positive. In questi casi, la
morte è quindi causata direttamente da Covid-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti”.
Ora,
ironia a parte, sarebbe illuminante sapere come sono riusciti senza
nessun esame autoptico (ricordo che le autopsie sono state vivamente
sconsigliate dall’attuale governo...) ma soltanto leggendo una scheda di
morte compilata da altri medici, a stabilire con assoluta certezza che
una persona con il cancro metastatizzato o con una grave patologia
cardiovascolare o il diabete mellito è morta DIRETTAMENTE per il
Covid-19. Solo perché aveva il tampone positivo?
Sarebbe altresì
meraviglioso, questa volta per la psichiatria, poter studiare l’encefalo
di quei ricercatori che sono riusciti a scrivere: “la polmonite è
presente in 3.977 morti (80.5%) MA IN NESSUN CASO E’ LA CAUSA INIZIALE
del decesso. La presenza della polmonite (malattia causata dal
Sars-Cov-2) conferma il ruolo rilevante di Covid-19 come causa
direttamente responsabile di gran parte dei decessi".
Puzza un po’ di dissonanza cognitiva: prima avvertono i lettori che
la polmonite NON è la causa iniziale della morte, ma dopo poche righe
precisano che la presenza della polmonite conferma il ruolo del Covid-19
come causa iniziale della morte.
Insomma il mantra ufficiale è sempre lo stesso: la causa delle morti è il coronavirus!
I dati ISTAT invece mostrano un quadro leggermente diverso e soprattutto molto interessante.
Spulciando
i dati pubblicati sulla mortalità nei primi mesi dell’anno (da gennaio a
maggio), negli ultimi 6 anni (2015-2020) in alcune regioni i decessi
nel 2020, nonostante l’influenza mascherata da ebola, sono nettamente
inferiori a quelli degli anni precedenti.
Va precisato a questo punto che nel 2020 praticamente quasi TUTTI i
decessi sono stati registrati come “Covid-19”. Una persona morta
devastata dalle cure per il cancro, è morta per il Covid; un anziano
pluricentenario morto di vecchiaia, ovviamente è stato ucciso dal virus,
ecc.
Nonostante tale vergognoso conteggio che ha gonfiato a
dismisura i dati a beneficio della psico-pandemia, in alcune regioni
italiane i morti negli anni precedenti sono stati molto più numerosi.
Come la mettiamo?
Un esempio per tutti: il numero di decessi avvenuti a Padova e provincia dal 2015 al 2020.
Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma paradossalmente la mortalità nel
2020 a Padova e provincia, nonostante il Covid, è stata la più bassa
degli ultimi 6 anni!
Nell’anno 2017 la mortalità è stata maggiore del
10% rispetto a quest’anno, e non abbiamo ricordi di chiusure regionali,
blocchi della produzione industriale e sequestro dei cittadini. O
sbaglio?
Alla fine della fiera, conti alla mano, la bravura del
governatore del Veneto Luca Zaia è stata quella di creare un’illusione
mediatica e puramente propagandistica. Non c’è stata alcuna pandemia.
Cause multiple
La Tabella 1 pubblicata a pagina 6 nel Rapporto elaborato da ISTAT e ISS mostra la “Distribuzione delle cause nei decessi dei pazienti positivi a Sars-Cov-2 per causa iniziale e multipla”.
Il totale delle “cause multiple” di morte è di 12.575.
Questo dato, se teniamo conto che hanno analizzato solo 4.942 cartelle cliniche, indica che la media delle patologie per persona era di 2.5! Significa che le persone morte avevano mediamente due patologie e mezza!
Possiamo
veramente credere che queste non abbiano influito per nulla sulle cause
di morte? In fin dei conti parliamo di cancro, malattie
cardiovascolari, renali, ecc. La curva sale dopo marzo
Dai grafici dell’ISTAT
si evince un’altra cosa intrigante. La curva del numero dei morti del
2020 (linea rossa, vedere immagine) inizia a superare quella dei morti
degli anni precedenti (curva blu) sempre verso la seconda/terza
settimana di marzo.
