27/05/16

aria inquinata e morti prematuri in Europa

Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello

di Gianni Lannes

La nocività ambientale sempre più diffusa, è una strategia di dominio dell’umanità. Malattie e morte: ormai la salute di questi tempi è un lusso. L'inquinamento uccide in media 10 volte di più degli incidenti stradali. Lo smog causa in Europa oltre 400 mila morti prematuri l'anno e provoca una spesa per la salute di circa 940 miliardi di euro ogni anno. Qual è realmente la qualità dell’aria nel vecchio continente? La risposta, sia pure tardiva, non attualmente aggiornata, approssimata per difetto, è giunta direttamente dalla European Environment Agency (Eea, Agenzia europea dell’ambiente) con un rapporto pubblicato alla vigilia della XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici (Cop21) che si è svolta dal 30 novembre all’11 dicembre 2015 a Parigi. Il documento presenta gli ultimi dati disponibili sull’inquinamento dell’aria in Europa (aggiornati però al 2013), con un focus sui progressi fatti verso l’adeguamento alle direttive europee sulla qualità dell’aria, la stima dell’esposizione della popolazione europea agli inquinanti ambientali e una panoramica sugli effetti dell’inquinamento su salute ed ecosistemi.

 Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello


Sapete quanti sono i morti per inquinamento in Italia da polveri sottili? 64.000 all’anno, che vale il secondo posto dietro la Germania. I rapporti ufficiali, comunque, stranamente non prendono mai in considerazione l’inquinamento provocato dalle attività belliche, in particolare l’aerosolchemioterapia attuata sistematicamente su scala continentale dalla NATO, a partire dal 2002. Qual è il contributo contaminante delle irrorazioni che giorno e notte imperversano in Europa, addiriritura a bassa quota sui centri abitati, ormai zerbino United States of America, o meglio delle corporation?
In realtà il fenomeno è diffuso tutta l’Europa. Sono milioni i cittadini con problemi respiratori o cardiaci causati dall’inquinamento atmosferico. E si contano più di 432 mila morti annue premature riconducibili a malattie del cuore, dei polmoni o ictus che sono legate allo stato dell’aria malsana che respiriamo.


 Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello

 Nel 2013 i limiti giornalieri fissati dai regolamenti europei per il PM10 sono stati superati in 22 dei 28 Paesi dell’Ue (il 17% della popolazione urbana dei 28 Paesi Ue è stata esposta a livelli superiori alla norma) e quelli per il PM2,5 da 7 Stati (con il 9% della popolazione urbana europea esposta quotidianamente). Per quanto riguarda ozono e ossido di azoto i limiti sono stati superati, rispettivamente, in 18 e 19 Paesi (per l’ossido di azoto le concentrazioni maggiori, 93%, sono state registrate in prossimità delle strade).
Le stime sulla mortalità prematura, calcolate nel 2012 in 40 Paesi dell’area europea riferiscono:

432 mila morti premature all’anno dovute all’esposizione prolungata a PM2,5 (di cui circa 400 mila nei 28 Paesi dell’Ue), 75 mila decessi correlabili all’esposizione prolungata diossido di azoto (di cui 72 mila nell’Unione europea a 28 Stati, Ue28), 17 mila morti correlabili all’esposizione a breve termine all’ozono (di cui 16 mila nell’Ue28).

 Liguria (21 maggio 2016): scie belliche! - foto Maurizio Balestrello
La situazione italiana: un record negativo. Con quasi 60 mila decessi prematuri correlati all’esposizione al PM2,5, oltre 3 mila per l’esposizione all’ozono e circa 22 mila per il diossido di azoto, l’Italia è il Paese con il maggior numero di morti per inquinamento ambientale. Un analogo record negativo è stato registrato anche per gli anni di vita persi (Years of life lost - YLL): nell’Ue28, nel 2013, si sono persi 898 anni di vita ogni 100 mila abitanti per PM10, 39 per ozono e 160 per diossido di azoto; in Italia i dati sono, rispettivamente, di 1095, 68 e 399 anni di vita persi ogni 100 mila persone.

 Per quanto allarmante, la situazione italiana non è nuova: a giugno 2015 sono stati presentati i risultati del Progetto Viias (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), finanziato nel quadro delle iniziative del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute, che ha fornito una stima del numero di decessi attribuibili all’inquinamento atmosferico in Italia e, per il PM2,5, ha quantificato i mesi di vita persi nell’anno di riferimento 2005 e quelli guadagnati nei diversi scenari futuri.

Per il 2005 (anno di riferimento) il progetto ha stimato:  34.552 decessi attribuibili all’esposizione della popolazione al PM2,5 (il 7% della mortalità per cause naturali osservata in Italia). Di questi il 65% (pari a 22.485 decessi) sono stati stimati tra i residenti del Nord e il tasso di mortalità più elevato è stato registrato in Lombardia (164 ogni 100.000 residenti); ed inoltre, 23.387 decessi complessivi in tutta Italia per l’esposizione a biossido di azoto (con un forte gradiente Sud-Nord e una maggiore mortalità nelle aree urbane rispetto a quelle non urbane). Il tasso di mortalità più alto è stato registrato in Lombardia (127 decessi ogni 100.000 residenti); e ancora, 1707 decessi sono risultati attribuibili all’esposizione all’ozono nel periodo caldo (aprile-settembre); di questi, il 52% sono stati osservati tra i residenti al Nord. Il tasso di mortalità è abbastanza uniforme: il più alto, 6 decessi ogni 100.000 residenti, è stato registrato in Liguria.

