07/07/17

Gruaro 1933: il vaccino che uccise 28 bambini


Gruaro è un piccolo comune della provincia di Venezia tornato alle cronache per un tragico evento accaduto nel 1933. I fatti di quel periodo sono stati abilmente utilizzati da alcuni contemporanei per difendere delle posizioni ideologiche, uccidendo per una seconda volta le piccole vittime del paese veneto. 
Per raccontare la storia non possiamo allontanarci dai luoghi nei quali tragicamente si consumò.
Il toponimo Gruaro è stato interpretato in diversi modi: alcuni studiosi attribuiscono il nome alla presenza di gru, altri lo fanno derivare dall'antica lingua dei cimbri e dalla parola gruarius ovvero guardino del bosco. Recenti scavi archeologici fanno risalire il centro abitato all'epoca romana. Le prime notizie di vita comunale risalgono al IX secolo, esattamente all'anno 838, quando l'imperatore Lotario attribuisce delle terre ai monaci di un'abbazia, i quali formeranno un centro abitato fortificandolo con la costruzione di un castello.
Con molta probabilità il paese sarebbe vissuto nell'anonimato se non fossero accaduti i terribili eventi del 1933.
Proviamo a ricostruire la vicenda.
Nel 1933 i bambini di Gruaro vennero sacrificati sull'altare della conoscenza: cavie umane a cui non è stata dedicata nemmeno una lapide”1
Le parole di Adamo Gasparotto, uno dei sopravvissuti alla letale iniezione, non lasciano scampo, ma ancora non ci permettono di comprendere la successione degli eventi.
Nella primavera del 1933 le autorità fasciste scelsero il comune di Gruaro e quello di Cavarzere per testare un nuovo vaccino contro la difterite, malattia infettiva acuta e contagiosa provocata da un batterio che infetta le vie aeree superiori. La tossina prodotta dal batterio è responsabile di molte complicanze quali la paralisi dei nervi cranici e periferici e la miocardite. Sin dal 1920 la vaccinazione rappresenta la miglior strategia preventiva della malattia. Negli anni cinquanta del secolo scorso, oltre 10000 persone all'anno morivano in Italia a causa di questa malattia. 2
Quando il potere politico decise per la vaccinazione dei bimbi trovò resistenze all'interno della comunità, primo fra tutti il dottore di Gruaro che si professava contrario a tale operazione. Lo scetticismo non si arrestava al medico poiché tra la popolazione serpeggiava un grande malumore. Purtroppo le autorità decisero che quel vaccino doveva essere testato in quel momento ed in quel luogo.
La maledetta puntura, contenente il vaccino, fu eseguita su 253 bambini di età compresa tra i 13 mesi e gli otto anni.
Tale visione è confermata dalle parole di Adamo Gasparotto: Il prefetto e le altre autorità di allora, su indicazione del regime, scelsero i Comuni di Gruaro e Cavarzere per testare un nuovo vaccino contro la difterite. Il nostro dottore era del tutto contrario, ma evidentemente c’era il bisogno di provare sul campo il vaccino.”3
Le autorità, probabilmente, si chiesero quale fosse il miglior canale d'informazione per la cittadinanza. Scelsero i parroci delle zone indicate. I religiosi dovettero parlare, spiegare e tranquillizzare la popolazione sulla bontà della scelta del governo, che lavorava per il bene dei suoi cittadini. La sperimentazione iniziò in quel maledetto mese di marzo del 1933. 253 bambini furono convocati nell'ambulatorio comunale.
La puntura venne fatta a 253 bambini e ben 28 morirono nei giorni seguenti. Quasi sotto silenzio. Tornati a casa ci sentimmo tutti male. Si cadeva a terra, e mangiando si rischiava di soffocarsi. Tutti piangevano, ci dovettero ricoverare a Portogruaro, dove l’ospedale era pieno e vennero organizzati dei reparti di fortuna. Eravamo tutti terrorizzati, ogni tanto qualche bambino moriva”.4
Portogruaro è un comune veneto che si sviluppa lungo le sponde del fiume Lemene, la cui navigabilità favorì l'insediamento urbano lungo le sue sponde. Il paese è collocato nel Veneto Orientale e confina ad est con il Friuli Venezia Giulia. Portogruaro si colloca in un territorio di confine tra la pianura e il mare poiché, prima delle bonifiche avvenute nei secolo XIX e XX, la fascia costiera era costituita da aree lagunari, che dal mare risalivano verso l'entroterra per circa 20 km.
I bambini furono portati all'ospedale di Portogruaro in quanto era il più grande ed il meglio organizzato per accogliere i pazienti provenienti da tutta l'area circostante.
Adamo Gasparotto, e la sorellina di tre anni, se la cavarono. Negli anni seguenti cercarono di fornire una spiegazione ai genitori dei piccoli bimbi deceduti. Secondo le ricostruzioni pare che in un laboratorio di Napoli un contenitore di siero non fu fatto bollire e le fiale, che giunsero a Gruaro e Cavarzere, contenevano vaccino vivo.
Una sostanza letale.


