23/05/17

Italia: dittatura vaccinale




di Gianni Lannes

Nel belpaese i bimbi sono trattati peggio delle cavie e d’ora in poi saranno sottoposti tutti indistintamente a trattamento sanitario obbligatorio. I pargoli però, non sono matti, i conclamati folli sono i politicanti italidioti sponsorizzati dall’industria farmaceutica. 

Il capo dell’istituto superiore di sanità (tale Gualtieri Walter Ricciardi), ad esempio, vanta forse qualche macroscopico conflitto di interessi? Da noi l'Aifa, ossia l'agenzia di controllo del farmaco ha regalato soldoni pubblici alla Glaxo invece di tutelare la salute pubblica. Il livello istituzionale attuale è da analfabeti funzionali agli interessi speculativi finanziari, se addirittura il ministro pro tempore della salute confonde i virus con i batteri. Beatrice Lorenzin neanche laureata, ma appena diplomata sale in cattedra ma non ha i titoli per pontificare.
In un parlamento di onorevoli abusivi (pronunciamento corte costituzionale 1/2014), ormai palesemente esautorati ed incapaci di un controllo efficace di un governo eterodiretto dall’estero, viene discussa la proposta di legge sull’obbligo vaccinale: il cosiddetto “partito democratico” vuole imporre addirittura un abrogato decreto del presidente della Repubblica risalente al 1967: senza le vaccinazioni i bambini e i ragazzi non potranno più frequentare le scuole pubbliche. Non è ancora chiaro quante vaccinazioni verranno considerate obbligatorie. Se i parlamentari voteranno per rendere obbligatorie tutte le vaccinazioni del nuovo piano, neonati e bambini faranno 27 fra vaccini e richiami il primo anno; 13 il secondo; 9 a cinque anni e 10 durante l’adolescenza; in totale fanno ben 59. Insomma, saranno massacrati per compiacere le solite multinazionali, a partire dalla Glaxo che in un non lontano passato elargì una mazzetta da 600 milioni di lire al ministro della sanità Francesco De Lorenzo, al fine di rendere obbligatorio un vaccino (legge 165/1991). Se passasse questa legge antidemocratica, il diritto all’istruzione verrebbe subordinato al diritto alla prevenzione di infezioni poco frequenti o scomparse. Questa deriva totalitaria da regime delle banane va combattuta ed arrestata. Bisogna re-agire e non farsi intimidire dai burocrati, dagli scientisti un tanto al chilo e dai camici neri venduti al miglior offerente.

Il ragionevole dubbio. In un’intervista al Tg3 dell'Emilia Romagna, il 24 aprile scorso, il presidente dell’ordine dei medici dell’Emilia Romagna, Giancarlo Pizza, mette in discussione la legge Bonaccini sull'obbligo di assolvimento del calendario vaccinale per chi vuole iscrivere i propri bambini agli asili nido da Piacenza a Rimini, esprime dubbi sull'emergenza sulla copertura vaccinale.
«L'obbligo del vaccino è qualcosa di controverso - sostiene Pizza - confligge con un diritto costituzionale garantito, quello di decidere se essere sottoposti a un trattamento sanitario, e poi c'è l'autonomia del medico, che viene meno». Quanto al rischio che un calo delle vaccinazioni porti a un danneggiamento della cosiddetta 'immunità di gregge' e all'abbassamento della copertura vaccinale della popolazione Pizza risponde: «Non mi pare, la percentuale di vaccinati non è tale da destare allarme, l'effetto gregge è ancora garantito».
Perché i dati di farmacovigilanza che per legge dovrebbero essere raccolti ogni anno, invece sono fermi al 2013? La maggioranza dei genitori vorrebbe continuare a poter scegliere quali malattie prevenire con le vaccinazioni, e a non subire imposizioni istituzionali che nulla hanno di scientifico e sensato.
Per la cronaca documentata: non esistono studi di sicurezza sulla quantità di vaccini inoculati insieme. Ma, visto il rischio radiazione, e visto l’incentivo che ogni medico percepisce per ogni paziente vaccinato, ci si domanda con quale obiettività il medico potrà valutare la necessità o il pericolo della vaccinazione in ogni singolo caso? Ma la valutazione delle condizioni del paziente non spetta al medico?