Infine, nel luglio 2015 la Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora all’Italia, a cui ha fatto seguito, a novembre, una procedura d'infrazione per il superamento dei limiti delle polveri sottili (PM10) in 19 “zone e agglomerati” di dieci Regioni (Veneto, Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Sicilia, Molise, Campania e Umbria). Sia il progetto Viias, sia il rapporto Eea, sorvolando sulle militari (quelle più pericolose) sottolineano tre principali fonti di inquinamento: i veicoli a motore, la combustione delle biomasse (legna e pellet), l’inquinamento industriale, ignorando l'inquinamnto prodotto dalle attività militari della NATO.

Riferimenti utili:






fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it

Italia: il paradiso dei pedofili

Dopo più di 3 mesi il governo Renzi non risponde a questo atto parlamentare!

di Gianni Lannes

L'ultimo tabù: è l'epidemia sociale del terzo millennio, il cancro dilagante grazie all'omertà istituzionale e alla latitanza di anticorpietici. L’associazione Meter, impiegata da anni contro la pedofilia e pedopornografia, di recente ha denunciato alla Polizia postale italiana 40 video che riportano decine di bambine, di età compresa tra i 5 e i 12 anni, legate e stuprate, dentro stanze di hotel nella provincia di Siracusa, da soggetti adulti che riprendono con telecamere le scene; sono state 130 le denunce soltanto nei primi 14 giorni del 2016, con centinaia di riferimenti e migliaia di foto e video dove sono immortalati i soprusi e le violenze che ricevono le vittime. I video e le foto venivano inviate ad un server, locato in Nuova Zelanda, per essere trasmessi nei canali web di tutto il mondo; l'archivio pedo-pornografico contiene più di 6 mila file tra video e foto, con 1.430 bambini e neonati coinvolti in torture sessuali. A Roma, Napoli, Bologna e Milano, nonché in altre città del belpaese accade anche di peggio in mezzo alla strada, come nel caso delle stazioni ferroviarie (Termini docet). In media su centomila casi all'anno, i mass media ne riportano appena qualcuno, su cui si accaniscono morbosamente invece di scandagliare l'indicibile realtà. Potere economico, potere politico, potere militare, potere religioso, potere medico e potere giudiziario sono direttamente implicati nel lucroso fenomeno.

I bimbi sono ormai merce di consumo nell'economia capitalistica globalizzata, particolarmente in Italia che ha soppiantato il Belgio. Nello Stivale, isole comprese, gli italiani "brava gente" chiudono gli occhi e fanno finta di niente, mentre migliaia di minori vengono abusati quotidianamente sotto l'occhio delle istituzioni. Sia chiaro: la pedofilia è il male assoluto sedimentato anche in Vaticano, da schiacciare ad ogni costo.

E Matteo Renzi che fa? A quanto pare se ne infischia della violenza sessuale inflitta a bambini e adolescenti. Eppure la legge 3 agosto 1998 («Relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia e del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù»), numero 269, all’articolo 17, comma 1, stabilisce che: «Il  Presidente  del  Consiglio  dei  ministri  presenta  ogni  anno al Parlamento una relazione sull’attività svolta ai sensi del comma 3.  
L’ineletto Renzi già convegnista a Firenze con il pedofilo pluricondannato Rodolfo Fiesoli, padrone del famigerato Forteto, non ha presentato le relazioni per gli anni 2015 e 2016 e non ha risposto a ben 40 atti parlamentari in materia, compresa l'interrogazione numero 4/05225 del 4 febbraio 2016. Vi sembra poco, o non abbastanza il favoreggiamento di un gravissimo reato penale in danno di minori, per licenziarlo in tronco chiedendogli il conto?

riferimenti:





fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it

24/05/16

stupefacente!