Questo può significare due cose: la prima che marzo è il mese nel
quale la carica virale è massima e uccide più persone, mentre la seconda
potrebbe essere collegata alla dichiarazione di pandemia avvenuta l’11
marzo 2020. Va detto che l’organizzazione mondiale della sanità non ha
dichiarato lo “Stato di pandemia globale”, ha detto che “il Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia”. Quel “può essere” fa una grande differenza.
Dichiarazione
vera o falsa che sia, ha certamente modificato i protocolli, gli
approcci terapeutici, le modalità di registrazione dei morti e le
autopsie...
Conclusione
La conclusione è scontata,
esattamente come i rapporti degli enti sovranazionali che dovrebbero
difendere e proteggere la salute pubblica.
I dati sono nelle loro
mani, e possono essere modificati e interpretati per farci credere
qualunque cosa. Pur di continuare a mantenerci attiva l’anestesia
cerebrale, devono continuare a instillare il virus della paura. Solo
così possono mantenere saldo il potere.
Un giochetto questo per chi controlla i media mainstream...
Il
canale Telegram «Stupro tua sorella 2.0» è una chat con migliaia
di iscritti che possono impunemente (a tutt'oggi 17 giugno 2020) scambiarsi indisturbati
fotografie e video di ragazze minorenni, con continue istigazioni
alla pedopornografia e al femminicidio. Il più grande network
italiano di revenge porn si trova su Telegram, in un'enorme chat
accessibile a tutti, contenente foto e video di atti erotici e
sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle
vittime e utilizzati per mettere in scena il rito dello stupro
virtuale di gruppo.
Telegram (17 giugno 2020)
Si tratta solo della punta del classico iceberg, eluso o ignorato anche dalla società (mascherata). Sono
diversi i gruppi segnalati da alcuni utenti: quello principale, che
contava quasi 50 mila iscritti, è stato chiuso, ma ne sono stati
aperti molti altri, e tuttora vi si stanno riversando immagini
pedopornografiche. Tutti i canali si chiamano «Stupro tua sorella
2.0» e, a quanto pare, sono molti gli utenti che, dopo aver salvato
le foto sui propri dispositivi, continuano a inserire fotografie
sempre corredandole di insulti e istigazioni alla violenza.
Telegram
è un servizio di messaggistica istantanea e broadcasting basato su
cloud ed erogato senza fini di lucro dalla società Telegram LLC,
fondata dall'imprenditore russo Pavel Durov. Caratteristiche di
Telegram sono la possibilità di scambiare messaggi di testo tra due
utenti o tra gruppi fino a 200 mila partecipanti, effettuare chiamate
vocali cifrate «punto-punto», scambiare messaggi vocali,
videomessaggi, fotografie, video, sticker e file di qualsiasi tipo
fino a 1,5 GB.
Telegram,
attualmente vanta in Italia oltre 43 mila iscritti, 21 canali
pedopornografici collegati e un volume di conversazioni che si aggira
sui 30 mila messaggi ogni giorno. Ai vertici di questa desolante
piramide della mercificazione ci sono tre oggetti di culto: le foto
delle ex, alcuni video amatoriali particolarmente difficili da
reperire e la mitologica «Bibbia 5.0», un enorme file contenente
gli scatti di migliaia di vittime di revenge porn, catalogate per
provenienza (le foto arrivano perlopiù da gruppi Facebook segreti)
ed esposte con nome, cognome e volto visibile, anche di minori.
La
legge numero 69 del 19 luglio 2019, all'articolo 10, ha introdotto
l'articolo 612-ter del codice penale, chiamato più comunemente
«revenge porn», consistente nella sottrazione e diffusione illecita
e senza consenso delle persone rappresentate di immagini o video a
contenuti sessualmente espliciti e destinati a rimanere privati. Tale
comportamento illecito è punito con la reclusione da uno a sei anni
e la sanzione da 5 mila a 15 mila euro; pena, quest'ultima, che si
applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini
o i video, li diffonde a sua volta per provocare un danno agli
interessati.
