01/08/15

colonialismo 2.0

I deputati greci hanno approvato il nuovo piano di austerità, che condanna il Paese ad una condizione endemica di povertà. Il debito pubblico, oggi al 170%, salirà al 238% nel 2018. Il Pil perderà il 10% in tre anni, dopo il 25% lasciato per strada nei passati cinque. La disoccupazione arriverà al 30%. Nel frattempo l’inflazione volerà al 16% nonostante la permanenza nell’euro! Un dato terrificante, perché renderà più povera la popolazione. 

Scenderà anche il valore degli attivi del Paese (immobili, aziende, attività produttive). Per i capitali esteri una grande occasione di shopping, ma la realtà è questa: con il piano approvato la Grecia viene messa in liquidazione consentendo agli stranieri (a cominciare dalla Germania) di fare ottimi affari. Esattamente la stessa logica che guidava le potenze coloniali; mandavano le truppe per conquistare un Paese e appropriarsi delle sue ricchezze. In Grecia non ci sarà nemmeno bisogno dell’esercito che comunque costa. L’euro e la finanza ottengono il medesimo risultato senza spargimento di sangue.

Non molto diversa la situazione in cui si trova l’Italia: il piano da 50 miliardi annunciato da Renzi ha già incontrato la prima bocciatura in Europa. Non è cosa da poco, perché il programma per funzionare ha bisogno di sfondare i tetti di deficit e debito. Finanziarlo con risparmi e tagli di spesa è impossibile prima ancora che illusorio. Le riforme, infatti, hanno bisogno di tempo per dare effetti. Quanto ai tagli di spesa è bene essere chiari una volta per tutte: i loro effetti sono recessivi perché anche uno spreco produce reddito. Non a caso il New Deal di Roosevelt portava l’esempio della buca da scavare e poi riempire. 
Lavoro inutile, ma gli operai ricevevano un salario che potevano spendere. 

Giocare nello stesso momento a tagli di spesa e tagli di tasse è un tiro alla fune senza vincitori. L’economia resterà stagnante mentre il debito salirà, esattamente come in Grecia. Con la differenza che l’Italia è ricca, ha industrie, enorme risparmio privato, aziende globali: sarà un piacere spolparla!

Sarà un puro esempio di colonialismo 2.0




Uno degli aspetti fondamentali per il potere è quello relativo al controllo. Come è possibile che pochi riescano a governare su molti? Siamo ancora oggi sudditi, nonostante l’era moderna. Anzi, probabilmente lo siamo ancor più che nel passato poiché nell’ultimo secolo il potere è riuscito a sviluppare enormemente tecniche e metodologie relative ad un settore specifico del controllo, quello mentale.

Gli agenti dell’élite mondiale sono stati da sempre impegnati nella guerra contro i popoli della Terra. L’avidità è il motore trainante di questa guerra, un’avidità così penetrante da colpire l’intero pianeta insieme agli esseri che lo popolano. In tempi recenti tutto questo è stato giustificato con un certo tipo di filosofia, quella del controllo delle masse, che è ormai arrivata a perseguire l’obiettivo della manipolazione totale della vita dell’essere umano, plasmandone addirittura la percezione di sé e della realtà che lo circonda.

Pavlov condusse un’ampia gamma di ricerche relative alle tecniche di controllo, utilizzando principalmente cani per i suoi esperimenti. Famoso è l’esperimento nel quale stimolava la salivazione dei soggetti attraverso il cibo mentre contemporaneamente faceva suonare una campanella. Dopo un certo numero di volte la salivazione del cane veniva provocata direttamente con il solo suono della campana. Altri esperimenti condotti da Pavlov prevedevano l’utilizzo di ricompense o punizioni. Attraverso questi approcci, Pavlov sviluppò la sua teoria dei riflessi condizionati, dimostrando che gli animali agiscono in base a modelli di reazioni condizionate e che il condizionamento può essere indotto artificialmente. I risultati degli esperimenti di Pavlov non sfuggirono ai pianificatori sociali dell’epoca e nemmeno a quelli successivi.



fonte: freeondarevolution.blogspot.it

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