Un  viaggio attraverso i secoli nel mondo della Cannabis


Da sempre le piante rivestono un ruolo vitale non solo per il corpo dell’uomo e il suo sostentamento, ma anche per l’incontro dello spirito dell’uomo con l’esistenza. Alcune varietà di vegetali sono ritenute vere e proprie “grondaie” del divino e sono tramite di rivelazioni, visioni, guarigioni. Di varietà vegetali con queste qualità se ne incontrano molte:  dal basilico sacro dell’India (tulasi, porta del cielo) ad alcune varietà allucinogene di Ipomee, dalla Salvia degli Dei (Salvia divinorum), alle cerimonie dell’ayahuasca, dai cactus messicani allo stramonio (Datura); l’elenco potrebbe continuare per molto ma una pianta forse più di altre ha conquistato corpo e cuore, mente e spirito dell’uomo: è la Cannabis.
Capostipite della famiglia delle cannabacee essa gioca su un fronte da “Zorba e Buddha” poiché da sempre considerata pianta fondamentale per le materie prime utili all’industria e alle attività umane (Zorba) e sacra da oriente a occidente per le sue virtù terapeutiche e stupefacenti integrate in moltissime religioni e culture di tutto il mondo (Buddha). Di questa ambivalenza colpisce la trasversalità dell’utilizzo: ricchi e poveri, santi e profani, artigiani e filosofi, artisti e poeti, malati e medici, condannati e innocenti, religiosi e laici, civili e militari; tutti hanno attinto almeno in parte alle qualità di questa pianta fonte di creatività e ricerca intrecciando ad essa  il proprio percorso, il proprio destino la propria libertà.
Il mercato della canapa ridivenne tanto importante nell’Epoca moderna (dal XIV al XIX secolo) che esso fu il perno degli intrighi di ogni corte mondiale.
Praticamente tutti gli antropologi e le università del mondo riconoscono l’uso della marijuana nella gran parte delle nostre religioni e dei culti, come una delle sette droghe più largamente usate per modificare l’umore o la mente quando assunta come sacramento psicotropo, o psichedelico.
Quasi senza eccezione, queste esperienze sacre hanno ispirato le nostre superstizioni e la creazione di amuleti, talismani, religioni, preghiere, e codici linguistici. La suddivisione delle informazioni su questa erba sacra e i suoi usi come canapa industriale fu mantenuta scrupolosamente dal clero per migliaia di anni, fino agli ultimi secoli scorsi.
Quelli al di fuori della casta sacerdotale che possedevano la conoscenza della droga erano considerati streghe, stregoni, veggenti, fuorilegge e gentaglia di questa schiatta, ed erano spesso condannati a morte. L’alba o il fondamento delle credenze religiose in tutte le razze e i popoli – Giapponesi, Cinesi, Indiani, Egiziani, Persiani, Babilonesi, Greci, Dori, Germani e altre tribù europee, così come le tribù Africane, Nord, Sud e C. Ci furono esperienze di “ritorno dalla morte”, deprivazione – carestia, digiuni, controllo respiratorio, sete, febbre e fantasie incontrollate; la comprensione di queste esperienze indotte dalla droga e delle sue qualità medicamentose  divenne infine la conoscenza spirituale più straordinaria, desiderabile e necessaria per ogni tribù.
Guarigione! Con quale estratto? In quale dose? Mantenere la conoscenza mistica tribale per le future generazioni era un compito impagabile. Sapere quale pianta induceva quali esperienze, in quali dosi, o in che misture, chi possedeva una tale saggezza possedeva il potere!
Così queste “scorte sacre” di conoscenza furono conservate gelosamente dai dottori/preti, e codificate cripticamente nelle tradizioni orali e scritte e nei miti. Le piante con poteri psicoattivi furono instillate di attributi umani o animali, come ad es. l’anello della Amanita Muscaria era rappresentato dalle fate.
Per mantenere il loro potere politico, i preti, gli stregoni e gli uomini-medicina negavano deliberatamente queste tradizioni ai “comuni” membri della tribù. Questo preveniva anche il pericoloso “peccato” di ingestioni accidentali, miscugli o esperimenti dei bambini; né i membri tribali catturati avrebbero mai potuta rivelare la conoscenza segreta ai loro nemici.
Queste religioni e rituali “dei tempi andati” con esperienze psichedeliche ed extra-corporee, risalenti alla preistoria, furono chiamate “Religioni Misteriche Orientali” dai tempi di Cesare in avanti. In tempi biblici, le leggende e il consumo della cannabis erano aspetti fondamentali di molte delle grandi religioni mondiali.
SHINTOISMO (Giappone) – La cannabis era usata per legare assieme una coppia di sposi, per scacciare gli spiriti maligni e si riteneva che portasse risate e felicità al matrimonio.
INDUISMO (India) – Il Dio Shiva “ha portato la cannabis dall’ Himalaya per il godimento umano e la sua illuminazione.”
Nel Bhagavad-Gita, Krishna afferma, “Io sono l’erba che guarisce.”
BUDDHISMO (Tibet, India e Cina) – dal V sec. a.C. la cannabis è utilizzata ritualmente; i riti iniziatici e le esperienze mistiche erano (sono) comuni in molte sette Cinesi Buddiste. Alcuni buddhisti e lama (preti) tibetani considerano la cannabis la loro pianta più sacra. Molte tradizioni, scritti e credenze buddiste indicano che “Siddhartha” (il Buddha) stesso, non usò e non mangiò altro che la canapa e i suoi semi per sei anni prima di annunciare (scoprire) le sue verità e divenire il Buddha (Le Quattro Nobili Verità, il Sentiero Ripiegato in Otto Parti).
Riguardo gli ZOROASTRIANI o Magi (Persia, dall’VIII al VII Sec. a.C. al III/IV Sec. A.D.) molti studiosi Cristiani e commentatori ritengono che i tre “Magi” o Saggi che assistettero alla nascita di Cristo siano un riferimento ai culti Zoroastriani. La religione Zoroastriana era basata (almeno superficialmente) sull’intera pianta della cannabis, il principale sacramento religioso della classe sacerdotale, e la più importante medicina (in ostetricia, nel rito dell’incenso, nell’unzione e nel battesimo) così come la fonte dell’olio per l’illuminazione “profana”.
Gli ESSENI (antica setta Israelita di estrema Ebraicità, tra il 200 a.C. e il 73 A.D.) usavano la canapa in medicina, come pure i TERAPEUTI (Egitto), da cui abbiamo preso il termine “terapeutico.” Entrambi sono ritenuti da alcuni studiosi discepoli o affratellati ai preti/ maghi Zoroastriani.
