25/06/17

dittatura vaccinale in Italia



di Gianni Lannes

Il belpaese si ritrova una ministra della salute come l'ex ballerina di fila berlusconiana poi a braccetto dello striminzito partito di Alfano, Beatrice Lorenzin neanche laureata, ma appena diplomata, che il 29 settembre 2014 ha preso direttamente ordini dalla White House (Obama). In seguito, nel 2015, Matteo Renzi ha presentato a Verona il piano, attesta un comunicato della Glaxo Smith Kline, la multinazionale inglese (tra le più corrotte al mondo) che ha investito un miliardo di euro sui vaccini in Italia, e deve far cassa sulla salute di neonati, bambini e adolescenti italiani, ma non solo.


Il vero dramma è che l’Italia non ha più alcuna sovranità e non vanta una classe politica libera e indipendente, ma analfabeta e sottomessa alle speculazioni economiche. Ecco il mio ragionamento sociologico. 
La Lorenzin che ha confuso pubblicamente virus con batteri, non si rende conto che il suo decreto legge (approvato ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale) dettato negli States fa regredire il ministero della sanità, a quando prima della sua istituzione (Legge 296/1958) la malattia era prevista tra le competenze del ministero degli interni, perché considerata un problema di ordine pubblico. Ma a che serve tale dicastero se tutto è ridotto a tagli finanziari, a trattamenti sanitari obbligatori, a linee guida coercitive e fallimentari? Considerarare i vaccini come una questione di ordine pubblico nasconde l’errore grave di considerare i genitori come dei soggetti sociali irresponsabili per definizione, vale a dire dei criminali incoscienti che mettono a repentaglio l’integrità sanitaria della nazione.  Oggi molto più di ieri, i genitori devono proteggere i propri figli da insidie e minacce che una volta proprio non esistevano: alimentari, ambientali, sociali, speculativi, e per giunta anche da quelle possibili che potrebbero derivare dalle cure mediche e quindi anche dai vaccini.
I vaccini non sono perfetti. Negare l’imperfezione non è scientifico. Per governare tutte le complessità etico-medico-sociali non bastano le evidenze scientifiche. Se fosse così semplice non si capirebbe perché la clinica non sia classificata tra le discipline nomotetiche anziché tra quelle idiografiche. I vaccini sono problemi idiografici, e ne converrà anche il dottor Burioni del famigerato San Raffaele fondato da don Verzè. Ma siccome il decreto legge tra l’altro strombazzato e poi approvato il 19 scorso dal consiglio dei ministri ma non pubblicato in Gazzetta Ufficiale perché il capo dello Stato non l’ha controfirmato, è convinto del contrario, ne deduco che rispetto alla sua stupidità, la realtà prima o poi presenterà il conto. Il ricorso alla coercizione sarà un meccanismo efficace ad accrescere il grado di copertura vaccinale nel belpaese? Questo decreto legge considera neonati, bambini e adolescenti alla stregua di macchine. 

I comportamenti delle persone nelle complessità sociali che riguardano le proprie libertà, il proprio corpo, la propria integrità, i propri figli, tendono ad essere pro-eretici (hairetikós: che sceglie): gli esseri umani tendono a fare scelte personali, non ad obbedire come soldati agli ordini assurdi e pericolosi.
Che il calo della copertura vaccinale (fenomeno comune, anche come entità, all’intera Europa, quindi a una intera società del vecchio continente) riguardi prima di ogni cosa proprio i vaccini obbligatori, significherà pur qualcosa. O no? Vedere la nostra disorientata società in declino come un mero oggetto, significa non tenere in nessun conto le problematiche che accompagnano la composizione sociale di una comunità e quindi le diversità che vi sono in essa. 

