16/05/16

le accademie d'arte dal Rinascimento all'epoca dei lumi

Come descritto nell’articolo precedente le Accademie videro come  fondatore Giorgio Vasari che in pieno Rinascimento volle dar vita alla prima Accademia del Disegno a Firenze. Essa traeva origine dalla Compagnia di San Luca formata nel 1339 da artisti fiorentini quali Benozzo Gozzoli, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti quando ancora, secondo gli statuti medievali, i pittori venivano immatricolati all’Arte dei Medici e degli Speziali perché assimilati agli speziali per la macinatura e la preparazione dei colori, mentre gli scultori e gli architetti figuravano tra i membri dell’Arte dei Maestri di Pietra e di Legname.
Si deve quindi a Vasari l’idea di formare una nuova Accademia e Compagnia emancipata dallo spirito artigianale e garante del valore intellettuale dell’attività artistica. Lo stesso Vasari però se ne allontanò ben presto. Aprendo un’Accademia si era posto l’obbiettivo di svincolare l’artista dalle corporazioni di origine medioevale conferendogli maggior dignità intellettuale. E in questo senso l’invenzione dell’Accademia fu un successo. Ma i metodi applicati dai maestri, che cavillavano su quelle che lui riteneva sciocchezze, lo lasciarono scontento.

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Bernardino Poccetti, Il duca Cosimo I dei Medici consegna al priore Vincenzo Borghini i Capitoli dell’Accademia, 1609. Firenze, Ospedale degli Innocenti
Un’altra grande Accademia prendeva avvio in quegli anni a Roma. Tra il XVI e XVII secolo il volto della città eterna si stava trasformando attraverso programmi promossi sia dal soglio pontificio che da cittadini privati. Molti erano gli artisti che vi giungevano per lavorare ma anche per studiare le opere dell’antichità classica. Dalla necessità di accogliere e coinvolgere nel dibattito artistico del tempo questa moltitudine di artisti prese forma, su ispirazione di quella fiorentina, l’Università dei Pittori che grazie all’interessamento di papa Gregorio XIII ed anche del Borromini e di Federico Zuccari ebbe un suo proprio statuto a partire dal 1577. Ci vollero però quasi vent’anni (nonché un trasloco in una nuova chiesa, e una nuova bolla, questa emessa da papa Sisto V nel 1588) prima che l’Università dei Pittori fosse sciolta e si formasse l’Accademia di San Luca (dedicata al santo evangelista, protettore dei Pittori), la quale indisse la sua prima assemblea nel 1593. Questo progetto divenne modello d’ispirazione di tutte le accademie artistiche d’Europa.
La prima fu la Francia che nel 1648 fondò l’Académie Royale; la Germania ne fondò 5 tra il 1650 e il 1750; in Inghilterra invece dovettero attendere fino al 1768.
Benché già Vasari aveva usato per la sua Accademia l’espressione “le arti più belle”, e anche Baldinelli e Scamozzi parlarono di arti belle riferendosi a pittura, scultura e architettura, non si trattava ancora delle belle arti come le intendiamo oggi. Solo con l’Accademia di Francia il termine “belle arti” diventò di uso comune e il fondamento non fu più il disegno, ma un ideale di bellezza.
L’approccio intellettuale e scientifico venne a quel punto tradito, e invece di promuovere la conoscenza e lo studio, l’accademia impose canoni e metodi che l’allievo doveva accettare acriticamente; nacque così l’accademismo.

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Nicolas Langlois (1640-1703) Exposition des ouvrages de peinture et de sculpture dans la galerie du Louvre en 1699 Détail d’un almanach pour l’année 1700 – Eau forte et burin,– © Galerie Terrades, Paris
La prima decodificazione di un programma formativo venne messa a punto dal ministro Colbert (che nel 1665 istituì con l’approvazione di Luigi XIV l’Accademia di Francia a Roma). Questa interpretazione didattica si diffuse come modello scolastico per la formazione accademica fino all’Ottocento.
Bisogna però ribadire che durante tutto il XVII secolo le imposizioni della Controriforma riuscirono a controllare le accademie italiane per produrre quell’arte-strumento di divulgazione religiosa che fu uno dei cardini della sua propaganda.
Bisognerà aspettare il Secolo dei Lumi perché in Italia, come in Europa, le Accademie si radicassero e moltiplicassero. Nel turbinio illuminista nacquero molte accademie in quanto si credeva nella diffusione pubblica del sapere e del bello, accademie sostenute dai governi e dai regimi assolutistici in particolare che intuirono le potenzialità insite nello studio del disegno per migliorare la qualità dei prodotti dell’industria ed incrementare così il commercio e l’economia degli stati.
In Italia, non esistendo ancora uno stato unitario, fiorirono grandi varietà di Accademie. Nel resto dell’Europa lo scenario però era del tutto diverso. In Francia per esempio vi era una rigida unità di organizzazione; tutte le scuole, anche quelle nate per iniziativa privata o municipale, erano assorbite dal governo centrale e amministrate come scuole provinciali. L’assolutismo spagnolo creò a Valladolid, Valencia, Barcellona, Cadice e Saragozza accademie che dipendevano completamente da Madrid. In Inghilterra invece le direttive governative non ebbero mai molto peso e di fatto la Royal Academy di Londra rimase un’istituzione privata, mentre nei Paesi Bassi erano quasi tutte municipali. In Germania, più che altrove, quasi ogni centro si dotò di un’Accademia.
Alla fine del XVIII secolo le Accademie cominciarono ad aprire alcuni dei loro corsi agli operai e agli artigiani ossia a quei professionisti delle arti meccaniche dai quali a partire dal primo Rinascimento gli artisti avevano cercato di allontanarsi.
“L’arte del disegno può dare a tutti i commerci e i mestieri un grande aiuto” (Accademia di Norimberga, 1716)
“All’arte si può guardare da un punto di vista commerciale; mentre ritorna a onore di un paese produrre artisti eccellenti, non è meno utile incrementare la domanda dall’estero dei propri prodotti industriali”(Accademia di Dresda, 1763)
“Se ai ragazzi si insegna insieme ad altre cose l’arte del disegno, essi non saranno solo qualificati per diventare migliori pittori, scultori, incisori, o per impadronirsi delle arti direttamente e immediatamente dipendenti dal disegno, ma diventeranno altresì migliori meccanici d’ogni genere” (J. Richardson, c. 1770)
Il tirocinio accademico del disegno, protagonista per secoli della formazione dell’artista, entra strategicamente in una nuova era.

Paola Mangano

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LA SCUOLA DI NUDO ALL’ACCADEMIA in una piccola incisione settecentesca. Autore del disegno fu Alessandro Pompei, architetto che fu presidente dell’Accademia. L’incisore Gaetano Bertini. L’incisione (81 millimetri per 121) apparve una prima volta nel 1766, nel frontespizio dei Capitoli dell’Accademia di pittura e fu riutilizzata nel 1771 per l’orazione in morte di Giambettino Cignaroli e ancora nel 1833 per un’edizione aggiornata dei Capitoli
Bibliografia

– Storia dell’artista – Dal Paleolitico a stamattina, Andros, edizione digitale 2014
– The History of the Accademia di San Luca, c. 1590–1635: Documents from the Archivio di Stato di Roma
– Formare alle professioni: architetti, ingegneri, artisti (secoli XV-XIX), Alessandra Ferraresi, Monica Visioli, FrancoAngeli, 2012

fonte: https://passionarte.wordpress.com

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