18/12/16

Carlo Bianconi

CARLO BIANCONI. NUOVA GUIDA DI MILANO: PER GLI AMANTI DELLE BELLE ARTI, E DELLE SACRE, E PROFANE ANTICHITÀ MILANESI.

Pubblicata per la prima volta in versione autografa nel 1787, (in forma anonima ne esiste una precedente risalente al 1783), questa guida artistica si può considerare la più completa ed importante della seconda metà del ‘700, archetipo delle guide di città contemporanee, lontano antenato della Guida Rossa del Touring Club. L’autore, l’abate bolognese Carlo Bianconi (1732–1802), ornatista, pittore, incisore, architetto, chiamato dal Governo Asburgico a ricoprire la carica di primo segretario della neonata Accademia di Belle Arti di Brera, titolo che ricoprirà per un ventennio, scrisse quest’opera destinandola ad un pubblico amante delle belle arti sacre e profane ma soprattutto per i suoi giovani studenti suddividendola in sei parti, una per ogni porta, Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina e Nuova. Proprio in quest’ultima sezione, alla pagina 387, si trova la descrizione, breve ma accurata, del Regio Ginnasio, sia sotto il profilo architettonico che organizzativo, qui sotto da me trascritto. Interesse scaturito da una serie di ricerche atte a portare alla luce la didattica neoclassica all’interno dell’Accademia di Brera.
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(…) Il grandioso indicato Edificio sacro alle scienze, ed arti belle, che resta separato dalla Chiesa, mediante la porteria del già Collegio, fu disegnato dal Richino, e condotto dai Gesuiti in varie riprese, coll’aiuto de’ Milanesi, a quasi due terzi. Venne poi terminato interamente dal R. Governo otto anni dopo la loro soppressione, secondo l’antico disegno, fuori della gran porta, e delle due perpendicolari fascie bugnate vicine alla medesima, volute dall Regio Architetto Piermarini a risalto maggiore. Soda, e magnifica è la di lui esterna Architettura, ma non immune da licenze. L’interno cortile ha portici dissotto, e dissopra formati da binate colonne con sette archi ne’ lati maggiori, e cinque ne’ i minori. Dorico è l’ordine a pian terreno, e ionico l’altro, poggiando questo sopra perpetuo basamento, che ha balaustri corrispondenti ai vani sottoposti. Anche in questa porzione non mancano libertà, benchè l’occhio a prima vista resti soddisfatto, e nel doppio teatrale scalone, che resta in faccia all’ingresso, rissenti tutto il piacere della sempre grata magnificenza.
Il fu Collegio addattissimo al’uso, a cui era destinato, benchè non abbia la maestà del primo, è però regolare, grande, e decoroso nelle parti inservienti all’uso comune.
Serve l’Edifizio più magnifico suddetto alla Società Patriotica, all’Accademia delle belle arti, alle facoltà maggiori di Logica, e Metafisica, Fisica Sperimentale, Jus Civile, Geometria, e Botanica. e alle Scuole latine di Grammatica, Umanità, e Retorica, delle quali è Reggente il vigile, e premuroso del pubblico bene Abate Frapolli.
Nel già Collegio evvi la pubblica Biblioteca, l’Osservatorio Astronomico, e la Sala delle Statue di gesso per i Disegnatori e Scultori, restando ad esso congiunto il Giardino Botanico ancora.
La Società Patriotica istituita per ordine della defunta Imperatrice Regina, che di convenienti rendite la volle dotata, ha per oggetto l’aumento delle cognizioni teoriche, e pratiche riguardanti l’Agricoltura, le Arti, e tutto ciò che può servire al socievole municipale vantaggio. E’ composta di un buon numero di Cavalieri istrutti, ed amanti del pubblico bene: di Letterati conoseitori di ciò, che è analogo alle viste della Società, e di alcuni Artefici capaci di dare lumi opportuni. Premia chi corrisponde con adeguate dissertazioni allo sviluppo de’ Soggetti proposti, ed ha cominciato per pubblica utilità a consegnare alle stampe i suoi atti mediante l’Abate Amoretti dotto di lei Segretario.
L’Accademia dell’Arti belle fondata undici anni fa dalla suddetta Augusta Donna, e benignamente guardata dal nostro SOVRANO, dà gratis il mezzo alla numerosa gioventù che vi concorre d’apprendere il disegnare, e modellare le umane figure, come pure di studiare l’Architettura, e gli Ornati. Ha per questo fine Sale corredate dei rispettivi necessari comodi, ed esemplari, non mancando di abili, ed attenti Maestri, e Professori, ed è soggetta immediatamente al Reale Governo. Ascrive ad onor suo l’avere per Prefetto il Principe Belgioioso d’Este non meno deciso amante di quelle Arti, che fino discernitore de’ loro pregi. Il di lei Segretario perpetuo è l’Abate Bianconi, che alle teorie, e storiche cognizioni di quest’Arti unisce per suo piacere qualche pratica ancora delle medesime.