Visto ciò che stava succedendo le autorità salirono a Gruaro per far sparire ogni traccia di quel vaccino. Passarono di famiglia in famiglia per raccattare tutte le scatole vuote”.5
Le parole di Adamo Gasparotto non sono le uniche che ricordano quei tragici momenti. Diversi storici del Veneto Orientale hanno ricercato e scritto degli eventi di Gruaro, come Gianni Strasiotto nella sua ricerca sulla diocesi di Concordia e Ariego Rizzetto nel libro Gruaro, venti secoli di storia.
Come si concluse la vicenda?
Non risulta che furono avviate indagini giudiziarie per accertare le responsabilità.
Alla tragedia non vi è mai fine.
Risulta sparito in Comune il fascicolo sulla vaccinazione dei bambini di Gruaro. In archivio è stata rinvenuta esclusivamente la lettera con la quale il Prefetto ordinava perentoriamente l'esecuzione delle operazioni riguardanti il vaccino contro la difterite.
A perenne memoria della tragedia esistono due cappelle, una nel cimitero di Gruaro e una a Bagnara. All'interno delle cappelle sono inseriti i nomi di tutti i piccoli deceduti in seguito all'iniezione letale. Tutti i nomi ma non le cause che provocarono quella strage.
Lo stato intervenne?
Ogni famiglia colpita ebbe un indennizzo di 7000 lire.
Premesso che alla vita umana non deve essere riconosciuto un valore economico, dovremmo comunque comprendere a quanto ammontasse tale indennizzo. Qualche anno dopo, esattamente nel 1937, il regime fascista offriva un assegno nuziale di 1000 lire agli impiegati che si sposavano entro i 30 anni. Per gli operai le condizioni erano leggermente diverse: dovevano sposarsi entro i 25 anni e l'assegno consisteva in 700 lire. L'assegno era accompagnato da un prestito per le persone che guadagnavano meno di 12000 lire all'anno.
Possiamo facilmente comprendere che la vita dei bambini valeva circa sette mesi di stipendio.
Leggendo le parole della famosa canzone di Gilberto Mazzi, Mille lire al mese, possiamo comprendere come la felicità non possa arrivare dal denaro: “..se potessi avere, mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità”.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Il Gazzettino di Venezia - Bimbi usati come cavie: sparito il fascicolo sulla strage di Gruaro – 3 dicembre 2013

Venezia Today – Noi, bambini scelti come cavie. La verità sulla strage di Gruaro del 1933 – 2 dicembre 2013

Il Gazzettino di Venezia – Quei bambini usati come cavie per testare un vaccino: morirono in 28 – 2 dicembre 2013

___________________________________
1 Venezia Today – Noi, bambini scelti come cavie. La verità sulla strage di Gruaro del 1933
2 Dati Istat Italia – statistiche sanitarie
3 Il Gazzettino – Quei bambini usati come cavie per testare un vaccino: morirono in 28
4 Venezia Today – Noi, bambini scelti come cavie. La verità sulla strage di Gruaro del 1933
5 Venezia Today – Noi, bambini scelti come cavie. La verità sulla strage di Gruaro del 1933

Fotografie: i bimbi di Gruaro nel 1933 (fonte: Il gazzettino di Venezia)

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