Il
servizio centrale della Polizia postale e delle comunicazioni ha sede
a Roma e coordina 20 compartimenti regionali e 80 sezioni
territoriali;
le
dotazioni della Polizia postale e delle Comunicazioni necessitano,
tanto a livello di servizio centrale quanto a livello di
compartimenti regionali, di una costante implementazione in modo tale
da poter rispondere alle rapide evoluzioni tecnologiche in materia di
pedopornografia, cyberterrorismo, copyright, hacking, protezione
delle infrastrutture critiche del Paese, e-banking, giochi e
scommesse on line e cyberbullismo.
Nonostante
i notevoli e importanti compiti attribuiti, l'organico dei
compartimenti della polizia postale e delle comunicazioni è
sottodimensionato e nessun provvedimento in senso contrario risulta
ancora essere adottato; in alcuni compartimenti si sono rilevate
carenze infrastrutturali gravi che hanno interessato addirittura le
linee internet in uso.
Il
compito della Polizia postale sta diventando con il passare degli
anni sempre più difficile, ma nello stesso tempo sempre più
necessario ai fini della prevenzione e del contrasto delle frodi
fiscali e dei crimini informatici. Sono proprio quest'ultimi a
generare maggior preoccupazione; infatti, secondo i dati dei rapporto
Clusit, in Italia, dal primo semestre 2016 allo stesso periodo di
quest'anno, i reati in rete sono cresciuti dell'83 per cento. Si va
dai raggiri alle sostituzioni di identità, dalle truffe informatiche
alle diffamazioni online, per non parlare della rete di
pedopornografia.
Nonostante
il pericoloso aumento di questa tipologia di reati che richiederebbe
un potenziamento e una rivalorizzazione di questa specialità, si
assiste invece in questi anni a un vero e proprio depotenziamento
degli organici della Polizia postale a livello nazionale. In poco
meno di un decennio, dal 2010 ad oggi, gli agenti sono passati da
circa 900 a circa 600. Una delle situazioni maggiormente precarie a
livello di organico viene registrata nella sezione di Polizia postale
di Padova, dove si è passati dalle 15 unità del 2008 a 5 unità di
oggi. Con una media di circa 50 interventi al giorno e il sequestro
di oltre 120 computer ogni anno, l'ufficio di polizia postale di
Padova è assolutamente strategico per il lavoro svolto a servizio
dei cittadini e perciò, la grave carenza di organico sta portando e
porterà a gravi conseguenze in termini di sicurezza.
Ecco
un altro esempio. Cuneo e la sua provincia, grazie alla sua posizione
geografica strategica, svolge un ruolo chiave nella questione della
sicurezza di frontiera e quindi di controllo dei confini di Stato, e
il territorio può contare su uomini e donne che lavorano con
dedizione e professionalità nonostante situazioni non sempre facili.
La Polizia postale del capoluogo tratta ogni anno 400 fascicoli,
collaborando con le Procure di tutta Italia, affrontando casi di
truffe on line, pedopornografia, terrorismo, cyber bullismo e
stalking. Recentemente si è assistito ad una riduzione dell'organico
della Polizia postale cuneese, passata da 3 a 2 agenti ed alla
cessazione dal servizio del comandante, con il venir meno quindi del
contributo di una figura importante sia sul piano investigativo sia
quale interlocutore della comunità locale, anche e soprattutto del
mondo della scuola: studenti, insegnanti, genitori e cittadini tutti.
Dal 2010 al 2015 in Piemonte i reati informatici sono aumentati del
68 per cento, e nella provincia di Cuneo si assesta poco sopra la
media regionale, facendo registrare un aumento del 69 per cento.
Quali
urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il
Governo italiano ritenga opportuno adottare, per contrastare i reati
commessi per mezzo di strumenti informatici e telematici e per
procedere al blocco immediato di tali contenuti, con oscuramento e
rimozione delle immagini diffuse, così come ad esempio previsto per
il cosiddetto reato di cyberbullismo, ai sensi dell'articolo 2 della
legge n. numero 71 del 2017?
E
ancora: quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il
governo per l'implementazione delle dotazioni informatiche e
tecnologiche della Polizia postale e delle comunicazioni, tanto a
livello di servizio centrale quanto a livello di compartimenti
regionali?