Non per dar lode ai Membri, che la compongono, che de’ nostri elogi non abbisognano, ma per rendere giustizia alla verità, dovremmo dire essere tenuti al Professore di Disegno e Pittura, al Traballesi, d’avere, oltre alle opere da noi già indicate con lode, e che indicheremo, incisi magistralmente ventun Quadri de’ più belli, che vedonsi in Bologna, ed in alcune Città della sua Toscana.
Saremmo in debito di mostrarel’obbligazione, che hanno le Arti belle, e le Antichità all’altro di Scultura, al Franchi, il quale (non computate le di lui opere esistenti in Milano, ai rispettivi loro luoghi giustamente da lodarsi, o lodate) ha saviamente ristorate alcune marmoree statue, e bassi rilievi, che in buon numero si vedono a Mantova. Ben volentieri indichiamo questi pezzi insigni ai Forestieri amanti del bello, perché si procurino il piacere di vederli, meritando ugualmente essi, che le calde e poetiche opere di Giulio, a cui competerebbe più il nome di Mantovano che di Romano Pittore.
Sarebbe da desiderarsi, che il Regio Architetto suddetto Piermarini dasse alla luce le sue opere, come ha fatto, e proseguisce ancora il Maestro d’Ornati, Albertoli, le gentili sue invenzioni, fedelmente, e saporitamente incise dal giovine Mercori, in altro luogo enunziate. Si dovrebbe aggiungere, che, mediante al di lui Scuola, si è steso negli Artefici nostri tale gusto, che le opere loro generalmente spirano nuova grazia ed antico buon senso.
Finalmente sarebbe debito nostro l’avvertire che la Città comincia a professarsi tenuta al Maestro degli Elementi di Figura, Aspar, per la lodevole intrapresa d’incidere le di lei migliori Vedute in foglio Atlantico, delle quali quattro, trattate con verità, bravura di segni, ed effetto di chiaro-scuro, sono già escite; giacché per di lui mezzo Milano non avrà da invidiare a Firenze, Venezia, e Roma il piacere d’essere quasi ocularmente conosciuto ancora da lontano.
Ma quali cose non si dovrebbero dire da noi, se vorremmo parlare degnamente degli Uomini in lettere più eccellenti, che oltre il qui leggere, e spiegare le rispettive addossate loro facoltà hanno arricchito il pubblico di Opere scientifiche ancora? Che del Cavalier Landriani, da cui la studiosa gioventù trae tanto lume mediante i fisici esperimenti e le opere che va pubblicando?
Che dell’Abate Parini, che con fino e dignitoso stile, quasi nuovo alla Toscana poesia, ha saputo sì bravamente dipingere i nobili moderni costumi; sicché tutto il mondo impazientemente sospira quella sera che dee compire il giorno più caro alle Grazie, ed alle Muse? Che del Padre Somasco, Soave, che, oltre alle metafisiche sue Opere, ha fatto gustare con fluide, e giuste traduzioni i più patetici gentili Poeti, che vanti la tedesca crescente nazione, che sembrava incapace di salire sì alto in Elicona? E che di vari altri, de’ quali troppo lunga cosa sarebbe il voler menzionare, benché di sfugita i pregi, e le opere loro?
Resta in cima allo scalone di quella magnifica parte l’ingresso principale alla Biblioteca, che, come abbiamo detto, è collocata nel Collegio. Passato un bislungo vestibolo si entra nel nuovo braccio, che si unisce angolarmente alla Gesuitica già esistente, ed ambidue hanno per i libri scaffali uniformi, e decorosi. Formata dalla Gesuitica suddetta pregevole, dalla Pertusati finissima, e dalla Halleriana per moderne medico fisiche Opere utilissima, è ricca di ben settanta milla volumi, scelti in gran parte, non tiene l’ultimo luogo fra le insigne Biblioteche di libri impressi, che vanti l’Italia.
Non è dell’oggetto nostro dare la specificazione dettagliata de’ pregi suoi. Lasciamo adunque d’indicare la collezione di ben 600. Bibbie tutte varie, coronate dalle più preziose. Lasciamo la bella raccolta de’ quattrocentisti, in mezzo a cui si distingue, per ogni tipografica bellezza ilTito Livio del 80 del nostro Zarotti. Lasciamo la bella unione de’ Classici Greci, e Latini, degli Epistolari, de’ Storici, e quali diremo d’ogni classe di letterario sapere, e lasceremo ancora il prezioso Codice, stampato si crede in Harlem, di cui ogni pagina è formata da un solo legno, contenente cinque opere tutte rarissime, che può mostrarsi come l’aurora della tipografica invenzione. E tanto più ciò faremo, quanto che non manca il mezzo di essere, pienamente informati, mediante, oltre il dotto Bibliotecario Abate Marchese Longo, il Carlini primo Custode, istruttissimo nella storia letteraria, e nella Bibliografia, e gli Altri pronti a soddisfare gli Amatori di simili erudizioni.