Vittorio Demicheli, epidemiologo e ricercatore Cochrane ha ricordato come in Italia manchi un progetto di “priorità delle vaccinazioni”, mentre Maurizio Bonati, ricercatore del dipartimento Salute pubblica del Mario Negri di Milano, riconosce “che non vi sono emergenze sanitarie in atto” e che “la percentuale del 95 per cento che stabilisce l’immunità di gregge è una convenzione”.
Prove ufficiali alla mano potrebbero essere duemila i bambini italiani che l’anno scorso hanno subito un danno da vaccino importante , ovvero un effetto collaterale valutato grave. E sono stati ignorati. Poco clamore anche sugli altri 5.397 - non solo bimbi, anche adolescenti e anziani - che hanno avuto una conseguenza post vaccinazione non considerata seria, senza contare migliaia di militari.

Nel rapporto Osmed di Aifa sono calcolati 7.892 effetti collaterali che dalla salute porta alla malattia.  Si dice poi che “analogamente agli anni precedenti, circa un terzo, (il 32%), delle segnalazioni è stato definito grave”. Ma poi si scopre che la percentuale dei casi gravi, il 32 per cento, si riferisce a farmaci e vaccini insieme. Come mai non sono riportati i numeri esatti e c’è - soltanto per la gravità - una confusa percentuale? E perché ai genitori che stanno per vaccinare i loro figli non si mostrano questi numeri? Come mai i mass media non hanno mai riportato la notizia di un solo effetto collaterale da vaccino considerato grave? La Fnomceo dichiara che i vaccini sono sicurissimi e che sono sottoposti a studi randomizzati e controllati , però non è assolutamente vero. In realtà gli effetti collaterali gravi provocati dai vaccini superano di dieci volte i casi di meningite da meningococco che sono “appena” 163 all’anno. Quali sono questi effetti? E poi sono indicati solo il ricovero in ospedale, non i motivi. Incredibile come si riescano a riempire più di 500 pagine facendo lo slalom per evitare accuratamente i fatti indicibili.

Nella tabella di pagina 549 del rapporto Osmed si nota che l’80 per cento degli effetti collaterali avviene sotto i due anni di età. Come mai? Esaminando i dati degli anni passati emerge che i danni da vaccino sono in continuo aumento. Nel 2003 vi erano in tutto 740 casi, nel 2015 si è passati a 7.892. Se i numeri non sono un’opinione, se la statistica è un dato oggettivo, l’aumento è del 966 per cento. Nel 2014 i casi di reazioni avverse sono stati 8.182; nel 2013: 3.727; nel 2012: 2.555; nel 2011: 2.430; nel 2003: 750. A quante migliaia ammontano i bimbi danneggiati negli anni passati?
Oltre al genericissimo rapporto Osmed, sui vaccini esiste anche un dettagliato rapporto di sorveglianza post vendita. L’ultimo risale al 2013. A pagina 26 si illustrano i criteri di gravità stabiliti per legge (ricovero in ospedale, menomazione permanente, esito fatale) ma quando si entra nel merito mostrando il numero dei casi gravi vaccinazione per vaccinazione (da pagina 43 in poi), il redattore sceglie di illustrare soltanto gli effetti collaterali più frequenti. La vaccinazione antimeningococcica è presentata così: “Nel 2013 ci sono state 328 reazioni avverse, di cui 43 gravi”. E poi l’elenco di reazioni avverse “a carico della cute, del tessuto sottocutaneo, irritabilità eccetera”.  Se vogliamo proteggere i bimbi sani dal remoto rischio di una meningite abbiamo il diritto di sapere se l’incidenza di un effetto collaterale grave è più frequente della malattia stessa.

La sentenza numero 258 del 1998 emessa dalla Corte Costituzionale ha stabilito:

"... Invero, proprio per la necessità - già sottolineata - di realizzare un corretto
bilanciamento tra la tutela della salute del singolo e la concorrente tutela della salute collettiva, entrambe costituzionalmente garantite, si renderebbe necessario porre in essere una complessa e articolata normativa di carattere tecnico - a livello primario attesa la riserva relativa di legge, ed eventualmente a livello secondario integrativo - che, alla luce delle conoscenze scientifiche acquisite, individuasse con la maggiore precisione possibile le complicanze potenzialmente derivabili dalla vaccinazione, e determinasse se e quali strumenti diagnostici idonei a prevederne la concreta verificabilità fossero praticabili su un piano di effettiva fattibilità".


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