La
Polizia di Stato è un soggetto fondamentale della macchina della
pubblica amministrazione per garantire sicurezza: ad essa sono
attribuite una molteplicità di funzioni di prevenzione, di
vigilanza, e di controllo. La riorganizzazione dei presidi
territoriali della Polizia di Stato è sicuramente una questione di
interesse nazionale, ma il loro ridimensionamento si ripercuote sul
cittadino nelle singole comunità in termini di tutela e di
sicurezza.
Mafia
di Stato? Pedofilia sdoganata? Di sicuro la piaga è ormai cancrena a
partire da Roma capitale. Distrazioni virali, violenza sui minori in
aumento e protezioni onorevoli o altolocate. Le
prime vittime sono i minori, mentre lo Stato tricolore depotenzia la
Polizia postale, ovvero chi individua e persegue tanti ignoti
criminali. Per caso nel governo grulpiddino e in Parlamento c'è più di
qualcuno invischiato nel fenomeno di orgette e festini a numero chiuso?
Chi sfrutta ed incoraggia la prostituzione minorile? Come mai il Conte
bis non ha presentato la relazione sulla violenza contro i minori?
Perché, quando si tratta di proteggere infanzia e adolescenza autorità e
istituzioni giocano sempre a perdere nel belpaese? Peggio: l'esecutivo
grulpiddino - come il precedente grulleghista - è latitante in materia.
Riferimenti:
Gianni Lannes, BAMBINI A PERDERE, Luigi Pellegrini editore, Cosenza, 2016.
Una Montagna Organizzata di Fake News per rincoglionire i cittadini, renderli sempre più sudditi, calpestare ogni loro diritto.
Di tutto e di più nel gigantesco pandemonio della pandemia, come balza alla luce in “Covid – Il virus della paura”, scritto dal virologo Giulio Tarro, un pamphlet che tutti gli italiani dovrebbero leggere.
Proprio per capire chi li inganna, chi li massacra quotidianamente da
ormai quattro mesi, chi li priva degli ultimi stracci di libertà e
democrazia.
Con immensa capacità divulgativa ed estremo rigore scientifico, Tarro
riesce a calarci – come in un perfetto thriller – nell’ingranaggio
mortale, tra le spire del Covid-19: un virus che è riuscito a coagulare,
come in un unico blocco mortale, gli interessi e gli appetiti di Big Pharma e
dei suoi lacchè tutto affari & tivvù, dei politici di casa nostra e
del relativo sottobosco, di giornalisti assoldati e scodinzolanti.
Di tutto e di più, un intreccio che più devastante non si può.
Un e-book – autoprodotto – che si può scaricare attraverso il battagliero sito de l’Antidiplomatico e poi avrà la sua edizione cartacea con i tipi di Feltrinelli.
Mozzafiato già l’incipit.
INCOMPETENZA, ARROGANZA, IRRESPONSABILITA’
“Di epidemie in Italia ne ho viste davvero tante. Il colera a Napoli nel
1973, il ‘Male oscuro’ nel 1978, le innumerevoli epidemie influenzali
che congestionavano l’Ospedale Cotugno,
dove ero Primario. E tantissime ne ho viste all’estero. Ho visto
panico, disorganizzazione, eroismi, infamie; ho conosciuto scienziati
che preparavano armi biologiche e progettavano epidemie; giornalisti e
dirigenti di blasonate organizzazioni che, verosimilmente, gonfiavano la
minaccia di qualche virus per conto di aziende produttrici di vaccini,
ricercatori che, pur di avere il loro momento di gloria, attestavano
qualsiasi sciocchezza in Tv; politici che minimizzavano il contagio pur
di non perdere il loro consenso… . Credevo, quindi, di aver visto di
tutto”.