I PALEO-GIUDEI durante i loro servizi notturni del Venerdì Santo nel Tempio di Salomone, in 60-80.000 camminavano attorno inalando i fumi di 20.000 incensieri pieni di kanabosom (cannabis), prima di tornare a casa per il più sontuoso pasto della settimana (fame chimica?).
I SUFI dell’ ISLAM (Medio Oriente) – I “mistici” Musulmani sono stati istruiti all’uso della cannabis per la rivelazione divina, la conoscenza intuitiva e la comunione con Allah per almeno 1.000 anni. Molti studiosi, Musulmani e non, ritengono che il misticismo dei Sufi fosse in effetti quello degli Zoroastriani, sopravvissuto alla conquista dei Musulmani nel VII e VIII secolo d.C. e alla conseguente conversione (cambia la tua religione e lascia perdere i liquori o sarai decapitato).
Alcune sette dei CRISTIANI COPTI (Egitto/Etiopia) credono che la “verde erba dei campi” della Bibbia (“Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle genti” Ezechiele, 34:29),  gli incensi segreti, gli incensi dolci e gli oli per le unzioni della Bibbia fossero di cannabis.
Per i Pigmei, gli Zulu e gli Ottentotti è un medicamento indispensabile per i crampi, l’epilessia e la gotta, e come sacramento religioso.
I BANTU (Africa) avevano culti Dagga segreti e limitavano l’uso della cannabis agli uomini di potere. Secondo questi culti “Dagga” la Sacra Cannabis fu condotta sulla Terra dagli Dei, in particolare dal sistema della “Stella Due Cani” che chiamiamo Sirio A e Sirio B. “Dagga” significa letteralmente “cannabis.” E’ interessante il fatto che la parola Indo-Europea sopravvissuta si può altrimenti leggere “canna,” (qui inteso come pianta dallo stelo vuoto, reed, N.d.t.) e “bi,” come “due,” oppure come “canna,” come in cane/canino e “bis,” nel senso di due (bi) “Due Cani”.
Questo ci porta a riconsiderare in una nuova luce il famoso “culto cargo” dei DAGON (tribù del Mali), a cui si riferisce il mito ormai universalmente noto in ambito paleoastronautico dell’ uomo-pesce maestro della umanità, il quale a sua volta riconduce al nome del biblico dio-pesce dei Filistei DOGON; entrambi alquanto simili alla parola africana per definire la canapa DAGGA.
I RASTAFARIANI (in Jamaica e ovunque) sono una religione contemporanea universalmente associata all’uso abituale di cannabis come atto di comunione con Jah e con i Fratelli. La cannabis è ritenuta un vero e proprio dono ricevuto dalla benevolenza divina il cui utilizzo consapevole predispone il devoto all’esperienza del sacro.
E’ nel XIX secolo che l’uso terapeutico della cannabis incontra la scienza e si diffonde come vero e proprio farmaco; nonostante il THC verrà isolato solo nel 1964 da due ricercatori israeliani Yoram Gaoni e Raphael Machoulam, già nell’800 la regina Vittoria lo utilizzava per alleviare i dolori mestruali e nel 1860  in Ohio si tiene la prima conferenza sulla cannabis terapeutica. Per tutto l’inizio del XX sec. La cannabis conosce come farmaco un apogeo di articoli e interesse, ma l’artigianalità delle preparazioni e le concorrenze di altri farmaci più sintetizzabili ne affossarono gli ulteriori approfondimenti e studi.
Lo sviluppo industriale paventato nel 1919 e nel 1938 subì lo stesso destino. La canapa venne definitivamente bollata come droga nel 1937 in America con il nome di marihuana è bandita da ogni degna considerazione. È così una pianta maestra e globalmente diffusa usata sia nell’industria che come cura conobbe una rapida scomparsa e cancellazione, i semi vennero ritirati dai consorzi, le tradizioni dimenticate, gli utilizzatori incarcerati e le ricerche interrotte o falsificate. Questa pianta era dunque troppo Ecologica e troppo Economica per le mire di sviluppo del dopoguerra, come disse Rockfeller “Perché violentare la natura coltivando la canapa, c’è il petrolio”…
Attualità
Si riconosce così quanto, rispetto ad altri vegetali, la canapa sia onnipresente nelle varie culture, tradizioni e medicamenti del mondo.
Ad oggi, nonostante qualche passo avanti dalla situazione del dopoguerra è ancora molto difficile utilizzare la cannabis per soli scopi terapeutici seppure i suoi benefici siano ampiamente comprovati da testimonianze e studi scientifici. In Italia un decreto del ministro Balduzzi, pubblicato nella Gazzetta ufficiale l’8 febbraio scorso conferma l’inserimento della cannabis nella tabella II B del testo unico che disciplina l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope; i derivati della cannabis vengono così, almeno in teoria, resi prescrivibili da qualsiasi medico su normale ricettario, ma ai limiti culturali dei medici si aggiungono costi proibitivi di approvvigionamento  per la maggior parte dei malati.
La canapa e la storia
Il canape domestico, è tanto noto ai tempi nostri in Italia, che superfluo, è veramente narrarne un’altra historia. Et quantunque sia egli volgarissima pianta, è utile però molto in molte cose,et  non solamente nel farne le funi grossissime per uso degli edifizi, et delle navi, et per sostenere il grandissimo peso di molti legnami, et pietre poderosissime, ma per fare delle tele per le vele delle navi, et camice, et altre cose per i contadini, et altre pouere genti, et per fare ancho tende, et paviglioni per i soldati, che il verno, et la state esercitano in campagna la militia. Ma bene è ella in disgratia de’ i ladri, et d’altri masnadieri; imperoche non solamente il canape, è cagione che legati costoro alla sua pianta, confessino a lor mal grado tutte le scelleraggini, et i misfatti loro, ma che anchora pendino poi sopra tre legni strangolati dalla schirantia canapina”.
(Brano tratto da Mattioli, libro terzo di Dioscoride, 1527)
Risulta ancora lacunoso il recupero di una storia tanto importante, come lacunosa è la reale sostenibilità del nostro modello sociale e di consumo. Per ritrovare quel filo verde che tanto ha dato e tanto può ancora dare all’umanità bisogna che la canapa insieme ad altre piante maestre torni ad essere coltivata quale fondamento stesso della vita.

