Il nome di Crevola, o Crevoladossola, è molto familiare. Ma cosa si cela dietro a questo nome? Parliamo di un territorio strategico, dal grande rilievo storico. Crevoladossola sorge alla confluenza della Val Divedro e della Val Antigorio, che portavano ai due storici valichi verso la Svizzera. Il centro vero e proprio di Crevoladossola si trova in posizione rialzata dominante la conca di Domodossola. Da Crevoladossola, in epoca romana, passava la via Severiana Augusta, strada romana consolare che congiungeva Mediolanum (la moderna Milano) con il Verbanus Lacus e, da qui, portava al passo del Sempione (Summo Plano). Altra testimonianza di epoca antica è l’iscrizione rupestre del I secolo d.C., all’interno di un riparo roccioso posto sulla via del Sempione, che cita la divinità germanica della guerra “Tinco” e il dio cinghiale celtico “Mocco”, simbolo del furore guerriero.
Un importante punto di transito nel territorio era ed è tuttora il ponte sul Diveria, collegamento importante verso l'Europa. L'attuale ponte di origine napoleonica sostituisce quello medievale, distrutto da una piena all’inizio del XVI secolo, di cui sono ancora visibili i resti. Napoleone, nel 1800, ordinò di iniziare i lavori per costruire una strada che congiungesse Milano a Parigi attraverso il passo del Sempione; per realizzare il ponte, oggi ancora ben saldo, si utilizzarono pietre già squadrate provenienti dall’abbattimento del campanile della chiesa di San Francesco a Domodossola. Trattandosi di un territorio strategico, è stato anche il teatro di importanti avvenimenti storici e scontri. Infatti, alla fine del XV secolo era in atto una guerra tra l’Ossola e il cantone svizzero del Vallese. Fin dal 15 febbraio 1487 il duca di Milano era informato che in Vallese si stavano radunando delle truppe, perciò inviò a Domodossola dei soldati per rinforzare le difese.
Nel mese di aprile i vallesani e i confederati confluirono verso Domodossola, sia dal Sempione che dalla Valle Antigorio; dopo diversi scontri, il 28 aprile 1487 i vallesani si ritirarono verso Crevoladossola e vennero sconfitti dalle milizie ducali nei pressi del ponte sul Diveria. Per celebrare la vittoria contro gli svizzeri, si iniziò la realizzazione dell'oratorio di San Vitale di Crevoladossola, tuttora visibile ai piedi del ponte napoleonico. Sopra l'ingresso si può ancora vedere un piccolo affresco che riporta una scena della battaglia di Crevola sopra il ponte medievale. Una scomparsa tradizione voleva che ogni anno, nell'anniversario della Battaglia, i domesi si recassero in processione presso l'oratorio che viene intitolato a San Vitale proprio per ricordare il giorno della battaglia.
Ma Crevola conserva un altro monumento degno di nota, ed è la chiesa pievana dei Santi Pietro e Paolo, risalente ai primi decenni dell’XI secolo, come ancora si può vedere nel campanile, struttura in origine a quattro piani con specchiature ad archetti trinati ed eleganti trifore. La chiesa vera e propria inizialmente era un edificio ad aula unica, coincidente con la navata centrale. Alla fine del XV secolo si aprì un’epoca di profonde trasformazioni. In facciata si può osservare una targa con lo stemma dei Della Silva (il leone rampante che tiene le chiavi della città) e quello degli Orrigoni (la quercia radicata), con la data 1475, che segna l’epoca della ristrutturazione.
All’inizio del secolo XVI, sempre per merito dei Signori Della Silva, si concretizzò l’idea di ingrandire la Chiesa di Crevola portandola da una a tre navate. In primo luogo fu costruito nella parte sud un muro di sostegno ad archi per ricavare lo spazio necessario per la navata laterale; successivamente furono costruiti i muri perimetrali esterni delle nuove navate. Per realizzare la continuità fra le tre navate, occorreva abbattere le pareti laterali della vecchia costruzione: a tal fine, furono inserite nelle pareti laterali della vecchia chiesa delle colonne in serizzo locale e infine furono realizzati gli archi che, appoggiando sulle nuove colonne, dovevano sostenere il peso di tutta la copertura. Poi fu demolito quello che rimaneva delle vecchie pareti laterali. Dopo questo intervento, fu demolito il tetto per sopraelevare i muri della navata centrale (ulteriormente innalzati nel 1723) e furono aperte diverse finestre.