“Ma mai avrei immaginato di vedere tanta incompetenza, arroganza,
superficialità, irresponsabilità, quelle con le quali si è tentato di
affrontare il virus del Covid-19. Una emergenza che avrebbe potuto
riproporre uno scenario non molto dissimile da quello di tante epidemie
influenzali che, periodicamente, sferzano anche il nostro Paese e che,
invece, per sciagurate scelte, ha comportato dapprima un numero
elevatissimo di vittime e poi ha lasciato il nostro Paese in ginocchio”.
Un giovanissimo Giulio Tarro nel suo laboratorio. In apertura lo vediamo accanto alla copertina del suo nuovo libro
Continua il j’accuse, fin dalle primissime battute: “Se questa tragedia
si è verificata, grande è la responsabilità di tanti ‘esperti’ che pur
di troneggiare in Tv non hanno avuto remore (oltre a dichiarare tutto e,
il giorno dopo, il suo contrario) ad assecondare dissennate scelte che,
se non avessero avuto qualche ‘avallo’ scientifico, avrebbero scatenato
le piazze”.
“Questo libro nasce proprio per questo. Dall’amarezza e dalla rabbia nel
constatare l’opportunismo di tanti ‘esperti’ che ora, paventando un
fantomatico catastrofico ritorno del Covid-19, servilmente, si
dichiarano entusiasti delle vessatorie – e inutili – misure che saranno
messe in atto, prima tra tutte l’obbligatorietà della già fallimentare
vaccinazione antiinfluenzale”.
“Stessa amarezza e rabbia per tante persone trasformate dal terrore
profuso in questa emergenza in ipocondriaci burattini animati dai
suddetti ‘esperti’. Un asservimento reso totale da tanti canti
patriottici cantati dai balconi contro il ‘nemico virus’. Un fenomeno
illuminante sulla vulnerabilità della nostra società agli stravolgimenti
della realtà imposti dal Potere”.
Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane pubblicheremo stralci del
libro. Di seguito, invece, ripercorriamo alcuni passaggi salienti.
UNA MANIPOLAZIONE DEI DATI
“La cosa più penosa della faccenda è che i dati dei ‘contagiati’
(raccolti a casaccio dalle Regioni e che, quindi, non erano l’indice di
alcunchè) rivestivano caratteri di ufficialità nella comunicazione
istituzionale dove venivano affiancati al numero dei ‘deceduti’. La
questione ‘morti per Covid-19’ invece che ‘morti con Covid-19’ (e cioè
se questo virus sia stata la causa principale della morte e se era
presente nell’organismo di persone in procinto, comunque, di morire per
altre patologie o per vecchiaia), è stata oggetto di innumerevoli
polemiche che, comunque, non hanno impedito al Governo di continuare a
divulgare il numero di non meglio specificati ‘Deceduti’ seguito dalla
farisaica dicitura ‘in attesa di conferma Istituto Superiore di Sanità’. In realtà già il 13 marzo il direttore dell’ISS annunciava
che solo per due persone, tra le tante ascritte come ‘morte per
Coronavirus’, si poteva – per l’assenza di gravi patologie pregresse e
per l’età – confermare questa diagnosi. Il 17 marzo un verdetto ancor
più inequivocabile: su 355 cartelle cliniche esaminate, solo 12 decessi
possono essere ascritti come ‘morti per Coronavirus’”.
“In più, per valutare la letalità del virus, l’esatto numero dei morti,
avrebbe dovuto essere rapportato non già ai pochi positivi a tampone
presentati come ‘contagiati’, ma alle stime del numero degli infettati
in Italia che venivano già pubblicate da autorevoli istituti di
ricerca”.
“Questo non è stato fatto. E così l’Italia, invece di un tasso di
letalità del virus stimato inferiore a 12, faceva registrare dapprima un
farlocco quanto agghiacciante 6,6 per cento e, poi, un ancor peggiore
10 per cento. Una manipolazione dei dati che ha avuto ripercussioni
gravissime e per la quale, ci auguriamo, qualcuno pagherà”.