di Jivan Gullino

http://www.renudo.it/storia-cannabis/#more-1916

http://altrarealta.blogspot.it/

Roundup diserbante

Il diserbante Roundup della Monsanto e' una macchina di morte!















L’industria e le autorità di regolamentazione dell’UE sapevano già rispettivamente dal 1980 e dal 1990 che il Roundup, il diserbante più venduto al mondo, causa difetti di nascita – ma non ha ritenuto di dover informare il pubblico. Questa è la conclusione del nuovo rapporto, pubblicato il 7 giugno, “Roundup e difetti neonatali: il pubblico deve essere tenuto all’oscuro?” di un gruppo di scienziati e ricercatori internazionali. Il rapporto rivela che proprio gli studi di settore (tra cui quello commissionato dalla Monsanto stessa) ha mostrato nel lontano 1980 che il glifosato, principio attivo del Roundup, provoca difetti neonatali negli animali di laboratorio…
(Articolo del 14 giugno 2011, ma di assoluta importanza ed attualità)


L’industria e le autorità di regolamentazione dell’UE sapevano già rispettivamente dal 1980 e dal 1990 che il Roundup, il diserbante più venduto al mondo, causa difetti di nascita – ma non ha ritenuto di dover informare il pubblico. Questa è la conclusione del nuovo rapporto, pubblicato il 7 giugno, “Roundup e difetti neonatali: il pubblico deve essere tenuto all’oscuro?” di un gruppo di scienziati e ricercatori internazionali.[1]

Il rapporto rivela che proprio gli studi di settore (tra cui quello commissionato dalla Monsanto stessa) ha mostrato nel lontano 1980 che il glifosato, principio attivo del Roundup, provoca difetti neonatali negli animali di laboratorio.

Il governo tedesco conosce questi risultati almeno dal 1990, quando, come stato membro “relatore” per il glifosato, ha riesaminato gli studi di settore per l’approvazione dell’Unione Europea del diserbante. La Commissione europea ne è consapevole almeno dal 2002, quando approvò l’uso del glifosato. Ma questa informazione non è stata resa pubblica. Al contrario, i regolatori hanno sempre tratto in inganno il pubblico sulla sicurezza del glifosato. Più recentemente, l’anno scorso, l’Ufficio federale tedesco per la protezione dei consumatori e la sicurezza alimentare, il BVL, ha affermato in Commissione che non vi era “alcuna evidenza di teratogenicità” (capacità di causare difetti alla nascita) per il glifosato.

Lo studio ha dimostrato che il glifosato Roundup causa difetti di nascita in rane e polli[3]. Lo studio è stato indotto dall’alta percentuale di malformazioni congenite e tumori nelle zone del Sud America dove cresce la Roundup ready soy, soia modificata geneticamente per resistere a generose dosi di Roundup, il diserbante glifosato*.

Nella sua confutazione dello studio argentino, il BVL ha citato come prova della sicurezza del glifosato gli studi di settore presentati alla Commissione nel 2002 per l’approvazione del glifosato (il riconoscimento che è attualmente in vigore).
Ma gli autori della nuova relazione hanno ottenuto l’approvazione dei documenti e hanno scoperto che, contrariamente a quanto affermato dal BVL, nei propri studi di settore, condotti tra il 1980 ed il 1990, hanno dimostrato che il glifosato del Roundup causa difetti di nascita negli animali da esperimento. In alcuni casi, questi effetti si sono verificati a basse dosi.

Le autorità tedesche e gli esperti della Commissione Ue ECCO gruppo di revisione[4], ha insabbiato le conclusioni e la Commissione ha approvato il diserbante.

Claire Robinson, co-autore della nuova relazione e portavoce della ONG per la sostenibilità Earth Open Source, che l’ha pubblicata, ha dichiarato: “Questo sembra un trentennale insabbiamento da parte dell’industria e le autorità di regolamentazione hanno certamente messo il pubblico a rischio. Roundup è usato non solo da parte degli agricoltori, ma nei giardini delle abitazioni, nei cortili delle scuole e in altre aree pubbliche, in parte a causa delle false certificazioni che lo indicano come un prodotto sicuro”.