Della costruzione romanica si sono conservati il campanile, parte della facciata e gli importanti resti delle pareti laterali e della decorazione ad archetti ciechi sorretti da mensolette con protomi antropomorfe, che si possono vedere recandosi nei sottotetti delle navate laterali. Le aperture del campanile, in parte tamponate e modificate, restano integre nei due piani sotto la cella campanaria, con eleganti trifore. Il bassorilievo sopra il portale, che raffigura Cristo che esce dal sepolcro, è quattrocentesco; il portale è del XVII secolo. Un bassorilievo, rappresentante San Bernardo da Mentone, risale al 1475. Del XVI secolo sono gli affreschi di Antonio Bugnate; nell’abside, un’ “Ultima Cena” di Fermo Stella da Caravaggio e le splendide vetrate opera di Hans Funk, uno dei principali vetrai bernesi dell’epoca.
L’elegante coro tardo-gotico è stato commissionato dai nobili Della Silva e realizzato dall’architetto presmellese Ulrich Ruffiner, operante nel Vallese. Le preziose vetrate istoriate, opera del maestro vetraio bernese Hans Funk, vennero realizzate nel 1526. Le pareti del presbiterio sono ornate da affreschi monocromatici negli sguinci delle finestre e da rappresentazioni dei santi, attribuiti al pittore cinquecentesco Sperindio Cagnoli, così come l'Ultima Cena e le sibille del sottarco.
Prospiciente alla chiesa, si trova il Battistero di San Giovanni o carné. Si tratta di un edificio con forma di oratorio con presbiterio affrescato. Fu costruito nel XVI secolo. Al suo interno era presente un fonte battesimale, poi trasportato nella chiesa parrocchiale. Successivamente fu adibito a ossario (carnerium da cui “carné”) e poi a vari scopi. Servì addirittura da autorimessa. Per fortuna, di recente è stato sottoposto a restauro da Claudio Valazza, per cui ora è ancora possibile ammirare in tutta la loro bellezza le pitture attribuite in parte a Fermo Stella da Caravaggio, datate al 1535. Un posto magico che ci regala ancora tutta la sua bellezza.
CLAUDIA MIGLIARI
La storia di Claudia inizia in un giorno di fine aprile del 1980. Il luogo dove è nata e cresciuta, il lago di Lugano, terra di confine e di contrasti, dove l'asprezza e il rigore delle montagne cedono il passo alla dolcezza mediterranea dei laghi, forma il suo carattere poliedrico. Da sempre appassionata di tutto ciò che la può portare in epoche lontane, si butta a capofitto sul disegno, sulla musica, sulla storia. Nel 1999 inizia la sua avventura come guida turistica presso una villa rinascimentale, dove ancora collabora. L'attività la coinvolge tanto, che nel 2005 consegue la certificazione ufficiale di guida turistica. Nel frattempo, conclude i suoi studi di lingue (e, naturalmente, storia delle lingue) e inizia a lavorare come traduttore, sua attuale professione. Ha al suo attivo la traduzione di quasi un centinaio di libri sugli argomenti più disparati, dalle fiabe e dalla narrativa per ragazzi, fino a libri di scultura su pietra e su legno e sulla storia della smaltatura dei metalli. Da marzo 2015, Claudia è segretario della Pro Loco del suo paese, Bisuschio, e continua le sue attività artistiche, prosegue con lo studio del canto lirico e... è sempre in giro per chiese o luoghi storici, purché siano antecedenti all'Ottocento! Per concludere, Claudia ha una fluente chioma ribelle e rossa, vive sola con un gatto nero, ha la casa piena di libri e ama studiare e conoscere i principi curativi delle erbe. Che cosa avrebbe pensato di lei un inquisitore?