ASSISTENZA DOMICILIARE NEGATA
Un interessante paragrafo è dedicato a quell’assistenza medica
domiciliare fondamentale, e invece boicottata dal Governo. “Numerosi
studi attestano (soprattutto considerando l’impatto delle infezioni
ospedaliere e del trauma che subisce una persona, soprattutto anziana,
che deve abbandonare il proprio letto per andare in corsia) come
l’assistenza medica domiciliare determini percentuali di sopravvivenza
molto più alte del ricovero ospedaliero. Si direbbe abbia ignorato
questa e altre considerazioni l’indicazione governativa (Protocollo sanitario 21 febbraio 2020) che
dissuade il medico curante dal recarsi a casa del proprio paziente
affetto da Covid-19 dovendo egli limitarsi a ‘consultarlo’
telefonicamente”.
“Scomparsa così l’assistenza sanitaria domiciliare, la velleitaria
pretesa di una generale ospedalizzazione ha determinato ben presto il
trasporto in sempre più affollate strutture ospedaliere di un numero
spropositato di affetti da Covid-19 che sono stati ben presto falcidiati
da infezioni ospedaliere. Il risultato è stato una impennata di
mortalità Covid-19 e scene da lazzaretto medioevale diventate ‘piatto
forte’ nelle trasmissioni Rai e di tanti altri media”.
VACCINI? NON UNA SOLUZIONE: UN PROBLEMA
Un illuminate focus sulle aree di Bergamo e Brescia. Zone in cui “appare
verosimile una ipotesi tutta da verificare ma già rigettata con sdegno,
senza che sia stata fatta una sola indagine al riguardo. E cioè che
possa essere stata la straordinaria campagna di vaccinazione
anti-meningococco C – svoltasi nella provincia di Bergamo (21.331
vaccinati) e di Brescia (12.200 vaccinati) – e la periodica campagna
vaccinale contro l’influenza (che avrebbe registrato nelle suddette
province adesioni, a detta dei media, ‘superiori ad ogni aspettativa’) a
determinare in molte persone un abbassamento delle difese immunitarie
che le hanno rese particolarmente vulnerabili al Covid-19”.
le
‘autorità’ (sic) parlano di obbligatorietà per la vaccinazione contro
l’influenza. “Una misura assolutamente insensata, sia perché l’attuale
vaccinazione antinfluenzale risulta inefficace per circa il 30 per cento
dei vaccinati, sia perchè il vaccino non agisce affatto sul virus
Sars-Cov2 che, tra l’altro, trovando un organismo con un sistema
immunitario già impegnato dal vaccino antinfluenzale, troverebbe una più
agevole strada per infettare”.
Come detto, torneremo sul testo di Tarro per singoli argomenti.
Intanto, ecco le altrettanto choccanti conclusioni.
CI VUOLE UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA
“Se questa emergenza è diventata un’ecatombe, la responsabilità è
certamente di chi, non avendo pianificato nulla per affrontare
l’epidemia, l’ha prima ritenuta impossibile e poi ha preteso di
bloccarla costringendo tutta la popolazione a stare chiusa a casa. E,
per fare questo, si è ricorso – oltre ad una terroristica informazione –
ad una evidente falsità: considerare contagiati solo coloro che
risultavano positivi ai pochi tamponi disseminati qua e là dalle Regioni
e considerare come ‘morti per Covid’ TUTTI coloro che, prima o dopo la
morte, risultavano positivi al tampone”.
“Si è istituzionalizzato, così, in Italia un tasso di letalità del virus
Sars-Cov-2 elevatissimo, 28 volte superiore a quello della Germania”.
“Se questo è potuto accadere, gravissima è la responsabilità di tanti
cialtroni, presentati come ‘scienziati’, che, non solo hanno taciuto
sulle follie di questa gestione dell’emergenza, ma che continuano ad
assecondarle, sperando così di poter essere ancora utili ai loro sponsor
per farci accettare una società fatta di assurdi divieti e di vaccini”.
“E’ possibile che le voci critiche su questa gestione dell’emergenza portino ad una Commissione parlamentare di inchiesta degna
di questo nome e, cosa ancora più importante, ad un risveglio dei tanti
oggi intrappolati nell’ipocondria? Lo spero. Nonostante quello che
sentenziava Mark Twain: ‘E’ più facile ingannare la gente piuttosto che convincerla di essere stata ingannata’”.