Commissione – ritardi nella revisione del glifosato.
A giugno, entrerà in vigore in Europa una nuova e più rigorosa regolamentazione dei pesticidi. Secondo un esame obiettivo, come prevede questo nuovo regolamento, il glifosato sarebbe quasi certamente messo al bando. Questo perché secondo il regolamento, devono essere presi in considerazione studi indipendenti. Molti di questi studi, riassunti nella nuova relazione, dimostrano che il glifosato del Roundup causa difetti neonatali, cancro, danni genetici, alterazioni del sistema endocrino e altri effetti gravi, spesso a dosi molto basse.

Il Glifosato sarebbe dovuto essere riesaminato nel 2012. Ma alla fine dell’anno scorso, la Commissione ha adottato in sordina una direttiva per ritardare il riesame del glifosato e di altri 38 pesticidi fino al 2015 [5].

Inoltre, nel 2015, il glifosato sarà esaminato in modo permissivo, con norme obsolete. Questo perché la Commissione non sarà riuscita ad approntare in tempo il nuovo regolamento dei test da far fare alle industrie. Così, probabilmente, il glifosato arriverà alla revisione del 2015 e non sarà esaminato in modo aggiornato, e dati più rigorosi saranno richiesti solo dopo altri 15 anni, nel 2030 [6].

Claire Robinson ha affermato: “Il glifosato potrebbe ottenere un vuoto normativo fino al 2030, in un momento in cui le aziende biotech staranno facendo pressione sull’Unione Europea per ottenere il permesso di coltivare in Europa sementi geneticamente modificate tolleranti al glifosato. Ciò porterebbe ad un enorme aumento dell’uso del glifosato in Europa, com’è successo in Nord e Sud America. La beneficiaria del ritardo della Commissione sarà l’industria; a soccombere sarà la salute pubblica”.
“La Commissione deve cancellare il ritardo e procedere all’immediato riesame del glifosato Roundup, prendendo in considerazione la letteratura scientifica indipendente. Nel frattempo, si deve applicare il principio di precauzione e vietare il diserbante in Europa fino a quando la revisione non sarà completata.”

Per approfondire l’argomento sui danni causati dal Glifosato Roundup e dai semi e cibi OGM, scaricate gli eBooks gratuiti dai rispettivi links riportati qui sotto. In questi eBooks troverete importanti ed aggiornati studi e testimonianze che riguardano tutti i pericoli ed i danni causati alla salute ed all’ambiente da Glifosato Roundup ed OGM. Inoltre al loro interno viene anche spiegato quali sono le vere e concrete soluzioni per eliminare questi problemi in modo definitivo e completo, e come fare a riacquisire e proteggere la salute nostra e dei nostri cari.
IL ROUNDUP – Pericoli e danni causati dal Glifosato (eBook gratuito)


DOSSIER OGM: pericoli e danni causati da semi di cibi transgenici (eBook gratuito)
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Riferimenti:

1. Antoniou, M., Habib, M., Howard, C.V., Jennings, R.C., Leifert, C., Nodari, R. O., Robinson, C., Fagan, J. 2011. Roundup and birth defects: Is the public being kept in the dark? Earth Open Source. June.
http://www.scribd.com/doc/57277946/RoundupandBirthDefectsv5

2. BVL, Germany. 2010. Glyphosate – Comments from Germany on the paper by Paganelli, A. et al. (2010): “Glyphosate-based Herbicides Produce Teratogenic Effects on Vertebrates by Impairing Retinoic Acid Signaling”. October 19.
http://www.powerbase.info/index.php/File:BVL2010.comments.Paganelli.pdf

3. Paganelli, A., Gnazzo, V. et al. 2010. Glyphosate-based herbicides produce teratogenic effects on vertebrates by impairing retinoic acid signaling. Chem Res Toxicol 23(10): 1586–1595.

4. Questa recensione è stata fatta dal team di esperti scientifici dell’EFSA PPR.

5. Commissione europea. 2010. Direttiva della Commissione 2010/77/EU del 10 novembre 2010, che modifica la direttiva 91/414/CEE per quanto riguarda le date di scadenza per l’iscrizione nell’allegato I delle determinate sostanze attive. GU L 230 del 19.8.1991.

6. Le ragioni precise di questo ritardo sono spiegate nel nuovo rapporto.
*L’effetto immediato del glifosato sulle fasi iniziali della morfogenesi in embrioni di animali vertebrati desta preoccupazione per i risultati clinici della progenie delle popolazioni esposte a GBH nei campi agricoli

Fonte articolo: http://multisensitivities.blogspot.it/2011/06/il-diserbante-roundup-della-monsanto.html
Fonti: gmwatch
pubs.acs
www.laviadiuscita.net

http://realtofantasia.blogspot.it/2014/02/il-diserbante-roundup-della-monsanto.html?m=1

http://terrarealtime2.blogspot.it/2016/04/il-diserbante-roundup-della-monsanto-e.html

fonte: https://alfredodecclesia.blogspot.it

16/05/16

Italia: un paese senza futuro



di Gianni Lannes


Per dirla con Bertrand Russell: «Ogni governo che controlli l’educazione per una generazione sarà in grado di controllare i suoi sudditi senza il bisogna di armi o di poliziotti».