Il decreto legge annunciato ma non mostrato nella sua interezza, è spaventosamente banale e presume che al comando dell’autorità segua infallibilmente la cieca obbedienza. Neanche in guerra si obbedisce a ordini che calpestano l'etica. I vaccini non possono essere intesi solo come una questione scientista, peggio ancora impositiva. Trasformare i vaccini in trattamento sanitario obbligatorio significa obbligare le persone a subire certe pratiche mediche come se vi fosse: una emergenza tale da giustificare misure eccezionali, l’impossibilità di percorrere strade diverse dalla coercizione, una preclusione  a priori al ricorso alla consensualità e alla consapevolezza. Tutto l’affare si gioca intorno a questioni fondamentali come i propri figli, la loro salute, la loro integrità, sociali come il ruolo di un genitore e il significato sociale della genitorialità più in generale. Possibile mai che non si comprenda la gravità di definire obblighi che, in quanto tali, scalzano di fatto la patria potestà. Il decreto a ben vedere è una forma di patria potestà surrogata per inesistenti ragioni di salute pubblica. Non serve non avere il libretto delle vaccinazioni per perdere la patria potestà essa è messa in mora automaticamente nel momento in cui si obbligano i genitori a fare dei TSO ai loro figli. Ma veramente si pensa che il problema sia quello dei genitori critici? Cosa chiedono i supposti genitori incoscienti? Non di essere obbligati a sottoporre i loro figli a trattamenti sanitari misteriosi di cui non conoscono e temono i meccanismi, ma di essere sicuri, di avere anamnesi accurate, un vero sistema di farmaco vigilanza, medici attenti, cautela clinica, una informazione vera completa non reticente e non contraddittoria. E lo Stato che fa? Anziché farne i primi attori della profilassi condiziona loro la patria potestà con degli obblighi punitivi. Tutto questo è talmente abnorme da far venire il sospetto che il decreto legge sia stato pensato ben oltre gli ambiti strettamente scientifici della questione vaccini. Sarà un caso ma esso è stato elaborato dopo che il Global Health Security Agenda il 29 settembre 2014, ha designato l’Italia quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. In ogni caso, dietro ai vaccini c’è una montagna di denaro, prestigio internazionale, potere per le persone nelle istituzioni, per cui l’Italia per prima si doveva presentare sul palcoscenico internazionale con la divisa del repressore implacabile. Anche una persona distratta comprende che l’obbligatorietà istituzionale è funzione degli investimenti, ovvero è una garanzia ancor prima che per la profilassi per l’affare farmaceutico. Ma il partito democratico, anche recentemente non era forse contrario all’obbligatorietà vaccinale?

Perché la popolazione italiana deve subire gli  insopportabili limiti culturali di gran parte dei medici italidioti che non masticano addirittura la lingua inglese, non studiano, non si qualificano e pretendono di infliggere rischi e pericoli ai minori? 

Se siamo di fronte a una preoccupazione, e non a un'emergenza, perché mai adottare un decreto legge, che è strumento utilizzabile solo in casi di necessità e urgenza? Otto giorni fa la ministra Lorenzin dichiarava: «Qualora vi sia una situazione di allarme, c’è il potere di ordinanza, che certamente non ho timore di esercitare». Insomma, mentre da un lato Gentiloni cercava di tenere bassi i toni, Lorenzin evoca possibili allarmi. Parole, allerta, preoccupazione, ma il decreto legge ancora non c’è.

Andando poi a spulciare i dati ufficiali degli anni passati emerge che i danni da vaccino sono in crescita galoppante. Nel 2003 vi erano in tutto 740 casi, nel 2015 si è passati a 7.892. Se i numeri non sono un’opinione, l’aumento è del 966 per cento. Le scelte di questo governo da barzelletta sono istigazioni alla guerra civile. Ora bisogna combattere concretamente per garantire la libertà di pensiero e di scelta terapeutica. I regimi si abbattono sempre. La storia è fatta dalle minoranze attive non dai rassegnati al peggio.

riferimenti:


https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=%27ASIA %27%20-%20autoimmune%2Finflammatory%20syndrome


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