Si passi all’Osservatorio Astronomico che fabbricato nel 1766, dai Gesuiti sull’ingegnoso disegno del celebratissimo loro Mattematico ed Astronomo Boscovick unitamente ai pratici suggerimenti dell’altro dotto Padre la Grange, ed arricchito d’ottimi, e copiosi istrumenti, è giunto a tal grado di perfezione, onde averne ben pochi uguali.
Sopra muri del Collegio solidamente prima fabbricati si potè alzare un capace quadrato, che per fortuna con mediocre elevatezza venne a godere d’ogni parte l’orizonte. In esso si inserisce un ottagono con pilastro nel mezzo a sostegno del radiato soffitto, e si deputò il luogo all’uso principalmente dei cannocchiali maggiori, e vaganti. Scopresi d’ogni parte il Cielo mediante quattro porte cardinali, mentre una quasi contigua ringhiera, fissata esternamente sul quadrato, dà la comunicazione da porta a porta, e serve agli ulteriori bisogni delle osservazioni ancora.
I quattro lati dell’ottagono, non comuni al quadrato, portano, mediante un arco per ciascuno, quattro Istrumenti stabilmente postivi, ognuno de’ quali ha per uso, e difesa una Casuccia, che termina in cono. In tre di esse, non abbisognandone la quarta, rendesi mobile a piacere la superior porzione, perchè a qualunque direzione del cannocchiale si possa far corrispondere l’opportuna lasciatavi bislunga apertura.
Non indicaremo le igegnose scale, ne come si passi facilmente dall’una all’altra delle astronomiche piccole case, ne il sottoposto luogo, ov’è un gran quadrante al muro, ed un maggiore sarà posto in breve.
Siccome non può unirsi con la proposta brevità la descrizione degli istrumenti finamente costrutti, ed esattissimi, dei quali mostrando per altro copia, la varietà, e l’uso si farebbe conoscere il pregio fondamentale dell’Osservatorio, così diremo solamente, che se i Gesuiti cercarono di compirlo, non meno lo fa presentemente il Reale Governo, che se ne prende ogni cura, e pensiere. Diremo che la maggior celebrità gli deriva dalle continue osservazioni, che si fanno giornalmente dagl’indefessi Abati, ed Astronomi veri Cesaris, Regio, e Oriani la collezione delle quali unitamente alle Efemeridi annualmente si pubblica. Avvi pure l’aggiunto Allodi studioso, e l’artista Giuseppe Maghel sì bravo nell’arte di mecanista, e lavoratore d’istrumenti, che le opere sue non hanno invidia ai più fini travagli inglesi, come vari cannocchiali qui esistenti dimostrano chiaramente.
Discendendo fino a pian terreno per lo scalone del Collegio si possono vedere le Statue di gesso porzione, delle Belle Arti qui esistente. Non molte di numero, perché la sala non lo permette, ma capaci d’istruire la studiosa gioventù, corredate da non indifferenti numero di busti, e da alcune teste ancora.
Varie stampe inventate dai più celebri Autori, ed incise assai bene, con parecchi disegni di Nudi ornano le mura del luogo, e possono illuminare gli studenti. Fra i secondi nomineremo un doppio disegno del Correggio, due del Guercino, e quattro di Mengs, i quali per vari loro pregi caratteristichi possono insegnare a giovani come copiare la natura e l’antico.
Il Giardino Botanico sotto la direzione del dotto Padre Abate Vallombrosano Vitman è ricco di Piante nostrali ed esotiche tenute per classi secondo il sistema del Lineo.
Si può vedere prima di sortire da questo luogo la raccolta di stampe numerosa e scelta, di libri delle Arti Belle, e di non pochi rari disegni autografi posseduta dall’Abate Bianconi suddetto, unitamente ad alcuni belli quadretti. Fra questi si distingue un piccolo Correggio dipinto sopra carta unta con contorni a penna, il quale quantunque leggermente coperto di colore, ad una piccola distanza sembra finito. Rappresenta la Vergine seduta in facile paese, e che graziosamente sveste il Bambino, a cui Giuseppe, in piano più basso di dietro seduto, porge amorosamente alcune frutta. E’ dello stile più grande del sommo Autore, ed ha meritato d’essere copiato dallo stesso Annibale Carracci, che tenuta presso di se per memoria la copia, passata alla di lui morte ai Farnesi, si vede ora a Capo di Monte in Napoli. Molte altre copie ne sono in varie parti, ed è stato due volte inciso; delle quali la migliore è del suddetto nostro Domenico Aspar.

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Litografia di Guardassoni Alessandro (Bologna 1819 – 1888) raffigurante Carlo Bianconi, mm 260×177
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fonte: https://passionarte.wordpress.com

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