Una nazione che non investe nei bambini e non li salvaguarda realmente, è destinata a perire. Tanto per citare esempi documentati: il governo dell’ineletto Renzi destina alla NATO circa 6 miliardi di euro ogni anno - dei  30 miliardi annuali destinati alle spese militari - per la guerra ambientale in atto (leggasi irrorazione dei centri abitati e del territorio nazionale, mediante le scie chimiche), ma non bonifica ben 2.500 scuole pubbliche, imbottite di amianto, un noto cancerogeno, messo al bando in Italia, ma solo sulla carta con le legge 257 del 1992. Un’accurata analisi dell’associazione Save the children, adesso punta l’attenzione sull’emergenza educativa. 

La ricerca di Save the Children conferma la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa: è proprio nelle regioni ai primi posti della classifica sulla povertà educativa che si registrano i tassi di povertà più elevati d’Italia. In Italia sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano in particolare in regioni come la Calabria (quasi uno su quattro) o la Sicilia (poco meno di uno su cinque). Sono invece poco meno di due milioni quelli che vivono in povertà relativa (il 19%), ma ancora una volta è il Sud a vivere la situazione peggiore, dove più di un terzo dei minori si trova questa condizione.

In Italia il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro, se non quelli scolastici, nell’anno precedente, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. È il preoccupante quadro che emerge dal Rapporto di Save the Children «Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?». E se nel Sud e nelle Isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all’84% della Campania, nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati, dove solo le province di Trento e Bolzano scendono al di sotto di questa soglia (rispettivamente 49% e 41%).  

Il 59% degli studenti frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l’approfondimento. Ne risentono per primi i risultati ottenuti dai ragazzi: quasi il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura e il 25% in matematica, con un tasso di dispersione scolastica al 15%, che, sebbene lievemente migliorato negli ultimi anni, è ancora molto lontano dalla soglia massima del 10% fissata dall’Unione Europea per il 2020 e al 5% per il 2030, con profonde differenze tra Nord e Sud e Isole (il Veneto si ferma all’8%, mentre Sardegna e Sicilia si contendono il primo posto con il 24% di ragazzi che lasciano prematuramente la scuola). Sicilia e Campania ai primi posti in Italia per «povertà educativa» di bambini e adolescenti, seguite da Calabria, Puglia e Molise. Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia le regioni più virtuose. In Italia, oltre 1 milione di bambini vive in povertà assoluta.  

Dal rapporto di Save the Children emerge, inoltre, una connessione molto forte anche tra povertà educativa e quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive. «I bambini che vivono in condizioni di forte deprivazione economica sono i più esposti alla povertà educativa, che li colpisce spesso già nei primi anni di vita, determinando un ritardo nell’apprendimento e nella crescita personale ed emotiva, che difficilmente potrà essere colmato crescendo», spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. «Un Paese che non garantisce diritti, doveri e opportunità uguali per tutti, soffocando sul nascere le aspirazioni e i talenti dei nostri figli, non è solo un Paese ingiusto, ma un Paese senza futuro». 


fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it

le accademie d'arte dal Rinascimento all'epoca dei lumi

Come descritto nell’articolo precedente le Accademie videro come  fondatore Giorgio Vasari che in pieno Rinascimento volle dar vita alla prima Accademia del Disegno a Firenze. Essa traeva origine dalla Compagnia di San Luca formata nel 1339 da artisti fiorentini quali Benozzo Gozzoli, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti quando ancora, secondo gli statuti medievali, i pittori venivano immatricolati all’Arte dei Medici e degli Speziali perché assimilati agli speziali per la macinatura e la preparazione dei colori, mentre gli scultori e gli architetti figuravano tra i membri dell’Arte dei Maestri di Pietra e di Legname.
Si deve quindi a Vasari l’idea di formare una nuova Accademia e Compagnia emancipata dallo spirito artigianale e garante del valore intellettuale dell’attività artistica. Lo stesso Vasari però se ne allontanò ben presto. Aprendo un’Accademia si era posto l’obbiettivo di svincolare l’artista dalle corporazioni di origine medioevale conferendogli maggior dignità intellettuale. E in questo senso l’invenzione dell’Accademia fu un successo. Ma i metodi applicati dai maestri, che cavillavano su quelle che lui riteneva sciocchezze, lo lasciarono scontento.

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Bernardino Poccetti, Il duca Cosimo I dei Medici consegna al priore Vincenzo Borghini i Capitoli dell’Accademia, 1609. Firenze, Ospedale degli Innocenti
Un’altra grande Accademia prendeva avvio in quegli anni a Roma. Tra il XVI e XVII secolo il volto della città eterna si stava trasformando attraverso programmi promossi sia dal soglio pontificio che da cittadini privati. Molti erano gli artisti che vi giungevano per lavorare ma anche per studiare le opere dell’antichità classica. Dalla necessità di accogliere e coinvolgere nel dibattito artistico del tempo questa moltitudine di artisti prese forma, su ispirazione di quella fiorentina, l’Università dei Pittori che grazie all’interessamento di papa Gregorio XIII ed anche del Borromini e di Federico Zuccari ebbe un suo proprio statuto a partire dal 1577. Ci vollero però quasi vent’anni (nonché un trasloco in una nuova chiesa, e una nuova bolla, questa emessa da papa Sisto V nel 1588) prima che l’Università dei Pittori fosse sciolta e si formasse l’Accademia di San Luca (dedicata al santo evangelista, protettore dei Pittori), la quale indisse la sua prima assemblea nel 1593. Questo progetto divenne modello d’ispirazione di tutte le accademie artistiche d’Europa.
La prima fu la Francia che nel 1648 fondò l’Académie Royale; la Germania ne fondò 5 tra il 1650 e il 1750; in Inghilterra invece dovettero attendere fino al 1768.
Benché già Vasari aveva usato per la sua Accademia l’espressione “le arti più belle”, e anche Baldinelli e Scamozzi parlarono di arti belle riferendosi a pittura, scultura e architettura, non si trattava ancora delle belle arti come le intendiamo oggi. Solo con l’Accademia di Francia il termine “belle arti” diventò di uso comune e il fondamento non fu più il disegno, ma un ideale di bellezza.
L’approccio intellettuale e scientifico venne a quel punto tradito, e invece di promuovere la conoscenza e lo studio, l’accademia impose canoni e metodi che l’allievo doveva accettare acriticamente; nacque così l’accademismo.

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Nicolas Langlois (1640-1703) Exposition des ouvrages de peinture et de sculpture dans la galerie du Louvre en 1699 Détail d’un almanach pour l’année 1700 – Eau forte et burin,– © Galerie Terrades, Paris
La prima decodificazione di un programma formativo venne messa a punto dal ministro Colbert (che nel 1665 istituì con l’approvazione di Luigi XIV l’Accademia di Francia a Roma). Questa interpretazione didattica si diffuse come modello scolastico per la formazione accademica fino all’Ottocento.
Bisogna però ribadire che durante tutto il XVII secolo le imposizioni della Controriforma riuscirono a controllare le accademie italiane per produrre quell’arte-strumento di divulgazione religiosa che fu uno dei cardini della sua propaganda.
Bisognerà aspettare il Secolo dei Lumi perché in Italia, come in Europa, le Accademie si radicassero e moltiplicassero. Nel turbinio illuminista nacquero molte accademie in quanto si credeva nella diffusione pubblica del sapere e del bello, accademie sostenute dai governi e dai regimi assolutistici in particolare che intuirono le potenzialità insite nello studio del disegno per migliorare la qualità dei prodotti dell’industria ed incrementare così il commercio e l’economia degli stati.
In Italia, non esistendo ancora uno stato unitario, fiorirono grandi varietà di Accademie. Nel resto dell’Europa lo scenario però era del tutto diverso. In Francia per esempio vi era una rigida unità di organizzazione; tutte le scuole, anche quelle nate per iniziativa privata o municipale, erano assorbite dal governo centrale e amministrate come scuole provinciali. L’assolutismo spagnolo creò a Valladolid, Valencia, Barcellona, Cadice e Saragozza accademie che dipendevano completamente da Madrid. In Inghilterra invece le direttive governative non ebbero mai molto peso e di fatto la Royal Academy di Londra rimase un’istituzione privata, mentre nei Paesi Bassi erano quasi tutte municipali. In Germania, più che altrove, quasi ogni centro si dotò di un’Accademia.
Alla fine del XVIII secolo le Accademie cominciarono ad aprire alcuni dei loro corsi agli operai e agli artigiani ossia a quei professionisti delle arti meccaniche dai quali a partire dal primo Rinascimento gli artisti avevano cercato di allontanarsi.
“L’arte del disegno può dare a tutti i commerci e i mestieri un grande aiuto” (Accademia di Norimberga, 1716)
“All’arte si può guardare da un punto di vista commerciale; mentre ritorna a onore di un paese produrre artisti eccellenti, non è meno utile incrementare la domanda dall’estero dei propri prodotti industriali”(Accademia di Dresda, 1763)
“Se ai ragazzi si insegna insieme ad altre cose l’arte del disegno, essi non saranno solo qualificati per diventare migliori pittori, scultori, incisori, o per impadronirsi delle arti direttamente e immediatamente dipendenti dal disegno, ma diventeranno altresì migliori meccanici d’ogni genere” (J. Richardson, c. 1770)
Il tirocinio accademico del disegno, protagonista per secoli della formazione dell’artista, entra strategicamente in una nuova era.

Paola Mangano

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LA SCUOLA DI NUDO ALL’ACCADEMIA in una piccola incisione settecentesca. Autore del disegno fu Alessandro Pompei, architetto che fu presidente dell’Accademia. L’incisore Gaetano Bertini. L’incisione (81 millimetri per 121) apparve una prima volta nel 1766, nel frontespizio dei Capitoli dell’Accademia di pittura e fu riutilizzata nel 1771 per l’orazione in morte di Giambettino Cignaroli e ancora nel 1833 per un’edizione aggiornata dei Capitoli
Bibliografia

– Storia dell’artista – Dal Paleolitico a stamattina, Andros, edizione digitale 2014
– The History of the Accademia di San Luca, c. 1590–1635: Documents from the Archivio di Stato di Roma
– Formare alle professioni: architetti, ingegneri, artisti (secoli XV-XIX), Alessandra Ferraresi, Monica Visioli, FrancoAngeli, 2012

fonte: https://passionarte.wordpress.com